Bertinoro, dal "balcone di Romagna" a caccia di vini e non solo

Un borgo autentico rinomato per la sua storia, il paesaggio e la cultura enogastronomica. Una meta interessante in qualunque periodo dell’anno anche per assaporare le tante tipicità e la bontà dei suoi vini

06 novembre 2022 | 10:30
di Tiziano Argazzi

Nel cuore della Romagna, sulle prime salite dell’Appennino forlivese, si incontra Bertinoro (Fc). Un suggestivo borgo medievale con mura, torri e case antiche e tante viuzze acciottolate che, dalla centrale Piazza della Libertà, si dipanano fino ad arrivare in ogni angolo del paese.

Bertinoro: il nome lo si deve a Galla Placidia

Il suo nome, secondo la leggenda, porterebbe a Galla Placidia per vari anni reggente dell’Impero Romano d’Occidente, in nome del figlio Valentiniano III che alla morte del padre, Costanzo III, aveva solo sei anni.

Si sta parlando dei primi decenni del V secolo d.C. In quegli anni Ravenna era la capitale dell’impero e Galla Placidia decise di spostarsi dalla corte imperiale per conoscere direttamente alcuni dei territori sotto il suo governo. In un caldo giorno d’estate con il suo seguito, fece sosta in un villaggio tra le colline dove gli abitanti le offrirono un boccale di “vinum albanum”, il vino bianco locale. Il colore dorato e il sapore della bevanda estasiarono a tal punto l’imperatrice che esclamò: «Degno tu sei di berti in oro e non in questa umile ciotola di terracotta, per rendere omaggio alla tua soavità». Le parole della sovrana ebbero un tale effetto sui residenti che decisero di chiamare il loro paese Bertinoro.


Albana: primadonna di Romagna

Il vino che entusiasmò Galla Placidia era sicuramente un parente molto stretto dell’attuale Albana, il bianco più rappresentativo della Romagna e in particolare di Bertinoro che può essere a ragione considerata la sua terra di elezione. Infatti, le due prime lettere del suo nome ricordano “e’ be’”, cioè il bere, che da queste parti identifica tout court il vino. Le ultime tre lettere invece si rifanno all’oro, che è il colore dell’Albana e dei vigneti in autunno.


Quindi il nome Bertinoro riassume in modo perfetto le tradizioni, i sapori e i colori della cittadina nel cuore della Romagna, che ha fatto del passato il suo presente più prezioso. Straordinario è anche il gioco di luci e ombre tra i filari di Albana al tramonto, uno spettacolo della natura che lascia senza fiato.


Qui si trova anche la “storica campana”, opera dell'artista Guerrino Bardeggia, celebrativa dell’Albana e della tradizione vinicola di Bertinoro e dell’intera Romagna. Ogni anno i suoi rintocchi annunciano l’inizio della raccolta dell’uva.


Gli altri due vini particolarmente legati a Bertinoro sono Sangiovese e Pagadebit. Per il primo, nei locali dell’assessorato al Turismo, è presente la Riserva Storica del Sangiovese, un grande archivio del vino dove, a partire dal 2010, vengono conservate le migliori bottiglie della produzione romagnola di Sangiovese, rappresentative dei diversi terroir dell’area.


Albana: un rosso travestito da bianco

L’Albana, che qualcuno ha definito, in maniera azzeccata, “un rosso travestito da bianco”, è al centro di una vera e propria rinascita grazie alla sua versatilità, nelle versioni secco e passito, fino all’ultima frontiera della macerazione in anfora, che la sta portando sempre più nell’Olimpo dei grandi bianchi d’Italia. È pure aumentato in modo significativo l’imbottigliato che è passato dalle 578mila bottiglie del 2017 alle 915mila dell’anno scorso.


A Bertinoro viene anche eletto, annualmente, l’ambasciatore dell’Albana: per il 2022 il riconoscimento è andato al salernitano Luca Matarazzi che in una finale “all’ultimo sorso” si è imposto sul romagnolo Marco Saiani, che si è “consolato” con il Premio Migliore comunicatore 2022.


