Un combo tra buon cibo e ospitalità Zunica, dinner & bed a Civitella del Tronto

04 agosto 2017 | 11:43
di Vincenzo D’Antonio
Che bello acquisire in real time la consapevolezza di vivere memorabile customer experience in ambito di altrettanto memorabile customer journey. È successo e volentieri lo si racconta. Siamo in uno dei Borghi più belli del Belpaese! Siamo a Civitella del Tronto (Te), là dove il medio Adriatico, talvolta placido e talvolta birichino, si lascia ammirare dall’alto. E da Civitella del Tronto si lasciano compuntamente ammirare anche il severo Gran Sasso, quasi sempre innevate le sue cime, e la poderosa Maiella. Insomma, siamo nella quinta naturale di un panorama suggestivo di cui ci si inebria. È l’Abruzzo dolce, poco distante la Marca Picena con il suo splendido gioiello: Ascoli Piceno.



La fortezza borbonica che domina l’abitato è memoria viva di storia recente. Essa, inespugnata, costituì l’ultimo lembo italiano che il Regno di Sardegna annesse per commutarsi poi, Vittorio Emanuele II regnante, in Regno d’Italia. Nella piazza principale, in poderoso ed elegante palazzo del Seicento, l’albergo Zunica, attualmente condotto, siamo alla quarta generazione, dal prode Daniele Zunica. Diciassette camere molto confortevoli. È l’ospitalità schietta, quella che viene da sé, spontanea, quella che è sempre più difficile a farsi!



Al primo piano, elegante salone, tavoli ben distanziati, arredi in sintonia, quadri di Mark Kostabi alle pareti, il ristorante. Meta di gourmet, meritata la fama, si definirebbe, laddove possibile, l’intera struttura, incluso il vivace bar al piano terra, un D&B, ovvero un Dinner & Bed. Si viene per cenare; e poi, curve a scendere, etilometri e colpi di sonno, nulla di tutto ciò: si dorme nella componente “B” e l’indomani mattina gioiosa ed ottima è la prima colazione.



In cucina, una certezza della ristorazione abruzzese: Sabatino Lattanzi, dalla sua brigata ben coadiuvato. In sala, evidente la sua abilità, carismatica la sua presenza, il patron Daniele Zunica. L’impeccabile carta dei vini, ben lontana dallo sterminato offering costituito dalle altisonanti etichette ben note, bensì centrata su autentiche chicche, è governata dal sommelier Maurizio Neri.
Degusteremo al calice, felici gli abbinamenti, impeccabile il servizio, in successione, “Plenus” 2011, da sole uve Pecorino by Marina Palusci; a seguire un elegante quanto fresco Trebbiano d’Abruzzo Doc 2015 by Emidio Pepe, suadente e memorabile il suo colore oro vivo; a seguire, ancora, il Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2016 by Strappelli da sole uve Montepulciano d’Abruzzo, con il suo accattivante colore ciliegia. Tre vini molto interessanti, tutti e tre figli del territorio abruzzese.



Menu in funzione di stagioni e di poliedrico territorio. Imperativo inderogabile: freschezza ed alta qualità. I pani, squisiti, sono fatti in casa. Sabatino manda dalla cucina il suo benvenuto con un’eccellente preparazione, Spuma di prosciutto 24 mesi e granita di melone: temperature originali, abbracci gaudenti. Si prosegue, suadente il consiglio del patron Daniele, con Tacchinella allo specchio con carciofo e lampone disidratato: ottima e palesemente di non facile esecuzione.



E si giunge, a compimento degli antepasti, ad una proposta impegnativa: La modernità del pancotto. Il pancotto, si sa, era il cibo della società contadina. Elogio (all’epoca forzoso) del riutilizzo di tutto quanto edibile. Il pane, sacro a tavola, inconcepibile che divenisse rifiuto, lo si cuoceva in acqua e, variamente speziato, lo si riproponeva sul desco nel giorno successivo. Sabatino lo ha rielaborato, il pane cuoce in brodo di cappone e si lascia voluttuosamente contaminare da doviziose cadute di Parmigiano Reggiano Dop invecchiato 36 mesi.

Si prosegue con un primo piatto, impeccabilmente eseguito dallo chef Sabatino Lattanzi, che permarrà memorabile per quanto pregevole e squisito: Risotto sedano rapa, tartufo e caffè Si parlava di ospitalità schietta e naturale, ecco, mutuato ciò al ristorante, qui parliamo di una tale padronanza di tecniche ed una tale meticolosa attenzione agli ingredienti, che un risotto di tal fatta non ancora avevamo avuto modo di degustarlo!



Ancora, meditato assaggio di altro pregevole primo: Chitarra al ragù bianco d’agnello, pecorino e zafferano, altro riverente omaggio all’Abruzzo. Ed eccoci al secondo: Anatra al profumo d’arancia. Ci si avvia, lenti e gaudenti i tempi, alla conclusione di tale grande esperienza e giunge in tavola Omaggio allo zafferano de L’Aquila, dessert che rende memoria alla martoriata terra aquilana. In gustoso e ben riuscito contrappunto, a rinverdire augusta tradizione, il Ratafià Praesidium fatto a Prezza, nell’aquilano.

Sì, esperienza davvero memorabile. Grazie a Daniele, a Sabatino, a Maurizio. E grazie, soprattutto all’Abruzzo!

Per informazioni: www.hotelzunica.it

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