Il coronavirus continua a fare paura:
bloccato il flusso di turisti provenienti dalla Cina, in tanti stanno rinunciando alle loro vacanze nel nostro Paese per paura di un contagio. Timori infondati, che però si stanno estendendo a macchia d’olio, con ripercussioni ancora imprevedibili, ma senz’altro molto gravi. La prima organizzazione a fare un conto approssimativo delle perdite è Federalberghi Roma, che ha quantificato in 500 milioni di euro le
perdite per gli alberghi della
Capitale.
Turisti in fuga dagli alberghi
«Facendo un paragone con quello che è successo con la Sars - dice il presidente
Giuseppe Roscioli - e stimando che questa situazione possa durare sei mesi, la perdita per gli hotel romani potrebbe ammontare a non meno di 500 milioni». Federalberghi ha dato il via a una raccolta di fondi tra gli associati per coprire, almeno in parte, le prenotazioni perse.
Intanto a Milano la comunità si è mobilitata nel fine settimana per sostenere le attività dei cittadini stranieri: centinaia di milanesi si sono dati appuntamento in via Paolo Sarpi, nel cuore del quartiere cinese, per un pranzo collettivo a base di specialità cinesi e asiatiche, contro proprio la psicosi che in queste ultime settimane sta svuotando i locali non solo nel capoluogo lombardo, ma un po’ in tutta Italia.
E a rischio c’è anche l’export italiano in Cina. Dopo aver fatto segnare il record storico nel 2019 per un valore stimato in 460 milioni di euro, con un aumento del 5% grazie alla progressiva apertura del gigante asiatico a stili di vita occidentali, l’inizio del 2020 rischia di far segnare una brusca frenata, proprio a causa delle paure legate al coronavirus. «I vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio - sottolinea la Coldiretti - si stanno riflettendo anche sulla logistica delle merci con incertezze e ritardi che impattano sugli scambi commerciali. A pesare sono anche i limiti agli spostamenti interni dei cittadini cinesi che cambiano le abitudini di consumo soprattutto fuori casa».
A pagare un conto salato rischia di essere dunque il Made in Italy a tavola con il vino che è il prodotto tricolore più esportato in Cina per un valore stimato dalla Coldiretti in 140 milioni di euro nel 2019. La Cina per effetto di una crescita ininterrotta della domanda è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi.
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Alberto Lupini