Al Moro di Monza i fratelli Butticè portano nel piatto la letteratura siciliana
Il ristorante ha presentato il nuovo menu estivo "Viaggio d'Autore in Sicilia". Ogni piatto incarna nella propria essenza alcuni passi delle opere di Pirandello, Verga, Camilleri e Tomasi di Lampedusa
Negli ultimi anni la città di Monza è stata al centro di uno sviluppo dinamico dovuto al susseguirsi di eventi dal carattere internazionale che hanno portato un sempre maggior numero di turisti nel capoluogo brianzolo. In questo contesto i fratelli Butticè, Vincenzo, Salvatore e Antonella, del ristorante Il Moro hanno saputo cavalcare l’onda della crescita senza abbandonare mai l’anima siciliana a cui sono profondamente legati, anzi, esaltandola e innalzandola ad un livello superiore.
I fratelli Butticè si fanno, quindi, ambasciatori dell’accoglienza tipica siciliana e hanno saputo tessere negli anni una rete di rapporti con il territorio in cui si sono perfettamente ambientati a partire dal 1996, questo li ha portati a consolidare la propria idea di ospitalità e di cucina. Una cucina in cui nessun dettaglio è lasciato al caso e che sa trasmettere la tradizione e allo stesso tempo ne coniuga i sapori grazie ad un’interpretazione innovativa e non banale, frutto di una crescita maturata attraverso l’esperienza pluridecennale e grazie alla ricerca della perfetta esaltazione dei prodotti isolani. Il Moro apre le porte ai propri ospiti in un’atmosfera elegante e contemporanea in cui interni si arricchiscono della presenza di arti figurative contemporanee e di elementi dell’artigianalità ceramista siciliana. Le poltrone, di design contemporaneo, completano la tavola in radica di noce nazionale in modo da rendere l’esperienza unica, comoda ed avvolgente.
La presentazione del nuovo menu estivo
Ieri, in questo contesto, si è tenuta la cena per presentare il nuovo menu estivo del ristorante e abbiamo potuto vivere un’esperienza di autentica cucina siciliana nel cuore pulsante della Lombardia. Il nuovo percorso gustativo si chiama «Viaggio d’autore in Sicilia» e accompagnerà per tutta la stagione gli avventori de Il Moro alla scoperta di un percorso gastro-letterario ideato da Vincenzo e Salvatore. Come molti sapranno la Sicilia è una terra nota per il suo fascino senza tempo, per la sua storia millenaria che si respira un po’ ovunque, per il suo mare, ma è anche la patria di alcuni tra i più celebri artisti che hanno fatto la storia della letteratura italiana.
Il menu è stato creato per celebrare i frutti, sotto ogni punto di vista, delle Terre siciliane, oltre che l'arrivo dell’estate, e presenta una vasta selezione di piatti che incorporano ingredienti freschi e di stagione, accompagnando ognuno di essi con una citazione letteraria: da Verga, «I malavoglia» a «I Galletti del Bottaio» di Luigi Pirandello, passando per «La Sirena» di Giuseppe Tomasi, «Il ladro di merendine» di Camilleri. Proprio a loro e alle loro opere il Moro ha dedicato un percorso gustativo stagionale che si snoda e si dipana partendo proprio dall’analisi critica e attenta di alcuni dei testi più famosi dei letterati Siciliani di diverse epoche, permettendo di essere trasportati in un multiverso di cultura e sapori. Le portate raccontano le loro storie attraverso il cibo che, da sempre, per i fratelli Butticé non può che essere «materia trasversale».
Un percorso gastro-letterario alla scoperta della Sicilia
Il menu prevede l’abbinamento di tre vini, sempre di origine siciliana ovviamente, selezionati dalla sommelier Antonella Butticè. Tra le specialità del nuovo menu, si può quindi gustare «La sicilitudine nel gambero di Sicilia», un piatto a base di gambero rosso di Sicilia e caponata, al quale sarà abbinato un vino millesimato siciliano chardonnay in purezza, l’Almerita Brut di Tasca D’Almerita.
La predominanza è di piatti a base di pesce ma è presente in carta un piatto adatto agli amanti della carne bianca «Il pollo ruspante, la patata montata e il peperone e la mandorla»; in cui il pollo ruspante allevato allo stato semi brado sarà abbinato ad un vino con profumi di frutti rossi e rimandi di note erbacee con una leggera balsamicità, il Diciassettesalme di Cottanera
Naturalmente in un viaggio nelle tradizioni sicule non poteva mancare «sua maestà» il tonno con «Dal tonno al tonno», per cui gli chef hanno voluto lavorare una ventresca di tonno rosso Sicilia, con note umamiche e dolci. Da segnalare alla fine, ma non per importanza, che tutti i lievitati tipici che accompagnano la cena (pane cunzato, sfincione, croissant salati, focacce e grissini) sono prodotti direttamente dal ristorante.
