No alla carne sintetica La Lombardia contesta l'Europa

19 ottobre 2020 | 16:30

"I composti di cocco colorati con la barbabietola non sono hamburger: la carne è carne, i prodotti vegetali sono prodotti vegetali e il cibo da laboratorio è cibo da laboratorio. Basta giocare con le parole per ingannare i cittadini. Al Parlamento europeo si discuterà una proposta che, di fatto, è un attacco frontale alla zootecnia italiana e lombarda in particolare". Lo ha detto l'assessore regionale lombardo all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, in merito alla discussione, al momento prevista per domani, che si svolgerà in sede di Parlamento europeo sull'estensione della denominazione di carne anche a prodotti di origine non animale.

 

"Dobbiamo difendere il lavoro dei nostri allevatori e dei consumatori - ha proseguito - che hanno diritto a non essere ingannati con proposte di prodotti che, usando terminologia ingannevole, vengono presentati come derivati da carne sostenibile essendo, invece, tutt'altro. Invito gli europarlamentari lombardi a schierarsi compatti contro questo scempio e il governo italiano a far sentire la propria voce in sede europea".

 "Alcune grandi multinazionali - ha spiegato l'assessore - vorrebbero spacciare il cibo da laboratorio come sostitutivo dei nostri prodotti zootecnici. La politica non può piegarsi a questi interessi".

"In Lombardia - ha ricordato - abbiamo il 25% dei bovini italiani, il 40% dei vitelli e il 53% dei suini. Il cibo sintetico non ha lo stesso valore nutritivo della carne italiana che è un alimento sano e controllato. L'Italia fa scuola nel mondo in materia di sicurezza alimentare ed è necessario respingere questo ennesimo attacco a un settore che è portabandiera del nostro Paese".

 "La Regione Lombardia - ha detto ancora - è disposta a collaborare a tutti i livelli per fare squadra".

 "Il sistema Italia - ha concluso Rolfi - deve finalmente marciare unito per respingere questo ennesimo attacco frutto del combinato disposto tra ideologia animalista e interessi delle multinazionali del food".

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Alberto Lupini


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