Mercati agrifood: caffè sempre più caro, pomodoro stabile (ma occhio alle scorte)

Il prezzo del caffè, come riferito da Aretè, vola tra scorte ai minimi e produzione in calo, mentre il pomodoro da industria chiude un accordo lampo sul prezzo, ma con prospettive produttive incerte [...]

31 gennaio 2025 | 15:46

Secondo le analisi di Aretè, il prezzo del caffè vola sempre più in alto, mentre il comparto del pomodoro da industria ha chiuso un accordo lampo sul prezzo per il 2025. Ecco cosa sta succedendo, nello specifico, nei mercati agrifood.

Caffè: prezzi alle stelle, scorte ai minimi

Negli ultimi dieci giorni, il caffè arabica è schizzato del 14%, superando i 370 centesimi di dollaro per libbra. Un rincaro impressionante, che porta l'aumento all'80% rispetto a gennaio 2024 e segna un +200% dal 2020. Il mercato globale è in deficit per il quarto anno di fila. Secondo il Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti (Usda), le scorte mondiali di caffè si ridurranno fino a 20,9 milioni di sacchi, il livello più basso da oltre vent'anni. E le prospettive per il 2025/26 non sono migliori: in Brasile, la produzione di arabica potrebbe calare del 12,4%, spingendo ancora più su i prezzi.

Pomodoro da industria: accordo lampo, produzione altalenante

Mentre il caffè si fa sempre più caro, il comparto del pomodoro da industria ha trovato rapidamènte un'intesa sul prezzo per il 2025: 145 euro a tonnellata nel Nord Italia. Un aumento del 25% rispetto alla media degli ultimi cinque anni e un +5% rispetto al 2024, quando l'accordo non era stato trovato. Sul fronte della produzione, le previsioni per il 2025/26 mostrano un calo globale del 5%, ma con situazioni molto diverse da Paese a Paese. In Italia si prevede una crescita del 6%, mentre altri produttori chiave come Spagna (-22%), Portogallo (-7%) e Grecia (-12%) sono in difficoltà. Salgono invece Iran (+43%), Egitto (+25%) e Francia (+7%), in grado di bilanciare almeno in parte i cali europei. Negli Stati Uniti, la raccolta californiana 2025 sarà di 9,25 milioni di tonnellate, un 10% in meno rispetto al 2024. Ancora più drastico il caso della Cina, dove la produzione potrebbe crollare addirittura del 40%.

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Alberto Lupini


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