Per chiudere vi lasciamo di seguito i piatti del nuovo menu con gli estratti delle opere che ne hanno ispirato la creazione e che ne incarnano l’essenza, ma per scoprirne i sapori non vi resta altro che andare a trovare i fratelli Butticè nel loro tempio sacro della cucina siciliana e farvi trasportare alla scoperta della vera anima gastro-letteraria siciliana.
Viaggio D’Autore in Sicilia
La sicilitudine nel gambero di Sicilia (Dedica a Pirandello: «In corpore Vili»)
«Vai via da qua! - dice Cosimino alla serva. Poi parla con il pescivendolo: - Non ascoltatela! Non deve comprare queste cose! - La Sgriscia mette le mani sui fianchi, arrabbiata, ma Cosimino non le dà il tempo di rispondere; le dà uno spinta e ricomincia: - Vai via da qua! - ripete. . Il pescivendolo difende la donna, che inizia a gridare: intanto arrivano persone da tutto il mercato a guardare cosa succede. Cosimino urla, furibondo: - No, no! Gamberi no! Don Ravanà non può e non deve mangiare gamberi! Tu- dice alla Sgriscia- lo tenti come il demonio e gli rovini lo stomaco!».
Dal tonno al tonno (Dedica a Verga: «I malavoglia»)
«Invece compare Tino, seduto come un presidente, sugli scalini della chiesa, sputava sentenze: - Sentite a me; prima della rivoluzione era tutt’altra cosa. Adesso i pesci sono maliziati, ve lo dico io!
- No; le acciughe sentono il grecale ventiquattr’ore prima di arrivare, riprendeva padron ’Ntoni; - è sempre stato così; l’acciuga è un pesce che ha più giudizio del tonno. Ora di là del Capo dei Mulini, li scopano dal mare tutti in una volta, colle reti fitte».
Il risotto e le sarde (Dedica a Pirandello: « Concorso per Referendario al Consiglio di Stato»)
«Lagumina ...perdeva la fiducia, ma non l’appetito! Mangiava come se digiunasse da giorni! Mandava giù un piattone di risotto senza accorgersene, continuando a parlare del concorso. Mentre parlava non si accorgeva di aver ripulito il piatto e con la forchetta continuava a cercare altro risotto. Quando si accorge che ha il piatto vuoto, guarda gli altri commensali, poi guarda il cameriere e dice: - Mi è sembrato buono, se non sbaglio. Vogliamo fare un bis? Portamene un altro. Eh, l’aria di montagna!..».
La sensualità dei ricci di mare (Dedica a G. Tomasi di Lampedusa «La Sirena»)
«[…] sono la più bella cosa che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili, profumati di sale e di alghe. Che tifo e tifo! Saranno pericolosi come tutti i doni del mare che dà la morte insieme all’immortalità. A Siracusa li ho perennemente richiesti a Paolo Orsi. Che sapore, che aspetto divino! Il più bel ricordo dei miei ultimi cinquanta anni!..».
La triglia fritta, manzo e zarchiceddi (Dedica ad A. Camilleri «Il Ladro di Merendine»)
«..il commissario, nonostante la fidanzata Livia sia appena arrivata dall’aeroporto, fa una tappa al ristorante di Calogero per gustare un succulento piatto di triglie fritte, giustificando poi il suo ritardo e l’inconfondibile odore di fritto che trasuda dai suoi abiti, con la scusa d’aver dovuto interrogare il gestore d’una friggitoria».
Il pollo ruspante, la patata montata e u cavulu trunzu (Dedica a Pirandello «I Galletti del Bottaio»)
«L’uomo infatti, seduto nella cucinetta, mentre osserva con ammirazione «la moglie più vispa del solito, accesa in volto dal calore del fuoco sotto la pentola, stretta la vitina da una veste nuova, a fiorami…», pensa: «ha ben ragione, la poverina! È così dolce star soli insieme, nell’intimità, senza visi estranei a tavola, che ti tengan sospeso, non abbia tu bene soddisfatti i loro gusti...». «Nonostante i buoni propositi, non riesce a tenere fede alla promessa e invita un ospite. La moglie offesa, inventa uno stratagemma per allontanare prima l’ospite inatteso e sgradito, poi il marito. Rimasta sola si spolpa comodamente i due saporitissimi galletti, cucinati con tanta cura».
Biancomangiare (Dessert dedica a G. Tomasi di Lampedusa «Il Gattopardo»)
«nella scena del celebre Gran ballo in cui Don Fabrizio si siede al tavolo per gustarlo…
«... Mentre degustava la raffinata mescolanza di bianco mangiare, pistacchio e cannella racchiusa nei dolci che aveva scelti, Don Fabrizio conversava con Pallavicino e si accorgeva che questi, al di là delle frasi zuccherose riservate forse alle signore, era tutt’altro che imbecille».
Ristorante Il Moro
Via Parravicini 44 20900
Tel + 39 039 327899
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Alberto Lupini