Un viaggio tra i “Sapori del Collio” Tra uve, vigne, mosti e buon cibo
11 settembre 2015 | 11:27
di Liliana Savioli
Un evento unico che tornerà da giovedì 24 a domenica 27 settembre, dove l'universo gastronomico si intreccerà con la cultura. Ma torniamo a parlar di Collio, di colline, di uve, di vigne, di mosti e perché no anche di cibo. Il riaprire per l’occasione un tipico ristorante nel borgo storico di Gorizia è stata una sfida vinta. L’aver poi portato cuochi e cibi dell’iniziativa “Piccole Italie” è stata un’dea vincente.
Ma la cosa che più mi ha interessato è l’aver visitato ben 3 cantine. Potrei essere tutti i giorni nelle cantine della mia regione, sono invitata continuamente ma non ci vado quasi mai. Ho rispetto del lavoro altrui e portar via tempo a chi fatica duramente lo considero scorretto. Approfitto pertanto di queste occasioni per entrare fisicamente in cantine di cui conosco benissimo i vini e i proprietari. Gradis’ciutta, Livio Felluga e Toros.
E proprio di Franco Toros e dei suo vini vi racconterò. Sorriso schietto, parole dirette, certezze ma anche sincerità nell’ammettere gli errori, ospitale… insomma un vero vignaiolo del Collio. Non canto “mosto profumo di mosto” perché inizierà verso metà settembre a raccogliere le sue uve. Sono perfette, turgide, abbronzate, sembrano state in ferie in barca a vela. Sarà una grande annata sia per i bianchi che per i rossi il 2015. Niente male neanche l’annata 2014 per questa azienda. Abbiamo assaggiato i due Pinot che vengono prodotti. Il grigio e il bianco.
Come sempre l’eleganza del Pinot Bianco si fa notare ed apprezzare. Grande scoperta per il Merlot 2004. 30 mesi di barrique ma nessun sentore di legno, colore ancora giovane ed esuberante. Sentori di gioventù anche al naso con un gradevole mentolato balsamico, un leggero goudron, more di rovo e glicine. Gioventù anche in bocca con tannini scoppiettanti, una grande freschezza che unita ad una buona morbidezza crea veramente un vino armonico. Per finire cosa c’è di meglio di una fetta di salame prodotto a punta di coltello, fatto in casa e affinato nella cantina del 1600? Direi molto poco.
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Alberto Lupini