«Costi fissi troppo alti, chiudo» Nadia Vincenzi saluta Erbusco
La regina del pesce cessa l'attività del ristorante Da Nadia. A pesare, spese mensili per circa 10mila euro e l'ennesima stretta sul canale Horeca imposta da monitoraggi e dpcm. «A 74 anni sono sicura che riaprirò»
09 marzo 2021 | 12:09
di Nicola Grolla
Nadia Vincenzi (Fonte: sito Da Nadia)
Una storia lunga 30 anni
Raggiunta al telefono, intenta a ricevere e leggere i tanti messaggi di solidarietà e sostegno, Nadia Vincenzi si emoziona quando parla del suo ristorante: «L'ho preso 30 anni fa e ci ho investito molto. Ora, a 74 anni, mi trovo a dover chiudere a causa del peso economico delle serrate imposte dai decreti. La struttura, che considero casa mia, costa in tutto 10mila euro al mese fra affitto, bollette e spese fisse». Situato nel pieno della Franciacorta, il ristorante Da Nadia ha ricevuto la stella Michelin nel 2012. Un ristorante che si è sempre imposto per la qualità della materia prima ed in particolare del pesce.
Aperture a singhiozzo e costi fissi i pesi
A poco sono serviti i ristori, così come i pochi spiragli di apertura nel corso dell'ultimo anno: «Ho lavorato a pieno regime, stante tutte le norme e i protocolli di sicurezza, solo in estate. Troppo poco per reggere; anche con l'aiuto degli esigui ristori che abbiamo ricevuto e che non possono minimamente compensare il periodo di chiusura forzata», afferma Vincenzi. Un aiuto sarebbe potuto arrivare dalla famiglia proprietaria dell'immobile. Ma nonostante la comprensione per la situazione in cui versava il Da Nadia, non c'è stato alcun passo ulteriore: «Le strade si sono divise. I proprietari forse potevano incorporare la mia attività nella loro. Ma non è andata così. Molto probabilmente al posto del mio ristorante ne sorgerà un altro nel prossimo futuro».
La sala del ristorante Da Nadia
Delivery? «Solo un ulteriore costo»
Specializzato in un menu di pesce, il ristorante Da Nadia ha sperimentato anche il delivery. Bocciato: «Si è rivelato più un costo aggiuntivo che altro. Inoltre, la consegna del cibo a domicilio non si è mai sposata bene con la nostra materia prima». Negativa anche l'apertura per il solo servizio del pranzo: «La nostra proposta e la nostra clientela hanno un target serale. Anche riattivare e riadattare le nostre linee per il servizio a pranzo è stato complicato», rivela Vincenzi.
Speranza nella ripartenza
Nel futuro, però, permane la speranza: «Non mi aspettavo tutti questi messaggi si solidarietà. Fra loro c'è già anche qualche proposta di collaborazione. Cosa che mi fa ben sperare per la ripartenza. Sono sicura, infatti, che riaprirò da un'altra parte. Magari in un locale più piccolo e a misura delle mie necessità e della mia offerta. Riproporrò sicuramente i piatti che mi hanno fatto conoscere e che i clienti apprezzano. In questi mesi, la clientela non è mancata. Anzi, con tutte le cautele del caso, la richiesta di mangiare fuori piuttosto che dentro, i commensali non sono mancati. Ma è il modello di business che non ha retto il peso economico delle chiusure», conclude Vincenzi.
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