Valle d'Aosta, terra di vino e di castelli da scoprire

La regione più piccola d'Italia è uno scrigno di arte, cultura e gusto, adatto a essere esplorato in qualsiasi momento dell'anno. In tavola dominano i sapori forti, dalla fontina al lardo e nel calice un'ampia gamma di vini di montagna. Scopriamo insieme morsi, sorsi e panorami da non perdere

26 marzo 2023 | 12:30
di Piera Genta

Una piccola regione, la meno estesa d’Italia, un magico forziere che custodisce una storia di un’area abitata a partire dal 1000 a.C. dalla tribù dei Salassi e poi via via l’Impero Romano, i Savoia, Napoleone, l’Unità d’Italia e l’autonomia; una incredibile biodiversità, due grandi parchi nazionali, 10 riserve naturali, 4 giardini botanici, i Quattromila delle Alpi Occidentali, i comprensori sciistici, i castelli e le tradizioni gastronomiche.

Un modo nuovo per scoprire Aosta e la sua valle è seguire le orme del vice questore Rocco Schiavone, interprete dello sceneggiato Rai ispirato ai romanzi polizieschi di Antonio Manzini. Tante le locations valdostane che hanno fatto da sfondo alle puntate, la quinta stagione andrà in onda a partire da marzo.

Aosta: la piccola Roma delle Alpi

Chiamata così perchè si tratta della seconda città, dopo Roma, con il maggior numero di resti romani ancora visibili. Attraversando l’Arco di Agusto, l’antico ingresso alla città romana eretto nel 25 a.C. in occasione della vittoria dei Romani sui Salassi si raggiunge la Porta Pretoria alla destra si trova il Teatro Romano con l’imponente facciata alta ben 22 metri (il nostro commissario era solito sostare per momenti di ricordi) e poi ancora il salotto della città, Piazza Chanoux dove sotto i portici si trova il Caffè Nazionale, locale storico (altra tappa del commissario per un espresso o un tramezzino). Accanto alla Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, dalla facciata rinascimentale con gli affreschi e le statue di terracotta che raccontano la storia della Vergine Maria, e all’interno tra le tante bellezze i due mosaici pavimentali del coro e le belle vetrate colorate, c’è un passaggio che permette di accedere al Criptoportico, uno dei luoghi più affascinanti della città è il Criptoportico, costruito ai tempi di Augusto, uno dei monumenti sotterranei romani meglio conservati. In questo suggestivo scenario, si vede spesso Schiavone parlare con i colleghi. Un angolo diverso della città è sicuramente il Borgo di Sant’Orso con la Collegiata dei Santi Pietro ed Orso, il chiostro e la chiesa di San Lorenzo.

Sport e ambiente: non solo una meta turistica

Parlando proprio di sport, da qualche giorno è stato assegnato dalla Federazione delle Capitali e delle Città Europee dello sport in collaborazione con il Parlamento europeo il riconoscimento “Valle d’Aosta, Regione Europea dello Sport 2023” per la vocazione del territorio. Sono quattro gli appuntamenti in evidenza per quest’anno: la tappa del Giro d’Italia, il TorX Endurance Trail in settembre, la Coppa del Mondo di Sci Alpino Cervino Matterhorn Speed Opening e la Coppa del Mondo di Snowboard Cross a Breuil-Cervinia.

Quattro i giganti delle Alpi: Monte Bianco, Monte Cervino, Monte Rosa e il Gran Paradiso che danno il nome a quattro delle sette aree turistiche.

Paradiso degli sport invernali con 19 stazioni sciistiche, oltre 800 chilometri di piste e numerosi itinerari fuori pista e centinaia di chilometri di piste per lo sci di fondo. Non mancano gli snopark: l’Area-effe di Pila, primo nato in Valle all’Indian Park di Breuil-Cervinia, quello più alto d’Europa. E diversi zone attrezzate per sci alpinismo, una delle più apprezzate la valle del Gran San Bernardo. Novità per il comprensorio di La Thuile il nuovo tracciato di sci alpinismo in quota, un percorso internazionale nell’ambito del progetto transfrontaliero Nouvelles Liaisons che permette di arrivare fino a La Rosière in Francia e ritornare.