Bertinoro è il balcone di Romagna

Bertinoro è pure conosciuto come il “Balcone della Romagna”, in quanto la terrazza panoramica di piazza della Libertà offre un grandissimo abbraccio sulle colline che si allunga fino alla pianura romagnola e al mare. A ben guardare però tutto il colle di Bertinoro è un grande balcone panoramico che si apre con splendidi squarci sulla pianura o sulle colline, a seconda della posizione in cui ci si trova: lungo la Via della Vendemmia (un vicolo storico di circa 100 metri dove sono esposte in modo permanente sette tele che rappresentano gli aspetti salienti della vigna e del vino), dall’alto della Rocca, all’inizio del Sentiero Monte dei Preti (che si trova a fianco della Porta del Soccorso) o nella piazzetta oggi parcheggio, ma un tempo sede del teatro Ermete Novelli.


Su piazza della Libertà si trovano anche Palazzo Ordelaffi, oggi sede del Municipio e la Cattedrale del XVI secolo a tre navate. All’interno opere di pregevole fattura tra cui la pala d’altare del XVIII secolo che raffigura le “Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria” patrona della città e il grande Crocefisso in legno del XVI secolo.


Capitale dell’ospitalità

A due passi dalla terrazza panoramica c’è la Colonna degli anelli, simbolo della grande ospitalità bertinorese. Secondo la tradizione è stata costruita per volere di due nobili del posto, per mettere fine alle dispute tra le famiglie patrizie di Bertinoro in tema di ospitalità.


Infatti, sulla colonna si trovano 12 “anelle”, una per ogni famiglia altolocata del borgo, utilizzate in epoca medievale da viandanti e pellegrini per legare i loro cavalli. In tal modo ognuno di loro individuava immediatamente la famiglia di cui sarebbe stato ospite. Questo rito antico rivive ancora oggi nella prima domenica di settembre, quando si celebra la Festa dell’ospitalità, una rievocazione in costume durante la quale le famiglie bertinoresi ospitano per un pranzo dentro casa, turisti e visitatori che intervengono alla manifestazione.


Alle spalle della “Colonna” si trova il quartiere della Giudecca dove ha vissuto per vari secoli una fiorente comunità ebraica. Qui nacque anche Ovadyah Yare, noto come il “Gran Bertinoro”, uno dei più celebri commentatori delle leggi ebraiche.


La Rocca: simbolo millenario di Bertinoro

Sul Monte Cesubeo svetta la millenaria Rocca che riassume la storia di Bertinoro in tutte le sue vicende. Oggi al suo interno si trova un Centro residenziale universitario legato all’Alma Mater di Bologna che ospita corsi di formazione, seminari e convegni.


Al pianterreno è stato allestito il Museo Interreligioso, un luogo unico e per certi versi magico, dove ammirare luoghi e oggetti che legano l’uomo e la sua storia alle tre grandi fedi monoteiste. Prima di visitarlo merita uno sguardo il portale d’ingresso, scolpito utilizzando lo spungone, un particolare tipo di roccia arenaria calcarea, riconoscibile per il suo aspetto spugnoso a cui deve il nome (la forma dialettale è spugnò o spungò) e che oggi rappresenta l’ossatura della catena collinare che corre da Bertinoro verso Castrocaro e Predappio.


Museo Interreligioso: luogo di incontro e dialogo

Il Museo, che non ha eguali in Italia, si articola in una decina di sale suddivise in tre sezioni (una per religione: Cristianesimo, Ebraismo e Islam) dove sono esposti importanti oggetti d'arte, quali il prezioso manoscritto settecentesco proveniente da Venezia, che presenta il commento alla Mishnà del bertinorese Ovadiah Yarè.


Pieve di San Donato e Giosuè Carducci

A tre chilometri dal capoluogo, sul crinale che da Monte Cavallo si abbassa lentamente fino a Monte Casale si trova la meravigliosa Pieve di San Donato in Polenta. Di origini longobarde è stata celebrata da Giosuè Carducci con l’ode “La chiesa di Polenta” che ricorda l’ospitalità ricevuta da Dante Alighieri da parte di Guido Da Polenta il nobile del luogo.


Riconosciuta “monumento nazionale” ha la facciata a forma di capanna, semplice e armoniosa. È occupata a sinistra dal campanile, che fa tutt’uno con il corpo principale dell’edificio. Interessante anche il sagrato dove spiccano il busto marmoreo del Carducci che volge le spalle alla canonica. Lungo i due lati aperti alcuni vecchi tigli donano, ancora oggi, un po’ d’ombra e di refrigerio ai passanti.


