Via la plastica dal 2021 L’Horeca s’interroga sul futuro

“Il futuro del Pet nella filiera Horeca” è il tema del convegno organizzato dalla Federazione Italgrob, svoltosi nelle sede romana di Confindustria

06 giugno 2019 | 12:31
di Mariella Morosi
L’obiettivo era di fare il punto sulle criticità generate dalle recenti direttive dell’Unione Europea relative alle limitazioni, se non ai divieti, a partire dal 2021, dell' utilizzo di bottiglie e contenitori monouso in plastica per i prodotti alimentari. «Una direttiva - come ha sottolineato Andrea Bianchi, direttore generale delle Politiche industriali della Confindustria - significativa per la crescita della sostenibilità ambientale ma che genera confusione. Manca infatti la condivisione della cultura e della conoscenza per conseguire i fini ambientali e nello stesso tempo per proseguire verso gli obiettivi economici. La transizione tra politica industriale e politica circolare va fatta ma con indicazioni incentivanti e non con i divieti».

Piatti, bicchieri e bottiglie di plastica al bando in Europa tra 2 anni

Sotto accusa, più che gli altri materiali plastici, il Pet (politilentereflalato) delle bottiglie di acqua minerale e di bevande gassate impiegato anche negli imballaggi o packaging dei prodotti alimentari. È fatto a protezione del prodotto - è stato sottolineato dagli intervenuti - sia nella fase del trasporto che della sua conservazione, aumentandone la vita e quindi evitando lo spreco. Inoltre riduce l'emissione di CO2 rispetto al trasporto di altri contenitori più pesanti come vetro o alluminio. «Le questioni ambientali - ha detto ancora Bianchi - non vanno risolte in modo semplicistico - magari con foto di cetacei spiaggiati perché soffocati dalla plastica o con ordinanze comunali del plastic free - ma con un approccio funzionale ed economico. Il problema del Pet è il suo fine vita: va gestito in modo corretto favorendone il recupero. Le politiche dell'ambiente devono essere connesse alle politiche industriali con incentivi re investimenti tecnologici».


Angelo Bonsignore, Antonio Capacchione, Ettore Fortuna e Giangiacomo Pierini

Ma anche il consumatore deve fare la sua parte non disseminando i vuoti ma effettuando una corretta raccolta differenziata nei contenitori appositi, sempre che li trovi predisposti a riceverli. Secondo il direttore dell'Iri Marco Colombo che ha fatto il punto sui volumi e sui valori del mercato di bibite e acqua minerale in Pet nel mercato Horeca, nel 2018 sono stati movimentati in Italia 11 miliardi di confezioni di bevande, acquistate in formato monouso nei bar e nei chioschi. In maggior parte sono di acque minerali. Da non sottovalutare il dato, in costante crescita, che dà solidità e valore al settore dei pubblici esercizi. Il convegno di Confindustria ha riunito i maggiori attori della filiera, proprio nel giorno della Giornata Internazionale dell'Ambiente, per programmare azioni sinergiche sgombrando il campo da perplessità e confusione alimentate da quelle che sono state definite "fake news" sull'inquinamento da plastica.

«Ma va anche tranquillizzata la coscienza ecologica del consumatore - ha detto il presidente di Italgrob Vincenzo Caso - nonostante l'avanzata dell'onda mediatica che tende a strumentalizzare singoli episodi di inquinamento. In questi casi la responsabilità non è del Pet ma di chi non ha senso civico». Angelo Bonsignori, direttore generale della Federazione Gomma Plastica, ha invece tracciato un quadro generale sul ruolo dei produttori di tutti i polimeri, compresi quelli per l'edilizia. «Già nel febbraio 2018 - ha detto - nella prima conferenza sul futuro della plastica avevamo annunciato la diminuzione della produzione di materiale vergine e la crescita del riciclato. Inoltre è dal 2004 che l'Ippr, l'Istituto per la promozione della plastica, lavora sul riciclo con varie iniziative, tra cui la raccolta sulle spiagge, come Roma, a Coccia di Morto. Siamo già arrivati a 3.000 prodotti con la certificazione ambientale certificata col marchio "Plastica seconda vita" e 130 aziende sono già protagoniste dell'economia circolare. Ma ci sono ostacoli di tipo economico, normativo, dall'organizzazione della raccolta differenziata alle condizioni di stoccaggio perché per legge la materia è di competenza delle pubbliche amministrazioni. L'Italia è stato il primo Paese ad affrontate il problema. Ma le aziende che decidono di usare plastiche riciclate nel loro sistema industriale devono essere premiate con incentivi come il credito d'impresa».

