Vino, Italia regina della produzione Ma ne consumiamo solo il 56%

Le proiezioni dell’Organizzazione della vigna e del vino parlano di 47 milioni di ettolitri. Siamo primi davanti a Spagna e Francia, ma su 78 litri di vino prodotti a testa, ne beviamo appena 44 . Tra i fattori che aiutano l'esportazione di vino italiano all'estero, c'è senz'altro lo sviluppo dell'enoturismo

05 novembre 2019 | 09:37
di Vincenzo D’Antonio
Le attese proiezioni dell’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) inerenti alla vendemmia 2019 ci consentono di trarre alcune interessanti indicazioni. Per fare ciò dobbiamo però porre delle doverose premesse.
Individuiamo l’universo d’indagine in 18 Paesi. Costoro hanno la caratteristica di essere sia produttori che consumatori di vino. Sono presenti tutti e 5 i continenti se consideriamo, come è corretto fare, la Russia e la Georgia due stati transcontinentali. Sono fuori dall’universo indagato la Cina e l’India.

L'Italia produrrà quest'anno circa 47 milioni di ettolitri di vino

Sul podio dei Paesi maggiori produttori al mondo, troviamo l’Italia al primo posto con 47milioni di ettolitri (con un'annata che si preannuncia eccezionale), seconda la Francia (42) e terza la Spagna (34). Insieme questi tre Paesi fanno pressappoco (il pressappoco salvifico, il pressappoco valore aggiunto) il 51% del totale della produzione dei 18 Paesi.

Ma adesso, ecco una prima componente originale dell’indagine e quindi una prima analisi ottenuta correlando dati, individuiamo un valore nuovo: i litri per abitante. Se ognuno di noi producesse vino, quanto ne produrremmo a testa?
E qui il podio è inalterato per la prima posizione. È sempre l’Italia. Noi produciamo a testa 78 litri di vino. La Spagna diventa seconda con 72 litri a testa, la Francia viene scalzata dal podio in quanto produce “solo” 63 litri a testa ponendosi al quinto posto laddove il terzo è occupato dal Portogallo con 70 litri a testa ed il quarto dal Cile con 67 litri a testa.

Procediamo ulteriormente nell’analisi aggregando un altro dato: il consumo pro capite. Qui le posizioni si frammischiano ulteriormente. Al primo posto troviamo ex aequo il Portogallo e la Francia, ciascheduno Paese con un consumo pro capite di 51 litri. Al terzo posto l’Italia con 44. La Spagna scivola nelle posizioni di coda con un consumo pro capite di soli 21 litri. Ancora di meno il Cile con 17 litri.

E adesso eccoci ad un’elaborazione di “grande complessità”. Calcoliamo la differenza tra “produzione pro capite” e “consumo pro capite”. Ovviamente avremo risultati positivi, ovvero con saldo “+” laddove si produce più di quanto si consumi, ed avremo risultati negativi, ovvero con saldo “-“ laddove si consuma più di quanto si produce. E l’analisi ci concede anche due situazioni di saldo zero, ovvero di pari quantità tra produzione e consumo. I due Paesi sono Argentina (30 e 30) e Romania (25 e 25).

Ci studiamo adesso testa e coda della classifica così ottenuta. Ne dedurremo agevolmente che i primi 5 Paesi per saldo positivo (si produce più di quanto si consuma) sono naturalmente orientati (vorremmo dire “obbligati”) ad esportare. In testa alla classifica la Spagna con saldo 51; secondo il Cile (50); terza la Nuova Zelanda (38); quarta l’Italia (34); quinta la Georgia (26). Scopriamo che la Francia, Paese esportatore per eccellenza in virtù della qualità e della fama dei suoi vini, ha saldo 12, ben inferiore alla Spagna ed all’Italia con la quale, lo ricordiamo, condivide il podio dei tre maggiori produttori al mondo.

Qui è altrettanto importante, in questa originale disamina, valutare anche le posizioni di coda, i saldi a più alto valore negativo. Sono codesti, agevole la considerazione, Paesi orientati (“obbligati”) ad importare. Quali sono? Al primo posto partendo dal basso, lasciando tutti increduli, la Svizzera, che ha saldo -28. Ogni cittadino della Confederazione elvetica, dopo che ha bevuto gli 11 litri che si è autoprodotto, deve acquisirne ben 28 per arrivare al suo consumo annuo di 39 litri. E poi al secondo posto dal basso, ovvero penultima posizione, la Germania con saldo -9. Terzultimi, bene attesi, gli Usa con saldo -4. Quartultima con saldo -3 la Russia e quintultimo con saldo -1 il Brasile. Alcune informazioni erano perlopiù attese ed altre si rivelano interessanti sorprese.

Facciamo focus sull’Italia. Primi produttori al mondo con 47 milioni di ettolitri, ovvero ognuno di noi produce 78 litri di vino. Ne consumiamo “solo” 44 litri all’anno e ne consegue un surplus di 34 litri di vino da collocare nel mondo. Siamo “obbligati” ad esportare e lo sappiamo fare sufficientemente bene. Il problema è che almeno altri 4 Paesi sono “obbligati ad esportare ed anche costoro, va detto, sanno espletare questa attività in modo più che egregio.

Dove si gioca allora la partita? Evidentemente uno degli asset strategici che genera vantaggio competitivo e quel fattore distintivo in virtù del quale si preferisce il vino “made in Italy” è perché si è vissuta l’esperienza del viaggio in Italia e, in esso, si è stati “enoturisti”. Si è visitato il vigneto, si è visitata la cantina, ci si è giovati di una degustazione guidata, ci si è deliziati con la visita al territorio circostante. La somma di ciò ha generato un tale insieme di emozioni piacevoli e memorabili che l’acquisto del vino ne diviene azione naturalmente scaturente. Sì, è l’enoturismo uno dei fattori concorrenti al successo del vino italiano nel mondo.

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Alberto Lupini


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