 

 

Un patrimonio naturale tutelato da un importante sistema di aree protette. Il Parco Nazionale Gran Paradiso appartiene al gruppo dei parchi nazionali storici d’Italia, istituito nel dicembre del 1922 da una riserva di caccia del re Vittorio Emanuele II, si estende attorno al massiccio del Gran Paradiso. Animale simbolo lo stambecco, ma sono 167 le specie di animali e 968 quelle floristiche che lo abitano.

Il Parco naturale del Monte Avic, istituito nell’ottobre del 1989 per preservare le aree più selvagge della regione e conserva la più vasta foresta a pino uncinato della Valle d’Aosta. Dieci le riserve naturali valdostane e quattro giardini botanici: Chanousia, al Colle del Piccolo San Bernardo; Saussurea alla stazione Pavillon dell'impianto Skyway Monte Bianco; Paradisia a Cogne e il giardino di Castel Savoia a Gressoney-Saint-Jean.

Numerose le camminate e singolari itinerari speciali come il Cammino Balteo, un itinerario escursionistico di quasi 350 chilometri attraverso antichi borghi ed imponenti castelli, praticabile per buona parte dell’anno. E le cinque tappe della via Francigena percorribili in 25 ore, 90 chilometri dal colle del Gran San Bernardo e Pont-Saint-Martin.

Come dimenticare l’avveniristica Skyway Monte Bianco, entrata in funzione nel 2015. In pochi minuti, con due sole tratte, si arriva ai 3.466 m di Punta Helbronner, nel cuore del più alto massiccio delle Alpi. Dalla terrazza panoramica sommitale si possono ammirare da vicino la cima del Monte Bianco, il Dente del Gigante, l’Aiguille Noire e la cresta del Peuterey. Lo sguardo spazia anche sul versante francese col Mont Maudit, l’Aiguille du Midi, i Drus, e in lontananza fino al Cervino, al Monte Rosa, al Gran Paradiso e alle Alpi francesi della Savoia e del Delfinato. Per evitare code è consigliato prenotare, www.montebianco.com.

Terra di Castelli

Nella regione si contano oltre 120 manieri, caseforti e torri fortificate. Facciata barocca e raffinate decorazioni settecentesche a stucco per il castello di Aymavilles, costruito come casaforte all’inizio del XIII secolo su una collina morenica all’ingresso della valle di Cogne, solamente a partire dal XIV secolo con il passaggio agli Challant, famiglia nobile della Valle d’Aosta, inizia a subire quelle trasformazioni che lo hanno reso uno dei più romantici castelli italiani. Si collocano all’inizio del Settecento gli ampi loggiati, mentre le raffinate decorazioni pittoriche recentemente messe in luce dai restauri si datano al XIX secolo e si devono al conte Vittorio Cacherano della Rocca, figlio di Teresa di Challant, ultima discendente della nobile famiglia valdostana. Nel 1970 il castello entra a far parte dei beni della Regione autonoma della Valle d’Aosta. Le sale oggi accolgono la collezione dell’Académie Saint-Anselme, Société savante fondata nel 1855, che risulta idonea a rappresentare la collezione d’arte antica e moderna appartenente a Vittorio Cacherano Osasco della Rocca-Challant, purtroppo andata dispersa. Il percorso museale comprende tutti i quattro livelli compreso il sottotetto in cui si può ammirare un soffitto ligneo del Quattrocento perfettamente conservato.

Castello Reale di Sarre ricostruito nel Settecento sui resti di una casaforte. Dopo vari passaggi di proprietà fu acquistato nel 1869 dal re d'Italia Vittorio Emanuele II, che lo ristrutturò e lo utilizzò come residenza durante le sue battute di caccia. Negli anni Trenta e Quaranta fu abitato per villeggiatura dalla regina Maria José, grande appassionata di escursioni in montagna. Nel 1989 la Regione Valle d'Aosta ha acquistato il complesso per restaurarlo. Il castello, che si presenta come un corpo longitudinale con una torre quadrata posta nel centro, ospita ricche collezioni d’arte e testimonianze sui Savoia che lo caratterizzano come museo della presenza sabauda in Valle. Per rimanere sulle tracce di Rocco Schiavone, il corridoio e la sala delle corna del castello sono stati un set ben riconoscibile dell’ultimo episodio della quarta serie.