Il punto di vista dell’industria di bibite e acqua è stato esposto da Giangiacomo Pierini, vicepresidente Assobibe e da Ettore Fortuna vicepresidente Mineracqua, seguiti da Antonio Capacchione, membro di giunta della FIPE e presidente SIB (Sindacato Italiano Balneari).

«È vero - ha detto Pierini - siamo parte del problema ma vogliamo anche essere parte per la sua soluzione. Dobbiamo fare chiarezza contro questo ambientalismo folkloristico che si dimentica della scienza e della logica. Inoltre la direttiva Ue non vieta la plastica ma ne riconosce il valore. Niente garantisce igiene, leggerezza e sicurezza come il Pet e non esistono materiali alternativi, né il vetro né tantomeno la consigliatissima borraccia che non è sterile e che produce contaminazioni batteriche. Ma servono investimenti importanti, ci vuole tempo e l'economia circolare prevede un concorso di responsabilità. Anche la normativa sulla gestione dei rifiuti può andare in questa direzione. Mi aspetto dalla classe politica alternative più responsabili».

Auspicata anche la creazione, con le istituzioni, di un tavolo permanente sul riciclo di qualità. Incisivo l'intervento di Antonio Capacchione, presidente del Sib (Sindacato italiano balneari): «Noi della Fipe - ha detto- siamo in difficoltà come pubblici esercizi e come stabilimenti balneari. Viviamo in una società in cui più che il ragionamento prevale l'impressione (vedi l'isola galleggiante di rifiuti plastici in mezzo al Pacifico) ma dobbiamo recuperare la razionalità. Si devono trovare soluzioni praticabili. E se in Norvegia si ricicla il 97% dei rifiuti plastici vuol dire che là sono già state adottate. Che senso ha vietare la plastica sulle spiagge se non si può usare neppure il vetro? Serve un'azione forte verso la politica e anche verso i media che diffondono notizie allarmanti. E soprattutto va recuperato il ruolo dello Stato:una singola regione, un singolo sindaco non possono adottare divieti a piacimento».

Contro le affermazioni demagogiche e le strumentalizzazioni di episodi come la citata isola del Pacifico, si è espresso anche Ettore Fortuna di Mineracqua. «La sostenibilità è un tema fondamentale e noi ci stiamo lavorando da anni. Già in passato abbiamo abbandonato il Pvc per il Pet, molto più sicuro, perfetto e riciclabile e condividiamo la via della riconversione totale in favore della sostenibilità. Ma l'industria ha bisogno di tempi. Abbiamo già ridotto lo spessore delle bottiglie del 30-40% e questo è già un risultato».

Ma come vede il consumatore il problema? Secondo un'indagine di Formind su 1.000 consumatori e 3mila esercenti, è perfettamente cosciente del rischio di impatto ambientale ma nello stesso momento esprime perplessità nel prendere un prodotto sfuso, non sigillato, specialmente al bar. Ritiene però esagerato il prezzo della bevanda consumata nell'esercizio pubblico rispetto a quello sullo scaffale del supermercato. Il problema ambientale è ormai un problema di politica industriale e come tale va affrontato, condividendo il percorso con le istituzioni, secondo i relatori del convegno, e premiando le aziende che riducono l'impatto ambientale. Dopo le relazioni si è svolto un dibattito sulle implicazioni che comporterà la direttiva europea e sulle disposizioni, soprattutto i divieti e le multe, già adottate da alcune amministrazioni locali.

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