La Ciau del Tornavento: un ponte tra le Langhe e… le stelle
Il ristorante stellato nasconde una delle cantine più grandi d'Europa. Qui, lo Chef Maurilio Garola incanta con la sua arte culinaria, tra piatti che esaltano la materia prima e le eccellenze enologiche di una terra straordinaria
Inoltrarsi nelle Langhe, territorio di ondulate colline vitate e cieli vibranti, significa attraversare un paesaggio che parla il linguaggio del vino. E nel cuore di questo cammino, tra le verdi distese, nella piccola Treiso (Cn), sorge La Ciau del Tornavento, ristorante 1 stella Michelin nato dalla tenace determinazione di Maurilio Garola, chef patron, e Nadia Benech, restaurant manager, e sostenuto dalla preziosa collaborazione di Marco Lombardo, chef di cucina. Lontana dall'idea canonica di ristorante ingessato, La Ciau si rivela un emblema della convivialità, un luogo in cui l'arte della cucina si fonde con l'ospitalità piemontese.
Non è un luogo qualunque, ma un faro che illumina la cultura enogastronomica piemontese, quasi una sintesi di quell'abbraccio tra la natura generosa e l'ingegno umano che ha reso grande il Piemonte nel mondo. A pochi passi dal pulsare di centri più noti, come Alba o Bra, La Ciau del Tornavento si dischiude come un'oasi di quiete, un luogo dove il tempo sembra sospeso tra i calici di Barolo e i ricordi che il paesino evoca. Qui, ad attendere il visitatore, c'è molto più che un pasto: c'è un viaggio attraverso i sapori e le storie di una terra in cui la gastronomia non è solo cibo, ma un modo di vivere, di celebrare la vita e di raccontare chi siamo. A La Ciau del Tornavento, il Piemonte non si racconta soltanto: si assapora, si vive, si ama.
A La Ciau del Tornavento, Maurilio Garola, chef patron fra tradizione e ribellione
Nativo di San Bernardino di Trana, una piccola frazione vicino ai laghi di Avigliana, Maurilio Garola si è distinto fin dalla giovinezza per una personalità irrequieta e ribelle, oltreché per una precoce vocazione per la cucina. Vocazione che si è trasformata in mestiere attraverso le sue prime esperienze al Castagno, celebre gastronomia torinese, e in due ristoranti storici dell'epoca, la Vecchia Lanterna di Torino e il Val Sangone di Giaveno.
Garola ha inaugurato il suo ristorante, originariamente noto come "Hosteria La Ciau", a San Secondo di Pinerolo. L'ottenimento di una Stella Michelin, premio per una cucina d'autore di qualità, lo ha seguito otto anni più tardi nella sua nuova sede di prestigio a Treiso, dove il nome si è evoluto in "La Ciau del Tornavento". Garola si definisce autodidatta. La sua passione per la cucina è nata durante la sua infanzia, trascorsa tra le tavole dei ristoranti dove i suoi genitori lavoravano come camerieri nel fine settimana. Da quel momento, ha sviluppato una filosofia culinaria incentrata sulla materia prima di alta qualità, sul rispetto del sapore autentico del prodotto e su una creatività ben dosata, che mai si trasforma in esagerazione. Il suo stile non è la nouvelle cuisine, ma quello che definisce "Buon Cucin": una cucina "masticabile", con gusti ben distinti, che raggiungono il palato in tutta la loro autenticità.
I percorsi di degustazione a La Ciau del Tornavento
La Ciau del Tornavento presenta tre percorsi degustazione, ognuno progettato per offrire una prospettiva distinta.
- "Dal Mercato di Oggi" (120 euro) è un menu di sei portate al buio. Il genio dello chef si svela nella sua capacità di sfruttare i migliori prodotti del giorno, componendo una sequenza di pietanze che sorprendono e deliziano.
- "Dalla Tradizione della Ciau" (110 euro) rappresenta un omaggio alla tradizione culinaria piemontese, con piatti classici rivisitati in chiave moderna. Dalla croccantezza dei gamberi di Sanremo impanati nella nocciola, alla sapidità equilibrata del vitello tonnato, fino alla delicatezza del filetto di sanato impanato nei grissini al profumo di nocciola, ogni tappa è una riscoperta delle radici del territorio. Il dolce finale “Gelato di panna cotta, salsa di cioccolato, granita di caffè Lavazza, sale e pepe” è un perfetto equilibrio tra cremosità, croccantezza e la freschezza del caffè.
- "Dall'Acqua" (130 euro) è un percorso che celebra i doni del mare. Si inizia con la ceviche di ricciola, si passa attraverso la seppia marinata alla barbabietola e il tortello di burrata con pomodoro naturale e alici marinate, fino ad arrivare al branzino cotto sulla pelle. Il percorso si chiude con il dessert “Consistenze di pesca, amaretti e moscato”, un abbinamento che esalta la dolcezza della frutta e l'aroma del vino.
Ogni menu degustazione è un esempio di alta cucina che riflette l'approccio culinario di Maurilio: raffinato, ma sempre radicato nella tradizione e nel rispetto della materia prima.
I piatti iconici de La Ciau del Tornavento: tecnica e tradizione
Il rispetto per la materia prima, per l’appunto, unito alla tecnica raffinata e al legame profondo con la tradizione sono i pilastri di alcuni dei piatti più iconici proposti dalla Ciau del Tornavento.