Castello di Saint Pierre, uno dei più antichi della regione arroccato su uno sperone roccioso dove ha sede il Museo regionale di Scienze naturali intitolato a Efisio Noussan, imprenditore valdostano, appassionato conoscitore della cultura e della natura della Valle, esponente della Société de la Flore Valdôtaine che possedeva gran parte delle collezioni presentate nel castello. Tre piani, 16 ambienti, per ragioni strutturali non totalmente accessibile alle persone con disabilità motoria (ma un video racconta l’intero percorso museale). L’allestimento interattivo e multimediale, coinvolgente ma rigoroso dal punto di vista scientifico offre al visitatore una duplice lettura: conoscere la storia del castello, il cui nucleo originario risale al IX-X secolo, scoprendo le parti storiche ancora presenti, come il grande camino nella sala degli stemmi e il viret , la scala a chiocciola di pietra del ‘500, attorno pareti affrescate da geometrie alla Escher, e approfondire il patrimonio ambientale e faunistico della regione, i suoi ecosistemi e le sue unicità ambientali.

Ed ancora il medioevale Castello di Fenis, uno dei più famosi e particolarmente scenografici con la sua doppia cinta muraria. L’aspetto odierno è il risultato di trasformazioni succedutesi nel tempo. Sono celebri gli affreschi del cortile e della cappella eseguiti nei primi decenni del Quattrocento. Il castello ospita il Museo dell’Arredamento valdostano. Il castello Sarriod de La Tour il cui aspetto irregolare si deve alle secolari fasi costruttive. All’interno della cappella è visibile un importante ciclo di dipinti murali di metà del Duecento, mentre in una sala confinante sono presenti affreschi quattrocenteschi. Singolare la Sala delle teste, che prende il nome dalla decorazione del soffitto ligneo, le cui mensole sono intagliate con personaggi curiosi ed esseri fantastici e mostruosi.

Arroccato su una parete rocciosa a picco sulla Dora Baltea il Forte di Bard, un complesso fortificato che risale all’Xi secolo; fu raso al suolo dalle truppe napoleoniche dopo l’assedio avvenuto nel maggio del 1800. L’opera è costituita da diversi corpi di fabbrica indipendenti, difesi da mura massicce e dotate di cannoniere. Oggi un polo culturale che ospita musei stabili e mostre temporanee. Fino a giugno La mostra Bestiacce!… e altri animaliCreature fantastiche e zoologia immaginaria propone, nelle sale dell’Opera Mortai, un viaggio tra gli animali mostruosi che da sempre popolano l’immaginario umano. Cuore dell’esposizione sono le tavole originali della trilogia Le incredibili avventure di Sam Colam e del professor Pico Pane realizzata da Pino Pace e Giorgio Sommacal. I due personaggi – Sam Colam e Pico Pane – fanno da guida in questo viaggio fantastico: dall’esplorazione di terre immaginarie a pianeti inverosimili, per andare poi a ritroso nel tempo fino allo Spergiurassico.

Valle d’Aosta da bere

Da non trascurare il panorama vinicolo della regione: un’ampia gamma di vini di montagna riuniti sotto un’unica denominazione Valle d’Aosta doc distinta in tre zone produttive che si estendono lungo la Dora Baltea: Bassa valle, Valle centrale e Alta valle divise in ulteriori sette sottozone: Blanc de Morgex et de La Salle, Enfer d’Arvier, Torrette, Nus, Chambave, Arnad-Montjovet, Donnas.

