Michelasso a Napoli, regno dei gourmet goduriosi
Nel locale partenopeo la tradizione incontra la voglia di sperimentare: presente la base della cucina napoletana sulla quale spicca l'abile interpretazione dello chef Angelo Gravino
02 luglio 2021 | 14:50
di Vincenzo D’Antonio
Dal pane fatto in casa al servizio di vino al calice
Il binomio all’opera, a beneficio di un’esigente clientela alla quale già si affiancano i primi turisti di questa estate, è costituito dallo chef Angelo Gravino e dal maître Giorgio Zoccolella. Plurime le entrée di benvenuto: intriganti, squisite, ben presentate.Servizio di vino al calice. Accogliamo i suadenti consigli, da robusta competenza generati, del maître. Pani fatti in casa.
Primavera nel piatto
Gioia degli occhi, ancor prima che del palato, il piatto denominato “La Primavera”. A proposito, tutti i piatti, fuor di sineddoche, sono proprio belli, appropriati, originali e fanno salva, anzi la accentuano, la loro valenza ergonomica.“La Primavera”, si diceva. Sì, piatto memorabile, sorta di gioiosa e doviziosa tavolozza costituita da crema di piselli, fave, asparagi, carote baby, zucchine baby, fagiolini, friggitelli, gazpacho di barbabietola, maionese di soia, maionese di mare, salsa di lamponi salata, scampo, triglia, polpo, gamberi, totanetto e germoglio di piselli. Così descritto potrebbe sembrare, a torto, un patchwork che molto promette e poco mantiene.
Rassicuriamo che assolutamente non è così: sapori in successione, tali da generare continuità in gradevolissima giunzione. Nulla che disti oltre il lecito, nulla che generi sovrapposizione.
È piatto che, e qui sta la lungimiranza del patron Lucio Sindaco e dei suoi collaboratori, potrebbe trovare ambita fruizione in quei momenti non canonicamente ascrivibili a “pranzo” e a “cena” che sempre più andranno a costituire offering del ristorante “nuovo”: il ristorante del post pandemia, per intenderci.
Nell’appropriato calice, ben servito alla temperatura corretta (né ghiacciato, né tiepidino!) lo Champagne Brut Zéro della Maison Mandois. È Champagne non dosato, invecchiato da 4 a 5 anni sui lieviti, ottenuto da tre vitigni: Chardonnay per il 40%, Pinot Nero e Pinot Meunier per il 30% ciascuno.
Connubio tra la mozzarella di bufala e il mare
Connubio ardimentoso quanto ben riuscito, quello tra la porcellana bianca, ovvero la Mozzarella di Bufala ed il mare.Il piatto è denominato “La Mozzarella” e consiste in salsa di mozzarella cotta a bassa temperatura, capasanta, spigola, calamarella, julienne di seppia al lime, spuma di cocco. In felice abbinamento il Greco di Tufo Docg 2017 by Pietracupa.
A seguire, la pasta mista con crema di piselli, piselli, julienne di seppioline al lime, spuma di cocco e polvere nera. In abbinamento l’altro bianco Docg dell’Irpinia: Fiano di Avellino Docg 2017 by Guido Marsella.
Pescato del Golfo di Napoli
Da Michelasso, ce ne giunge conferma dallo chef e dal maître, il “pescato locale” è nella sua accezione primigenia, ad intendersi con naturalezza che è “pescato nel Golfo di Napoli”. Tanto è vero che, al netto di quanto reperibile stante il doveroso e salvifico trattamento di abbattimento, talvolta a fronte di perdurante inclemenza dei marosi, le proposte ittiche potrebbero temporaneamente ridursi. Lo si ascrive a merito di trasparenza e di bontà dei piatti che giungono a tavola.Ciò detto, è sontuosa, scenografica e squisita la portata successiva: Spigola di mare con gambero cotto su pietra di mare. I sassi provengono dal litorale costiero del Golfo. Sono riscaldati in forno onde portarli a 200° C e poi sui fuochi. Infine, sono adagiati su originale piatto di radici di legno di ulivo, manufatto da prode artigiano di Massa Lubrense.
Alloro e mirto fanno da letto e da filtro di cottura per il gambero, esaltandone il sapore con gli aromi della macchia mediterranea. In abbinamento il Riesling 2018 by Ploner.
Intriganti le proposte dei dessert
Il bravissimo e talentuoso chef Angelo Gravino, di cui si apprezza anche la dote rara della modestia, ha competenze spiccate di pasticceria maturate con il Maestro Gino Fabbri.Ne sortiscono intriganti proposte di dessert! Un delizioso sorbetto al basilico, fa netting di palato e predispone al godimento pieno di uno squisito semifreddo di amaretti con cialda di cacao croccante e spuma di nucillo. Nell’appropriato calice lo Sherry Don Zoilo 12 anni by Pedro Ximénez.
Il “segreto” del nome
Una curiosità da soddisfare. Perché il nome “Michelasso”? Perché a Napoli per indicare persona gaudente, si dice: “che bella vita fa Michelasso, mangia beve e va a spasso”.© Riproduzione riservata
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Alberto Lupini