Verona come Venezia: l'invasione dei b&b minaccia turismo e centro storico

Nella città scaligera apre un bed&breakfast al giorno: sono quasi 4mila a fronte di soli 66 hotel. Una situazione che inizia a preoccupare, con molti, Federalberghi in testa, che chiedono maggiori tutele. Un appello che nei mesi scorsi è arrivato anche da Firenze e Bologna e che a Venezia ha già trovato le prime risposte

03 novembre 2022 | 15:43
di Gianluca Pirovano

Gli alberghi sono 66, i bed&breakfast 3.804. Stiamo parlando del sistema ricettivo di Verona che sta facendo i conti con un problema che già prima della città scaligera aveva toccato Venezia, Bologna e Firenze, altre tre città caratterizzate da importanti flussi turistici. In parole povere, la crescita senza controllo di affittacamere e appartamenti per soggiorni brevi che rischia di mettere in crisi i centri storici e sconvolgere le dinamiche turistiche delle città coinvolte. 

L'allarme veronese è arrivato dopo un ponte di Ognissanti da tutto esaurito (150mila presenze) che ha riportato al centro del dibattito il tema dell'overtourism, vale a dire l'eccessiva presenza di turisti con impatto negativo sia sulla percezione della città da parte di chi è in visita sia sulla qualità della vita dei residenti. 

Verona e l'overturism: troppi turisti sono un problema 

A farsi portavoce del malumore veronese è stato Giulio Cavara, vicepresidente di Federalberghi Veneto e titolare di un albergo in città, che dalle colonne de L'Arena, quotidiano locale, ha provato a fare un quadro della situazione. «Il tessuto urbanistico della nostra città antica è quello che è - ha sottolineato - Il tessuto alberghiero è tarato e regolamentato. Negli ultimi anni, invece, abbiamo assistito al proliferare di nuove realtà ricettive con migliaia di appartamenti che insistono sul territorio. Il che equivale a enormi flussi di persone che insistono contemporaneamente sul medesimo territorio». 

La richiesta di Cavara è chiara e simile a quelle già avanzate altrove: regolamentare e limitare, anche perchè «aumentare la quantità di turisti non significa alzare l'asticella - ha aggiunto Cavara - Al contrario, stiamo molto attenti perché gli effetti potrebbero essere opposti. Ho clienti che in questi ultimi giorni hanno avuto una pessima impressione della città, bollata come invivibile». 

 

 

C'è chi dice no: «Le vie del centro sono tornate a vivere»

È bene dirlo, non tutti sono d'accordo. C'è per esempio Edoardo Nestori, presidente dell'Associazione locatori, che sempre dalle colonne de L'Arena ha una visione diversa rispetto a Cavara. «Serve regolamentare, ma non limitare - ha sottolineato - Gli affitti sono alle stelle e in pochi possono permetterseli. Dunque non rimane che trasformarli in locazioni turistiche. Grazie a questo, intere vie della città antica sono tornate a vivere anziché continuare a essere vuote, sfitte e fonte di degrado». 

L'esempio di Venezia contro i b&b

Come detto, la voce che arriva da Verona non è di certo una novità. Il dibattito sul tema dell'overturism e della regolamentazione di b&b e simili è caldo e in continuo divenire. Un punto importante lo ha segnato Venezia quest'estate. Nel Dl Aiuti è stato infatti inserito un emendamento pensato ad hoc per la città lagunare che concede al Comune di Venezia degli strumenti per limitare il numero di affitti brevi a tutela del centro storico e nel tentativo di ripopolarlo di residenti e non soltanto di turisti. 

Per intederci, a Venezia sono circa 7mila le abitazioni destinate a locazione turistica regolarmente censite, che equivalgono a 30mila posti letto. Un numero cresciuto vertiginosamente negli ultimi anni e arrestatosi soltanto con l'arrivo del Covid. Di contro, la città storica continua a perdere abitanti (ora sono poco meno di 50mila, nel 2000 erano 65mila, nel 1950 175mila). 

«I flussi vanno regolati e regolamentati per trovare un equilibrio tra chi ci vive e chi viene a visitare la città – aveva commentato il sindaco Luigi Brugnaro - Abbiamo contribuito e sostenuto fortemente la stesura del testo di questo emendamento proprio perché è all’Amministrazione comunale che viene affidata questa grande responsabilità. Ascolteremo tutti e al termine faremo sintesi per arrivare ad un regolamento che sia il più condiviso ed equilibrato possibile. Non sarà un percorso facile». 

Firenze e Bologna restano in attesa 

L'approvazione dell'emendamento allora aveva fatto parecchio discutere perché altri sindaci avrebbero voluto essere inclusi. Su tutti, il sindaco di Firenze Dario Nardella che sul tema è da sempre molto sensibile. «Siamo contro la rendita passiva e parassitaria - aveva detto senza andarci troppo per il sottile - e vogliamo invertire la rotta sul turismo mordi e fuggi e la deregulation del commercio». 

Al suo coro, rimasto per ora inascoltato, si era aggiunto anche Matteo Lepore, sindaco di Bologna, città con i medesimi problemi legati a b&b e affitti brevi. 

E, nel caso servisse rendere ancora più evidente di come, anche per Verona, non si tratti di un problema nuovo, all'epoca era intervenuto anche Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto, sottolineando come «l'affittanza turistica non è purtroppo mai stata regolata, creando una concorrenza selvaggia e danneggiando non soltanto gli alberghi, ma in modo più ampio la residenzialità dei nostri centri storici Speriamo che quello di Venezia diventi un modello da applicare anche a livello nazionale, incominciando proprio da Verona, che è una delle città con maggiori problematiche». 

 

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Alberto Lupini


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