A Roma un locale “senza nome” ma ricco di contenuti

Si chiama Untitled 53, il piccolo locale "senza nome" a pochi passi da Campo dei Fiori che offre una cucina dai sapori autentici, ricca di contaminazioni e soprattutto conviviale di Cecilia Moro e Mariangela Castellana

27 febbraio 2022 | 12:30
di Mariella Morosi

Era scritto che due giovani donne, Cecilia Moro e Mariangela Castellana, una cuoca e l'altra avvocato, unite dalla passione del buon cibo e del buon bere, si incontrassero per caso e si unissero in un progetto comune, azzerando esperienze e carriere. È nato così a pochi passi da Campo dei Fiori Untitled 53, un piccolo locale "senza nome" che offre una cucina dai sapori autentici, ricca di contaminazioni e soprattutto conviviale: come si dice in Spagna “para compartir”.


Ristorante senza… nome

Tutto è stato deciso con istinto e convinzione, tranne il nome. Avranno certamente pensato all'identità da assegnare alla loro creazione, ma poi hanno optato per "Untitled 53", il numero civico di Via Monti della Farina. È un ristorante "senza titolo" che proprio per questo può comprenderli tutti offrendo gusto e sorpresa senza confini, perché ognuno possa trovarvi uno spazio e un tempo indefinito, una parentesi tutta da riempire e una soddisfacente esperienza al di là delle aspettative.


Menu contenuto e intrigante

Il menu è contenuto e intrigante mentre è sterminata la carta dei vini, di un assortimento ben pensato che è difficile trovare anche in un blasonato ristorante stellato. Forse è così in omaggio a Brunello, il cane di Mariangela dal nome fin troppo evocativo che le ha fatte incontrare a Bologna ad una festa di matrimonio. Il resto promette di essere storia, ma ancora tutta da sviluppare perché il locale ha appena aperto i battenti con una proposta day long e con il concept “Bites & Wines”.


Dalle tapas ai… morsi e morsetti, passando per i classici

Galeotto fu infatti un viaggio della cuoca Cecilia Moro a Valencia e nelle sue storiche tapasserie con tutte le suggestioni dello stare insieme a tavola gustando le tapas, piccoli deliziosi assaggi così come escono dalla cucina, stimolando il palato con sensazioni sempre diverse e senza un ordine preciso, in alternanza di forme, sapori e combinazioni. Qui si chiamano "morsi" e "morsetti", una modularità amata dalla cuoca che si definisce esploratrice enogastronomica. «È qualcosa che va oltre la dimensione della porzione - dice- e i colori e la fusione dei sapori danno la sensazione che si tratti di giocare insieme mentre si è al tavolo».

 


La proposta, elaborata insieme al sous chef Andrea Riva, prevede anche dei menu degustazione più o meno complessi, dal Viaggio breve (35 euro) al Percorso della chef, che spazia fra piatti di carne, pesce e verdure (50 euro). Impossibile non prevedere anche la presenza dei superclassici primi romani, come la Carbonara, qui servita con una mantecatura avvolgente e leggera che non ne risparmia l'intensità. Ma ci sono piatti "eretici" atti a provocare diffidenza in chi legge il menu, tipo Cacio e pepe iodata con brodo di anguilla affumicata, bottarga e zest di limone o Dumpling di coda alla vaccinara, un immaginario viaggio fra Roma e Shanghai dove era di casa una parte della sua famiglia. Per poi naturalmente ricredersi alla prova. «È dalla contaminazione – sostengono - che nascono idee nuove, commistioni vincenti, evoluzioni. Se il viaggio sono i viaggiatori, il biglietto sarà un piatto ed un calice». È quindi naturale lasciarsi coinvolgere ascoltando le dritte di Mariangela che in stretto collegamento con la cucina ne anticipa la composizione. Il viaggio prevede anche il Carciofo alla Giudia con matcha, alici e ajoli, che va dal Ghetto di Roma al Giappone e alla Spagna; mentre gli Agnolotti del Plin al tovagliolo ripieni di sugo all’amatriciana, sono un Roma-Torino senza fermate. E ancora piatti di pesce come il Salmone Upstream teriyaki flambè, rapa rossa, mela Granny Smith e kefir oppure il Tacos con polpo, patata, paprika e la sua maionese. Non c'è solo Italia, quindi, ma anche Francia, con i suoi migliori formaggi e il burro di Normandia, e ancora Spagna, con le alici del Cantabrico, che sono servite con il suddetto burro e il Pan Brioche ai tre agrumi fatto in casa.


