Don Alfonso 1890: riapre il faro della cucina del Sud a Sant'Agata sui Due Golfi

Dopo l'anno sabbatico, Don Alfonso 1890 riapre a Sant'Agata sui Due Golfi (Na). Uno stop che ha permesso una ristrutturazione che ha avuto come vettore trainante l’attenzione genuina alla sostenibilità ambientale . Nel 1973 la fondazione da parte di Alfonso Iaccarino e della moglie Livia, oggi accompagnati anche dai due figli, Ernesto e Mario. E con lo sguardo proiettato anche all'estero

28 marzo 2024 | 11:32
di Vincenzo D’Antonio

Il faro di Don Alfonso 1890 è pronto a riaccendersi a Sant’Agata sui Due Golfi (Na), che qualcuno definì come il luogo a cui si ispirò il Padreterno per creare il Paradiso. Sin dagli ultimi mesi dell’anno 2022 si sapeva della comunicazione della famiglia Iaccarino che il Don Alfonso 1890 si concedeva un anno sabatico. Tenebre. Che ora sono pronte a lasciare il posto nuovamente alla luce.

Don Alfonso 1890, un anno per riaccendere la luce

Sant’Agata sui Due Golfi è davvero posto magico, lembo della penisola sorrentina e trait d’union con la Costiera amalfitana. Nella dolce arrampicata in auto, salendo da Piano di Sorrento, un tornante e ci accarezza il Golfo di Napoli e al tornante successivo ci scruta amorevolmente il Golfo di Salerno. Eppure, un anno come il 2023 non lo si era mai visto. Perdurante inclemenza climatica, mai il sole e mai il calore, quello non afoso, quello che definiremmo tepore: mai. Rari, per non dire assenti del tutto, i momenti di allegria. Cosa era successo? Semplice, il faro era spento. Spento per manutenzione, va bene, ma sempre spento era, sempre e comunque al buio si stava. Proprio così. 

 

Il tempo, gran guaritore di tutti i mali, con il suo essere galantuomo, ha pazientemente lasciato che il 2023 scomparisse ed eccoci finalmente, a primavera appena principiata, ad assistere contenti alla riapertura del Don Alfonso 1890. Luce, come un faro nel buio. Insomma, “post tenebras lux”. Lavori di ristrutturazione che impattano sì sul layout, rendendo la struttura ancora più bella, ma soprattutto la ristrutturazione ha avuto come vettore trainante l’attenzione genuina, ben distante dal green washing, alla sostenibilità ambientale.

Don Alfonso 1890, di generazione in generazione

L’anno di chiusura, fortunatamente alle nostre spalle, è stato il 2023, l’anno della torta del cinquantesimo compleanno del ristorante, dato che fu nell’anno 1973 che la coppia - tra le più belle ed affiatate del mondo - Alfonso e Livia fondarono Don Alfonso 1890, commutando la linda pensioncina del nonno di Alfonso in un D&B ante litteram. D&B prima che l’acronimo originale - che sta per Dinner & Bed -, venisse inventato. Oltre al ristorante, poche camere per il riposo notturno dei clienti che cominciavano ad arrivare da tutto il mondo.

 

Nel 1973 non c’erano, arrivarono poi al tempo propizio, due pargoli. Costoro sono cresciuti, eccome se sono cresciuti. Adesso il governo del Don Alfonso è davvero un quadrumvirato: la saggezza e l’esperienza di papà Alfonso e mamma Livia e l’entusiasmo e le competenze vieppiù crescenti di Ernesto in cucina e di Mario in sala. E una terza generazione, i figli di Ernesto e di Mario, sta crescendo.

Don Alfonso 1890, una multinazionale tascabile

Don Alfonso potrebbe anche definirsi, a buon titolo, una multinazionale tascabile. Mirate, poco sbandierate eppure così efficienti e generose, le consulenze che Alfonso e famiglia erogano fuori dalla loro sede. Li troviamo a Macao. Si narra che il design sia di Versace.  Oltre Macao, considerevole la presenza nel Nord America: nel Missouri, a St. Louis (USA) e a Toronto in Canada. A St. Louis la label corretta è “Casa Don Alfonso”, l’ubicazione è all’interno del Ritz-Carlton.

Eccoci quindi in Nuova Zelanda, precisamente in località Helena Bay, a duecento chilometri a nord di Aukland. Oltre al ristorante, dieci top suite e 832 ettari di terreno tra distese di pascoli, orti, boschi, torrenti, laghi. E non dimentichiamo, tornando nei confini nazionali, il Relais San Barbato a Lavello (Pz) in Basilicata.

Don Alfonso 1890, la sostenibilità nasce dai campi

La cucina è eccellente e sin qui arrivano i prodotti freschi provenienti dall'azienda agricola biologica della famiglia Iaccarino: Le Peracciole. Si tratta di un terreno di sette ettari ubicato oltre la frazioncina di Termini, a Punta Campanella, dove Alfonso coltiva a regime biologico le materie prime utilizzate nei piatti del ristorante.

E adesso, frutto della lunga laboriosa pausa, a Le Peracciole ci abitano anche le galline il cui mangime è ricavato dagli scarti della cucina.  Le uova saranno usate anche per la prima colazione del D&B.

Restyling green anche a Punta Campanella, con la finalità di rendere l’azienda agricola totalmente sostenibile, in continuità e ampliamento rispetto a quanto la tenuta è stata fino ad oggi, fulcro di un’agricoltura naturale, biologica, a basso impatto ambientale e a filiera corta, tracciabile e certificata. Un meraviglioso angolo di mondo, con quella vista su Capri da togliere il respiro, dove è in atto la ristrutturazione di un casale del ‘700, con il sogno di potervi fondare una scuola di cucina.

Cosa si mangia da Don Alfonso 1890?

Torniamo alla sede di Sant’Agata sui Due Golfi, dove tutto nacque. La struttura è ancora più bella e confortevole. Il fil rouge, lo si ribadisce è la sostenibilità. “Zero emissioni”, “zero waste” e “gestione delle acque” sono tre obiettivi portanti del progetto della famiglia Iaccarino. L’abile mano (con cuore e cervello) di Ernesto si palesa con tre menu: “Vegetariano”, “La Tradizione” e “La Degustazione”, oltre alla carta.

Uno sguardo attento e, tra gli altri, ci intrigano e ci solleticano la ghiotta curiosità dell’assaggio, la Tartelletta di zucchine, servita fredda, con crema di zucchine, salsa di scamorza affumicata, gel di limone, sotto un velo leggerissimo di miele infusionato al peperoncino e mirto, che dona una straordinaria nota agrodolce e zucchine alla scapece con la loro acidità.

E, ancora la Sfoglia di peperone, senza farina, ottenuta solo dal succo di peperone centrifugato e un pizzico di cumino, passata in forno e cotta a 180°. Le ricette, chiaramente, sono elaborate nell’ottica di un cibo sano. Utilizzano  materie salutari, aprendosi a ingredienti nuovi (come il Kuzu, usato come additivo naturale).

Tra i main course la Ventresca di tonno alla puttanesca, cotta a bassa temperatura, marinata nella soia e grigliata al forno. Una crosta croccante che racchiude un morso scioglievole al palato.

E siccome va lontano chi viene da lontano, la famiglia Iaccarino ha ben chiara la vision che supporta le loro attività nei prossimi cinquanta anni: impatto positivo sul nostro meraviglioso piccolo pianeta.

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