Un patrimonio di soli 600 ettari vitati contro i 3mila del passato, proprio a causa della difficoltà di coltivare queste terre, ma l’unicità dei vini che si producono sta riportando molti giovani a voler investire in questo lavoro antico, che diviene anche un importante presidio paesaggistico. Una recente iniziativa per promuovere la viticoltura della Valle d’Aosta e, in particolare, quella del comune di Aymavilles, artefici le cantine Les Crêtes, Cave des Onze Communes e Didier Gerbelle che, in occasione della Vendemmia di San Martino, data con cui si chiude l’annata agraria, hanno deciso di vendemmiare assieme le uve di alcuni dei propri filari di Neret e Fumin, per creare un vino speciale da donare al Comune. Un vino che sarà prodotto solo in 500 bottiglie e che verrà utilizzato nelle iniziative speciali. Grazie al proprio castello e alle altre attrattive del luogo, Aymavilles è una città del vino, simbolo per la regione.

Le bottiglie che ne risulteranno sono anzitutto un omaggio alla viticoltura eroica valdostana, in cui un ettaro di vigneto richiede fino a 1200 ore di lavoro manuale. La scelta delle varietà a bacca rossa Neret e Fumin non è casuale: oltre ad essere tardive e dotate di una buccia spessa che permette lo sviluppo della botritys cinerea, la muffa nobile, sono tra le varietà valdostane più antiche. Per poter assaggiare queste bottiglie bisognerà attendere fino al 2024, ma l’idea è che questo sia solo il primo passo verso un vero rinascimento del territorio.

Il Petit rouge è il vitigno a bacca rossa più coltivato, considerato l’autoctono per eccellenza, spesso vinificato in assemblaggio con altri vitigni, per lo più autoctoni, come il Fumin, il Mayolet, il Cornalin e il Vien de Nus, in percentuali variabili secondo quanto previsto dal disciplinare di produzione. In basse Valle il Nebbiolo chiamato Picotendro col quale si producono vini di alta qualità come il Donnas DOC. Tra i rossi più apprezzati, oltre al Donnas, l’Enfer d’Arvier e il Torrette.

Un tempo coltivato in tutta la Valle d’Aosta oggi il vitigno Prié blanc viene coltivato solo ai piedi del Monte Bianco, nei comuni di Morgex e di La Salle. Le caratteristiche delle uve consentono anche di fare un ottimo spumante con metodo classico. In particolare presso la Cave Mont Blanc dove con il Prié Blanc si produce la Cuvée des Guides, uno spumante metodo classico le cui fasi di spumantizzazione e dégorgement avvengono nella stazione intermedia dello Skyway Monte Bianco 2173 m di altitudine dove le caratteristiche influenzano e determinano la qualita` del perlage particolarmente fine e persistente.

Il Moscato bianco è coltivato da tempo immemorabile, le testimonianze più antiche risalgono al 1300. Tra i bianchi più apprezzati vi sono il Nus Malvoisie, il Blanc de Morgex et La Salle e il Chambave Muscat. Quest’ultimo è molto ricercato nella versione flétri, ricavato cioè dai grappoli migliori lasciati appassire in particolari ambienti arieggiati e riparati dal sole.

Particolare nel panorama valdostano il Triskell, uno spumante rosato brut metodo classico, prodotto con l’autoctono Mayolet dalla Cooperativa CoEnfer. Ed ancora i vini del ghiaccio, da ricordare lo Chaudelune Vin de Glace prodotto dalle Caves Mont Blanc di Morgex et La Salle. Un incredibile vino bianco ottenuto dalla vendemmia notturna dei grappoli di Priè Blanc biotipo Blanc de Morgex. La vendemmia avviene alle pendici del Monte Bianco (1200 m di altitudine) durante le prime gelate a temperature tra -6 e -10. La pressatura avviene alle prime luci dell’alba per poi affinare per 12 mesi.

Valle d’Aosta in tavola

Sono quattro i prodotti Dop: Fontina, Fromadzo, Lardo di Arnad e Jambon de Bosses.