Dalla collinetta dietro la chiesa lo sguardo corre veloce verso ciò che rimane del Castello dei Da Polenta e sul mitico “Cipresso di Francesca” che ancora oggi spicca in località Conzano, a poca distanza dalla Pieve. Secondo la tradizione era il luogo preferito da Francesca da Rimini una eroina, secondo Carducci, che la descrive come simbolo di libertà: «agile e solo vien di colle in colle, quasi accennando l’arduo cipresso. Forse Francesca temprò qui li ardenti occhi al sorriso».


Alla scoperta delle tipicità bertinoresi

Bertinoro è pure rinomato per i tanti prodotti tipici: vini, insaccati, olio, dolci e prelibatezze di ogni genere. La sua cucina è ricca in particolare di primi piatti, tra cui i cappelletti e gli strozzapreti creati dalle “sfogline” che lavorano la pasta rigorosamente sempre a mano con il mattarello.


La regina dello street food romagnolo è la piadina, che in Romagna si chiama semplicemente “La piè”: un disco di pasta che gli ardori del fuoco hanno reso friabile, tenero e delicatissimo al gusto che si sposa perfettamente con i salumi ed i formaggi freschi del territorio. Altro piatto tradizionale è la “spoja lorda” costituita da piccoli quadretti di pasta all’uovo, dai bordi frastagliati, ripieni di ricotta mista, uova, parmigiano reggiano e un pizzico di sale. Deve il suo nome al modo dialettale utilizzato per indicare che la pasta è appena sporcata in quanto il ripieno non è abbondante.


Assolutamente da provare anche i passatelli, emblema della tradizionale cucina contadina, povera d’ingredienti ma ricca di sapore. Oltre alla versione tradizionale, cioè cotti in brodo di gallina, si possono provare asciutti con l’accompagnamento dei sughi più disparati.


Dove degustare e dove dormire

Dove mangiare: per provare le varie specialità bertinoresi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Sul territorio sono presenti innumerevoli ristoranti, osterie, enoteche ed agriturismi di ottimo livello. In centro a Bertinoro si può provare l’Enoteca Bistrot Colonna, un locale suggestivo ricavato da un ex cinema. È gestito da Luca Gatta, pianista prestato all’enogastronomia, assieme al fratello Luciano e a Marilena Siboni. Propone una cucina semplice con piatti legati alla tradizione, leggermente rivisitati con uno sguardo alla territorialità ed alla stagionalità dei prodotti.


A Polenta si consiglia una sosta gustosa al Vecchio Trebbo una storica trattoria romagnola di fine Ottocento. Già il nome, Trébb¸ identifica un luogo dove la convivialità è di casa anche grazie a Emanuela, la proprietaria che contribuisce a creare la tipica atmosfera delle osterie di una volta. Buona la cucina che propone piatti della tradizione romagnola, semplici e di qualità: poche cose, ma tutte buone a cominciare dalle tagliatelle rigorosamente al ragù.


Ultima tappa alla Ca’ de Be’ cioè la Casa del vino che si trova sotto il “terrazzo di Romagna” di Piazza della Libertà. Un ritrovo dove gustare i piatti della tradizione romagnola e brindare con uno dei vini della rifornita cantina che raccontano la storia della Romagna vinicola. Un affascinante viaggio racchiuso in circa 400 etichette: da Imola a Rimini, passando per Brisighella, Modigliana e, ovviamente, Bertinoro.

Dove dormire: a Bertinoro, in pieno centro storico c’è l’Hotel Panorama, un antico palazzo restaurato nel migliore dei modi anche in termini di comodità. Le camere riportano all’antica ospitalità bertinorese… anche nel nome: Nettare, Delizia, Armonia, Abbraccio, Respiro, Poesia, Bacio, Carezza, Incanto ed Emozione.


Gli indirizzi

Enoteca Bistrot Colonna
Via Arrigo Mainardi 10/12 - 47032 Bertinoro (Fc)
Tel 0543 444333


Vecchio Trebbo
Via Polenta Snc - 47032 Bertinoro (Fc)
Tel 0543 444002


Ca’ de Bè Osteria Enoteca
Piazza della Libertà 9/b - 47032 Bertinoro (Fc)
Tel 0543 444435


Hotel Panorama
Piazza della Libertà 11 - 47032 Bertinoro (Fc)
Tel 0543 807348

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