Vince AirBnb, niente tetto alle commissioni di prenotazione

Non è passata la modifica al Decreto Taglia prezzi che chiedeva un tetto massimo dell'8% sulle commissioni online legate alle prenotazioni degli alberghi. L'emendamento era infatti passibile di ricorso

10 maggio 2022 | 16:26

Quello che poteva essere l'inizio di un nuovo capitolo nella guerra tra alberghi e aziende che operano nel settore degli affitti brevi e delle prenotazioni negli hotel tramite i portali online si è subito chiuso. È infatti saltato all'ultimo l'emendamento al Decreto legge Taglia prezzi che chiedeva un tetto dell'8% alle commissioni che le piattaforme come AirBnb e Booking fanno pagare agli alberghi per comparire negli elenchi dei loro portali. Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, a Roma è prevalso il timore che, se fosse stata accolta, la modifica si sarebbe prestata a ricorsi alla Corte di giustizia europea.

Il problema però resta caldo; il prezzo dell'attività di intermediazione tra hotel e siti internet e oscillerebbe infatti tra il 10 e il 20%. Un margine che gli albergatori hanno sempre ritenuto eccessivo, ma che finora non sono mai riusciti a riusciti a rinegoziare.

Salta l'emendamento che chiedeva un tetto sulle commisioni di prenotazione

Il decreto legge Taglia prezzi non conterrà l'emendamento proposto dal senatore di Forza Italia Massimo Mallegni. La modifica proposta dal politico di centrodestra, albergatore di professione, chiedeva di imporre alle aziende come AirBnb e Booking, che offrono un servizio di prenotazione turistica online, una percentuale massima dell'8% sul prezzo di ogni prenotazione.

L'idea era di spezzare il regime di monopolio imposto ormai dai portali grazie al fatto che la maggior parte delle prenotazioni avviene tramite la Rete.

 

 

L'emendamento era passibile di ricorso

Se l'emendamento di Mallegni fosse stato approvato il provvedimento sarebbe stato il primo nel suo genere in Europa. Le grandi piattaforme europee avrebbero però inevitabilmente fatto ricorso all'Antitrust o alla Corte di giustizia europea. L’ipotesi avrebbe probabilmente avuto una bocciatura da parte della Corte di Giustizia Ue perché avrebbe fissato un tetto da parte dello Stato su una materia di natura privatistica come lo sono i contratti commerciali tra le parti.

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Alberto Lupini


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