Roncoroni trasforma il suo Mercato e porta a Milano la steakhouse Usa

Lo chef ha inaugurato Al Mercato Steaks & Burgers, evoluzione della storica insegna meneghina, ispirandosi ai tipici locali americani. Nel menu anche Black Angus, Wagyu Australiano e... tante verdure

03 ottobre 2020 | 14:53
La tradizione si rinnova, valica i confini e guarda all’America. Siamo a Milano, in via Sant’Eufemia 16; è qui la seconda di casa dello chef Eugenio Roncoroni, che ha appena inaugurato Al Mercato Steaks & Burgers, evoluzione dell’iconica insegna milanese che rende protagonista la carne ispirandosi alla “vecchia scuola” delle steakhouse americane.

L'interno del locale

Lo chef si mette dunque in gioco con un nuovo progetto che gli permette di esprimere appieno la sua personalità anticonformista e le sue origini italo-americane, portando in Italia il concetto classico della steakhouse, ma rivisitato e nobilitato. «Dopo 10 anni di Al Mercato - dice Eugenio Roncoroni - sentivo il bisogno di un cambiamento, di un nuovo inizio. Ho mantenuto intatta l’anima del progetto, presentando una versione di me più adulta e consapevole».

Il concept di “Al Mercato Steaks & Burgers” si caratterizza per la contaminazione franco-americana che interessa sia la cucina che gli interni del ristorante. Le due anime che prima componevano “Al Mercato”, ristorante e burger bar, convergono in una nuova proposta che fa della qualità nella semplicità il suo valore fondamentale. Il servizio di sala si ispira all’eleganza francese, mentre la proposta gastronomica si declina in una serie di piatti iconici.

Il classic burger e la steak di Black Angus

La carne diventa protagonista del menu, declinata in due versioni: “Steaks”, di Black Angus e di Wagyu Australiano, e “Burgers”, disponibili in diverse varianti e personalizzabili con ingredienti extra. La vera sorpresa della carta sono però le verdure, che lo chef ama e propone sia in qualità di accompagnamento (“Sides”), che come vera e propria alternativa alla carne (“Vegetables”). Grande attenzione è dedicata anche ai lievitati: dal pane in cassetta aromatizzato al tartufo ai “Dessert”, che rievocano i sapori del passato con un twist contemporaneo.

Varcando la soglia del ristorante la sensazione è quella di viaggiare oltreoceano per immergersi nel fascino tipico della New York dei primi anni del ‘900. Il progetto di interior design, infatti, armonizza l’esperienza sensoriale della cucina con quella architettonica. Ne deriva uno spazio dalla forte connotazione internazionale in linea con le origini e il temperamento dello chef.

Foto di Jacopo Salvi

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Alberto Lupini


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