Le mense in protesta: ci servono misure straordinarie

29 ottobre 2020 | 15:58
«Bene che il presidente Conte e il Ministro Gualtieri intervengano sul settore della ristorazione, ma oltre a bar e ristoranti anche mense e i servizi di ristorazione collettiva stanno subendo la più grande crisi mai vista. Il crollo dei fatturati che raggiunge punte del 50% e la permanenza della cassa integrazione per migliaia di lavoratori che rischiano il licenziamento quando verrà rimosso il blocco del governo, sono questioni che meritano attenzione».

Lo ha detto il presidente dell’Associazione nazionale imprese della ristorazione (l’organo di Confindustria che tutela i diritti delle mense), Massimiliano Fabbro intervenendo sul Decreto ristori.

«Come presidente di Anir Confindustria - ha proseguito - devo lanciare un grido di allarme, poiché sfugge ancora la portata della criticità; il nostro non è un servizio svolto con realtà di piccolo taglio, ma si caratterizza per una dimensione industriale che interessa migliaia di lavoratori, oltre ad imprese storiche del mercato non solo Italiano. Chiediamo da settimane un intervento strutturale che permetta alle aziende di riorganizzare il servizio che il Covid sta cambiando profondamente. Crediamo che interventi mirati, già a partire dalla prossima legge bilancio - penso alla riduzione del costo del lavoro - risultano essere lo strumento principe per la salvaguardia delle aziende e dei lavoratori. L’agevolazione contributiva per i dipendenti di imprese private del 30% dei contributi a carico della ditta, equivarrebbe di fatto ad una riduzione del costo del lavoro pari al 10%; determinando una fiscalità di vantaggio. Criterio usato per le imprese del SUD che ci sembra possa essere oggetto di una estensione anche per ulteriori situazioni disagiate come quella che interessa il comparto della ristorazione collettiva.  Il nostro settore sta facendo la sua parte per il sostegno e il contributo al Paese in un momento cosi critico, lo stiamo facendo nelle scuole e lo abbiamo sempre fatto nelle strutture sanitarie; anche in condizioni ad alto rischio siamo in grado di erogare i nostri servizi senza venir meno alla qualità all’igiene e alla sicurezza dei lavoratori e dei prodotti serviti».

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Alberto Lupini


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