Molto interessante la carta dei vini

I migliori abbinamenti con i vini, molti anche al calice, sono il campo di Mariangela. La carta merita una lettura approfondita per competenza e varietà dei vini e degli spirits. «Ci siamo impegnati molto per farla così» ammette, e ne parla volentieri con un’impostazione friendly, in cui prevale il racconto, ma senza mai essere troppo accademici. Conosce bene le cantine dei piccoli vigneron indipendenti, in Italia e all’estero, con una particolare predilezione per lo Champagne e con attenzione al biologico e al biodinamico. Stessa cura nella scelta delle birre, una ventina di tipologie artigianali e c'è la carta dei distillati e delle grappe, dei vini dolci e degli orange wines. Non mancano i cocktails classici ed è altrettanto interessanti, proprio perché si viene accolti a tutte le ore dal pomeriggio alla sera, la scelta dei soft drinks e della caffetteria, abbinata a dolci e dolcetti mai banali. Si può degustare semplicemente un calice, scegliere e bere una bottiglia, affiancare al vino o alle birre qualche assaggio, o decidere di concedersi una cena completa. O fare tutte queste cose in un crescendo.


Massima attenzione per i produttori locali e materie prime

Grande attenzione alla freschezza e alla qualità della materia prima, che passa dalle mani di artigiani e di agricoltori o che arriva da storiche botteghe della Capitale. Il pane è del vicino Antico Forno Roscioli. «Tutti i nostri fornitori sia in ambito di food che beverage, – dicono – sono selezionati secondo criteri che rispondono sia alla qualità che alla tematica dell’etica a noi molto cara». Scelta consapevole anche nella selezione delle birre, preferibilmente in lattina, perché riciclabili e meno impattanti. 

L'ambiente, progettato dall’interior designer Adalberto De Paoli, è lineare e intimo e la sala interna prevede circa 24 coperti. Con l’arrivo della primavera, il dehors ne ospiterà altri 12. A questo si aggiunge una saletta da 6 persone al piano inferiore per eventi privati.


Due donne, una passione

Cecilia Moro, 30 anni è romana, con po' di sangue orientale e vanta esperienze in tante cucine stellate come Pascucci al Porticciolo di Fiumicino, che le ha insegnato a trattare il pesce, poi Ugo Alciati in Piemonte, Don Alfonso a Sorrento, Alice a Milano con Viviana Varese. E ancora, ha fatto esperienze nel Padiglione Uruguay di Milano Expo, alla Porta di Bologna, fino alla francese Chévre D'Or ad Eze e con Mirka Pascucci e Francesca Ciucci all'enoteca La Ciambella Bar a Vin al Pantheon.


Mariangela Castellana è wine lover ma anche di craft beers e spirits (in particolare il gin), da sempre alla ricerca di prodotti nuovi. Avvocato a Bologna, ha collaborato con la Davines spa di Parma, società sensibile al tema dell’etica e della sostenibilità fin dai tempi pionieristici. È così che si è innamorata del concetto di “bellezza sostenibile”, che ora porta avanti con Cecilia. È sommelier, ma pensa di essere ancora all'inizio di un percorso affascinante e coinvolgente. Ha la Francia nel cuore dagli anni con cui a Parma si era confrontata con Mariella e Guido della locanda Mariella a Fragno, con Matteo Pessina, docente Alma e sua guida “enologica spirituale”, e con Roberto della Enoteca Giramondo.


Andrea Riva, sous chef, brianzolo, ha 27 anni, e anche nel suo caso spunta una nonna siciliana che lo ha iniziato ai segreti dei fornelli. L'incontro con Cecilia risale agli anni milanesi da Alice di Viviana Varese. Ha una grande passione per l'arte bianca e la sua focaccia abbinata al tagliere dei salumi e dei formaggi la esprime in pieno.


Untitled 53
Via Del Monte Della Farina 53 - 00186 Roma
Tel 06 8793 0860
www.untitledrestaurant.com

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