Pomodoro, la campagna di trasformazione chiude con un calo del 10% rispetto al 2021

26 ottobre 2022 | 15:59

Chiude con circa 5,5 milioni di tonnellate di pomodoro trasformate e una riduzione del 10% rispetto ai risultati dello scorso anno la campagna in Italia del pomodoro.

“Il dato riflette quello relativo agli ettari investiti pari a 65.180 ( -8,5% rispetto al 2021), di cui 37.024 al Nord e 28.156 al Centro Sud. A comunicarlo è l' Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav) in occasione dell'assemblea pubblica che si è tenuta il 26 ottobre a Parma nel corso dell'annuale appuntamento "Il Filo Rosso del Pomodoro", giunto alla sua decima edizione” - si legge su Ansa.

L'analisi produttiva registra che nel bacino Centro Sud le aziende hanno trasformato 2,59 milioni di tonnellate, con un decremento del 12% rispetto al 2021 mentre in quello del Nord il trasformato finale è stato di 2.89 milioni di tonnellate (-6.3% rispetto allo scorso anno).

“Il report Anicav fa presente che il dato produttivo si inserisce in una situazione di riduzione generale a livello europeo (-17,6%) e mondiale (-4.9%) con Spagna e Portogallo che, complessivamente, hanno ridotto la produzione del 29%. A fare eccezione è la Cina che, con 6,2 milioni di tonnellate, ha fatto registrare un incremento del 29,2% dopo la flessione del 2021. L'Italia, terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo gli Usa e poco distante dalla Cina, ma primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale, rappresenta- informa una nota- il 14,8% della produzione mondiale (pari a 37,3 milioni di tonnellate) e il 56,5% del trasformato europeo, con un fatturato totale di 4 miliardi di euro” - secondo quanto riportato da Ansa.

«Strategie competitive a sostegno di una filiera da primato - ha commentato con Ansa Marco Serafini, presidente di Anicav - è il tema scelto come filo conduttore di questa giornata. È necessario che il nostro comparto, che rappresenta, per qualità e dimensioni, un'eccellenza dell'industria agroalimentare italiana, assuma una posizione strategica nelle politiche di sviluppo di settore e faccia sentire in maniera incisiva la propria voce. Per questo abbiamo ritenuto indispensabile definire un'agenda programmatica, da condividere con tutte le anime della filiera e da sottoporre al nuovo Governo».

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Alberto Lupini


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