I Maestri raccontano... Viaggio alla scoperta dell'anima di Verona

La bellezza di una città non si può giudicare dallo scatto di una sola fotografia o dall’istante che viene immortalato: non le renderebbe piena giustizia

16 ottobre 2022 | 08:30
di Fabio Di Pietro

Esattamente come paragonare il fascino di una bellissima donna che è composto da un vissuto, da delle esperienze, e da una sua storia, giudicare solo dalla foto seppur ritraendo un momento di eccezionale bellezza, non può comunicare tutto questo. Questo vale anche per Verona, la mia meravigliosa città che nonostante oggi si magnifica dei suoi tesori e dei suoi scorci, possiede nell’evoluzione, nello scorrere del tempo e nella sua storia, l’originale vera ed indiscussa ricchezza. La Verona Romana, la Longobarda, la Scaligera, l’Occupata, la finalmente Italiana: è nello scandire del tempo, delle epoche e del susseguirsi dei popoli che la città ha attraversato barriere ed ha vinto sfide preservando la sua identità con l’unico vero strumento a sua disposizione, ovvero l’apertura mentale e il sincretismo culturale.

In questo viaggio fra i secoli il nostro panorama ha potuto arricchirsi poco a poco, mattone su mattone, di genio e di bellezza in opere di architettura che nascevano e mutavano in una apparente lentezza, ma che portavano Verona a vedere al futuro con la stessa lenta e martellante determinazione dello scorrere dell’Adige, fra le anse del fiume che accarezza l’urbe e massaggia delicato la provincia. Abbiamo oggi le nostre icone a rappresentarci: La maestosa Arena che se, nelle sere d’autunno con orecchio teso proviamo ad ascoltarla ci racconta di un vociare antico a decorare la città ma che diventa canto e opera, in tutti i sensi della parola, da tramandare a filò nel mondo.

Le mura accoglienti e protettrici che, come in un abbraccio paterno ad un figlio prima di una partenza, ci spingono a vedere le mura di confine come un porto sicuro al quale poter guardare con serenità in ogni momento al ritorno a casa, e non come una barriera dalla quale non dover uscire mai. Le colline e i monti, abbeverati dalla fatica e dalla passione contadina che nasce dall’amore per la propria terra e dalla voglia di preservarla per le generazioni avvenire.

L'anima della città: i veronesi

Quanta bellezza! Ma, seppur perfetta a guardarsi, quello che rende davvero completo questo quadro è il rapporto che lega terra, sassi, mattoni e polvere all’anima dei suoi abitanti. È in un impastare di follia e di profonda passione con l’eredità che nel quotidiano viene goduta dai veronesi che si scrive la più bella delle poesie d’amore: il tramandarsi di quelle che sono le "arti" cedute di genio in genio e di gene in gene; Ecco che la Lessinia culla quindi l’Arte casearia, che la Provincia si dettaglia nell’arte del mobile e del ferro battuto che fan chiamar “Maestro” ogni artigiano veronese proprietario della materia fuori sede, che la cultura agricola diventa poesia quando l’olio diventa ambasciatore di un intero movimento, che il vino diventa non più una bevanda ma una necessità espressiva impellente di raccontare il territorio e la propria vita reinterpretandola o riproducendola fedelmente.

Il locale Club per l'Unesco

Questo amore e questo rapporto fisico e passionale fra la città e i suoi abitanti rende questo luogo magico, ed in questa magia il Club per l’Unesco di Verona crede fortemente perchè il suo compito non è solo quello di essere persone che si aggregano per valorizzare la cultura, ma di invidui che si impegnano nella cultura dell’aggregazione. Questo perchè quello che è stato fatto dal Club negli anni è non solo di raccontare Verona ma anche quella di indurre le generazioni a prendersi per mano per poter portare anche nella società civile i preziosi valori delle arti immateriali del nostro territorio sopra citate: tramandare. Gli inglesi identificano questo concetto in “mentoring” , noi potremmo parlare di inter generazionalità e, esattamente come di padre e madre in figlio e figlia viene trasmessa la memoria dei propri valori, anche noi ci impegniamo a tramandare il rapporto che ci lega alla nostra città.

Tra le tante iniziative che il Club per l’Unesco di Verona ha organizzato negli anni si possono ricordare le visite guidate delle chiese più belle della città, gli incontri e convegni sull’olio, sul formaggio, sul vino, tutte accompagnate con visite sul territorio che rendono concreta l’esperienza di prendere consapevolezza dei tesori del luogo.

Questo è il percorso che ha portato Verona a vivere questo presente, non senza fatica, ma con una vera dedizione mantenendo ben presente che si deve guardare al passato e valorizzare il nostro trascorso per proiettarci al futuro. Il vivere al meglio la nostra città non può far altro che attirare gli amanti della bellezza: ecco che il turismo, che oggi vive una profonda difficoltà e uno stato di oggettivo e diffuso scoramento, può e deve appoggiarsi a questi valori in cui le nuove generazioni si sentano protagoniste di una ripresa e responsabili attivi, per il futuro di un territorio, vivendolo non in senso inquisitorio ma come veri e propri attori principali del cambiamento e del futuribile.

 

Ora ai giovani è concesso di sognare ed entrare in realtà come Club per l’Unesco, che offrono l’opportunità a chi ha voglia di esprimere la passione per la propria città. Questo è un messaggio di amore e di speranza ma anche di consapevolezza: la storia ci ha insegnato che le nostre radici (sembra antitetico ma non lo è) sono lo strumento migliore per poter volare e che il modo più efficace per preservare e rafforzare la nostra cultura è quella di confrontarla con altre: se a questo uniamo il valore economico che può essere rovesciato sul territorio come occasione per poter alimentare questo modello di confronto, è facile dire che il patrimonio Unesco è necessariamente legato a un movimento come quello turistico, ed il Club per l’Unesco di Verona si sente onorato di poter essere un puntino in questa importante filiera, ricoprendo un ruolo etico.

La cosa che ci rende più orgogliosi di confrontarci e di parlare di opere che sono nel nostro passato guardando al futuro è che questa attitudine ci dà la straordinaria occasione di renderci padroni della nostra passione e farci vivere un’esperienza in cui si ha la straordinaria opportunità di dimostrarci concreti ed al contempo visionari.

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Alberto Lupini


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