Parliamo di classici come le “Code di Gamberi di Sanremo impanati nella Tonda Gentile”, piatto in cui l'attenzione ai dettagli è fondamentale. Il gambero viene pulito in modo scrupoloso, lasciando intatta solo la coda. L'impanatura è un esercizio preciso di bilanciamento fra grissini, mollica di pane e nocciole: il risultato è una crosta che darà la giusta consistenza al gambero. L'atto finale è una doppia cottura, in un olio caldo e in forno. Questo processo consente di ottenere una croccantezza dorata, che avvolge il gambero, trattenendo al suo interno il gusto intenso e dolce del mare.
Gli Agnolotti del Plin ripieni di Seirass sono l'omaggio del ristorante alla tradizione culinaria piemontese. La pasta, impastata con farina di alta qualità e tuorli d'uovo, viene accuratamente stesa per accogliere il ripieno. Quest'ultimo è un misto di Seirass, un formaggio piemontese, uova, parmigiano e timo serpillo. La cottura avviene in acqua arricchita con fieno di primo taglio, un processo che dona agli agnolotti un sapore terroso e autentico. Serviti in un profumatissimo nido di fieno, mantecati con burro e timo, questi agnolotti ci riportano all’istante tra i sapori e gli odori della campagna piemontese.
Infine, la Finanziera, altro omaggio alla cucina piemontese e alla sua capacità di utilizzare con maestria le interiora del vitello. Ogni parte, dal filetto al rognone, dalle animelle alle creste, viene trattata in modo distinto, poi amalgamata in un unico insieme di sapori grazie al brodo di carne, al Barolo, al marsala e all'aceto. Un’ode alla complessità e all’ingegno contadino di render difficile il facile, perché in natura nulla e scontato, nulla è banale ma tutto è un dono.
Un viaggio memorabile nella cantina della Ciau
La storia della Ciau, l’avrete intuito, è un romanzo ben scritto, con una trama che si addentra nel cuore delle verdeggianti colline delle Langhe. E in questo racconto, la cantina è un capitolo essenziale che riserva una svolta narrativa piena di sorprese. Sotterranea e vasta come un tempio antico, si estende nel sottosuolo con una quiete che sussurra storie di vitigni, di annate e di tradizioni.
Ognuna delle 70 mila bottiglie conservate al suo interno è un racconto a sé, un tassello di un mosaico che raccoglie l'arte e la scienza di centinaia di produttori provenienti da decine di nazioni. L'eterogeneità di queste etichette ricrea una mappa mondiale del vino, un atlante che abbraccia le espressioni vinicole di quattro continenti. Ma nel cuore di questo viaggio enoico, risiede il profondo legame con il territorio circostante delle Langhe. Ecco che Barolo e Barbaresco si rivelano come protagonisti indiscussi. Sono l'anima della cantina, rappresentando con orgoglio la metà della sontuosa collezione. A questi si affiancano vivaci rossi piemontesi e toscani, i bianchi variegati delle diverse regioni italiane, e i maestosi chateaux francesi. Senza dubbio una "chiave", come suggerisce il termine "Ciau" in piemontese, che apre la porta a un universo enologico senza confini. Non a caso, questo capitolo ha ricevuto il plauso di Wine Spectator per dieci anni consecutivi e ha ottenuto i prestigiosi Tre Bicchieri del suo Award of Excellence.
Ospitalità raffinata alla Locanda del Tornavento
Un tempo fulcro della comunicazione locale, l'antico ufficio postale del paese, oggi è diventato un gioiello di ospitalità raffinata, con un comfort moderno che si fonde perfettamente con il fascino di Treiso.
La Locanda del Tornavento vanta quattro esclusive camere, ognuna con il proprio salottino privato, che offrono un'atmosfera di intimità senza eguali. Ogni stanza è dotata di una terrazza privata, perfetta per ammirare il paesaggio mozzafiato delle Langhe, mentre il comfort è garantito da servizi come aria condizionata, connessione internet, televisore, minibar e cassaforte. Durante i mesi invernali, gli ospiti possono iniziare la giornata gustando la colazione nelle suggestive sale del ristorante, immergendosi in un'atmosfera che riflette la magia delle Langhe. Quando l'estate si dispiega nella sua piena gloria, la colazione viene servita nel giardino, offrendo una vista spettacolare sui vigneti che si estendono fino a perdita d'occhio.
Così, la Locanda de La Ciau del Tornavento diviene rifugio ideale per un soggiorno all'insegna del relax e del comfort. È più di una semplice locanda, è una "Casa" in ogni senso della parola, un luogo dove il calore dell'accoglienza e l'eleganza dell'ambiente creano un'esperienza indimenticabile.
Sincronia di eccellenze: Treiso, tra alta cucina e vini rari
La scoperta di un piatto nuovo fa più per la felicità del genere umano che la scoperta di una stella, scriveva il grande Anthelme Brillat-Savarin, pioniere del piacere gastronomico. E Treiso risponde all'appello con un'armonia che affascina e sorprende. Nel silenzio della Ciau del Tornavento, si profila l'intreccio tra la maestria stellata di Maurilio Garola e la cantina, che sfida i confini del possibile.
Non un semplice accostamento, bensì una simbiosi di rispetto e innovazione. L'occhio vede, il palato degusta, ma è l'anima che assimila, decifrando l'indizio di una ricerca quasi maniacale, un'attenzione ossessiva al dettaglio, un amore sussurrato per il vino e i suoi mille volti. Un dittico inatteso: l'ebbrezza di nuovi sapori e la stella Michelin di Garola, faro che guida il viaggiatore nel labirinto dei sensi.
La Ciau del Tornavento
Piazza Leopoldo Baracco 7 - Treiso (Cn)
Tel 0173 638333
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Alberto Lupini