Ais Veneto: “Il sommerlier deve fare lavoro di squadra e valorizzare il territorio”
Gianpaolo Breda è stato per otto anni consigliere regionale e delegato della provincia di Venezia e ha già vissuto la realtà direttiva. È determinato per gestire una regione di rilevanza enologica mondiale come il Veneto
Anche se è alla sua prima prova come presidente regionale di Ais Veneto, Gianpaolo Breda vanta già una lunga e maturata esperienza sia come sommelier che come vita associativa. Probabilmente anche per questo ha registrato una buona performance alle recenti elezioni per la scelta su chi dovesse guidare una regione così importante dal punto di vista enologico a livello internazionale. Ed anche a lui, come agli altri presidenti Ais regionali, Italia a Tavola ha voluto rivolgere alcune domande per tastare il polso a una figura professionale, quella del sommelier, che cambia rapidamente e che richiede sempre maggiore preparazione e sempre più competenza.
La conta dice 1.225 voti: dati regionali confermati per la sua elezione? Su quanti iscritti?
Confermo 1225 voti. Gli aventi diritto al voto erano 3184.
Presidente Breda, è il suo primo incarico da presidente regionale Ais?
Sì, il primo mandato come presidente Ais.
Qual è l’attuale situazione in Veneto in merito alla figura professionale del sommelier? Si è finalmente compresa la sua importanza, soprattutto nella ristorazione?
Qualcosa sta cambiando, l’idea del cameriere delle bevande fortunatamente ci sta lasciando a favore di una nuova immagine del professionista con capacità tecniche ma anche comunicative. Il cliente oggi è preparato, il sommelier che sta nei ristoranti a Venezia o a Verona, o in qualsiasi altra provincia, si fa portavoce di un territorio, di una tradizione, di una cultura, con le giuste parole. È l’era del nuovo comunicatore del vino.
Quali sono le prospettive di questo mondo affascinante, ma anche pieno di studio e di aggiornamenti? C’è molta differenza tra iscritti Ais professionisti e semplici appassionati del mondo enoico?
Gli iscritti ai corsi appartengono a tutte le categorie; se vent’anni fa il corso era quasi esclusivamente dedicato ai ristoratori, oggi proprio perché il vino rappresenta una parte culturale, è frequentato dalle categorie più disparate. Non è raro trovare un avvocato o un notaio tra i corsisti. Il vino è cultura e l’enogastronomia è una bella passione e la passione va coltivata anche con studio e dedizione.
La recente elezione del nuovo presidente nazionale segna una svolta nel mondo Ais o una continuità?
Non conosco così bene il neopresidente Sandro Camilli, ma conosco molto bene il vicepresidente Marco Aldegheri. L’accoppiata è vincente per percorrere molta strada e a pieno regime. Molto dipenderà anche dal Consiglio nazionale e dal sostegno che potrà incontrare Sandro Camilli, a cui auguro di avere tante soddisfazioni.
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Qualche informazione di carattere personale: età, professione e da quanti anni è sommelier Ais?
Ho 54 anni, albergatore da tutta la vita, millesimo Ais 1997, da più di qualche anno relatore Ais con numerose abilitazioni.
Che rapporti ha l’Ais Veneto con consorzi, Strade del vino, istituzioni territoriali?
Ottimi rapporti, la sinergia tra Ais Veneto e i consorzi di tutela sta alla base della valorizzazione del panorama enologico regionale. Nei prossimi anni stringeremo ancor più questo legame, rendendolo sempre più accessibile ai nuovi comunicatori del vino: degustatori ufficiali e relatori.
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Lei guida una delle regioni italiane che sono “colonne portanti” del mondo enologico a livello mondiale. Si sente il peso di questa responsabilità in ambito associativo?
Sono stato per otto anni consigliere regionale e delegato della provincia di Venezia, ho vissuto la realtà direttiva da vicino, la responsabilità di gestire una regione come il Veneto è enorme, ma questo tempo mi ha fornito lo stimolo e la maturità per prepararmi al meglio per questa nuova sfida. Mi sento fortunato comunque ad avere a fianco collaboratori di grandi capacità.
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Alberto Lupini