La Fontina, primo prodotto agroalimentare valdostano ad ottenere il riconoscimento Dop nel 1955, è un formaggio grasso a pasta semicotta dal colore giallino tenue, prodotta da latte intero proveniente da una sola mungitura, ha una pasta fondente che si presta molto bene a piatti quali la polenta concia e la fonduta. La fontina può ottenere la certificazione solamente se viene prodotta in Valle d’Aosta con latte di mucche di razza valdostana (pezzata rossa, pezzata nera, castana) con un’alimentazione basata su fieni e flora locale. Grazie a queste limitazioni territoriali, spesso le forme di fontina vengono ancora lasciate a stagionare in grotte storicamente utilizzate a questo proposito per la caratteristica temperatura, compresa tra i 5 e i 12 °C. La stagionatura minima non può scendere al di sotto degli ottanta giorni e può arrivare fino a due anni. La caratteristica pasta avorio o gialla della fontina ha una consistenza elastica e morbida di sapore dolce e delicato che aumenta di intensità con la maturazione. La Cooperativa produttori di Valpelline utilizza un’antica miniera per l’estrazione del rame trasformate in magazzini per la stagionatura.

Il Fromadzo Dop è un formaggio prodotto con latte vaccino proveniente da due mungiture. Dal sapore meno intenso rispetto alla fontina, questo prodotto trae le sue particolarità dalle caratteristiche del latte d’alpeggio. Riconosciuto come dop nel 1995, si presenta in forme piccole, di peso variabile tra 1 e 7 kg. con la parte esterna di colore paglierino che si scurisce con la stagionatura presentando a volte anche delle venature rossastre. La pasta interna è bianca nel formaggio fresco, di un giallo tenue invece per le forme più stagionate. Nonostante la denominazione di origine protetta, esistono diverse versioni: semigrasso, con erbe aromatiche, magro e misto vaccino-caprino. Anche il periodo di stagionatura può variare dai sessanta giorni ai 14 mesi.

Il Lard d’Arnad Dop è un particolare tipo di lardo aromatizzato che si ricava da suini pesanti italiani di peso intorno ai 160 kg e di età non inferiore a nove mesi. A conferire il caratteristico sapore speziato, ma dolce (oltre alle erbe con cui viene curata la carne) sono i processi di salatura e le condizioni di stagionatura. Tradizionalmente la stagionatura avviene nei doils, tipici recipienti in legno di rovere o castagno.

Jambon de Bosses Dop prodotto a Saint Rhémy-en-Bosses ad un’altezza di 1600 m.s.l. con la coscia posteriore di suino pesante italiano. A conferire il caratteristico gusto speziato e intenso sono le erbe aromatiche di montagna quali rosmarino, salvia, bacche e aglio, la stagionatura (almeno 12 mesi) e i venti di montagna.

Locali da segnalare

Per rimanere in tema castelli, ma con risvolto enogastronomico, ad Avise, nelle sale del quattrocentesco castello dei signori di Avise si trova il ristorante Le Boniface d'Avise, unico castello valdostano adibito alla ristorazione di qualità. All’interno del castello vi sono alcuni ambienti prestigiosi come la grande sala col monumentale camino e i mobili che ospitavano una ricca collezione di stoviglie e vasi in peltro; la sala delle mensole così chiamata per le quattordici mensole di legno scolpite con figure animali, mostri e un suonatore in veste quattrocentesca. L’enoteca si trova al piano terreno mentre al piano superiore, nella sala delle mensole e in quella dell’archivio si trova il ristorante.

Le Boniface d'Avise | Località Capoluogo 16 - 11010 Avise AO | Tel 0165524668

Ad Aosta ha ottenuto la prima Stella Michelin a qualche mese dall'apertura del suo ristorante nel centro di Aosta, Paolo Griffa. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato alla cucina del 'Paolo Griffa al Caffé Nazionale', ovvero pasticceria, salon de the e ristorante di alta cucina, in piazza Chanoux, il 'cuore' del capoluogo valdostano.

Paolo Griffa al Caffè Nazionale | P.za Emile Chanoux 9 - 11100 Aosta | Tel 0165525356

Sempre ad Aosta il ristorante Stefenelli Desk con un piatto imperdibile: salmerino alpino di Morgex marinato agli agrumi e aneto, crudo di champignons, pinoli tostati, olio al pino mugo.

Stefenelli Desk | Via D'Avise 14 - 11100 Aosta | Tel 01651850847

 

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