Accessi regolati e nuovi provvedimenti per controllare la movida. È questa la strada che Venezia sta tracciando per il 2024 e che potrebbe essere seguita da numerosi comuni turistici sparsi per tutta Italia. Sì, perché in un mondo che è sempre più preda dell'overtourism (eccesso di turisti, in italiano), servono regole mirate e destinate a mantenere un equilibrio tra cittadini e visitatori. Non a caso, il primo passo avanzato dalla città veneta è stato quello di aver introdotto un ticket a pagamento per entrare in Laguna, che inizierà in via sperimentale il prossimo 25 aprile e che resterà in vigore per 29 giorni fino ai primi weekend di luglio. Il primo di tanti provvedimenti, che potrebbe fare da apripista a città come Firenze e Napoli e a zone ad alta densità turistica (soprattutto d'estate) - vedi le Cinque Terre, l'Alto Adige (Bolzano in primis), il Salento e la Costiera amalfitana.
Decisioni che, a Venezia, sono state prese perché, innanzitutto, l'aumento del flusso turistico esercita una pressione significativa sull'ambiente naturale e sull'infrastruttura urbana, con conseguenze dirette sul degrado ambientale e sulla qualità della vita dei residenti. E poi anche per il conseguente e crescente accumulo di rifiuti, il deterioramento delle risorse naturali e la congestione delle infrastrutture. Per questo, la proposta di un tavolo nazionale - coinvolgendo la ministra Santanchè - per un'alleanza anti-overtourism, come annunciato dalla presidente delle Cinque Terre, Donatella Bianchi, potrebbe rappresentare una risposta concreta a queste sfide, riducendo l'impatto negativo sull'ambiente e migliorando la qualità della vita dei residenti.
Come affrontare il problema dell'overtourism?
Come affrontare, dunque, questo grosso problema? Come annunciato dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, durante gli incontri con associazioni e giornalisti a Baveno, promuovendo attivamente le attrazioni meno conosciute e incoraggiando la visita durante le stagioni turistiche alternative (aka destagionalizzazione). Poiché non solo si contribuisce a ridurre la congestione in periodi specifici, ma si favorisce anche una maggiore diversificazione delle offerte turistiche, consentendo alle destinazioni di valorizzare appieno il loro potenziale durante tutto l'anno, anziché concentrarsi solo su attrazioni principali o stagioni specifiche.
«Il turismo non può vivere di uno o due mesi all'anno, ma deve farlo per 365 giorni - aveva spiegato la ministra. E come possiamo fare? Ci sono alcuni esempi recenti come al successo della Ryder Cup a Roma o come le Atp Finals a Torino. Bisogna creare gli eventi e lo sport ci può aiutare tantissimo. Ma non solo con gli eventi sportivi, ma anche con il turismo congressuale. Dobbiamo essere capaci di fare offerte turistiche diverse: come con il cicloturismo o anche con i cammini religiosi, in vista anche del Giubileo. Ma anche con tanto altro».
La Francia ferma i turisti e incentiva i tour alternativi
In sostanza, l'obiettivo è quello di seguire l'esempio nazionale della Francia, che dalla scorsa estate, sta cercando di limitare con "più forza" gli accessi in alcune zone preferite dai visitatori, arrivando persino a bloccarli. Ma anche cercando di farli virare su altre destinazioni meno gettonate con l'individuazione e l'inserimento di una quarantina di tour alternativi. E per farlo, il governo francese ha istituito un osservatorio che monitora la situazione delle località turistiche, analizzandone i flussi e identificandone i momenti di crisi.
Poi, da marzo, verrà lanciata una campagna da un milione di euro per incoraggiare i turisti ad adottare nuovi criteri di scelta per la loro destinazione e soprattutto per le date del viaggio, incentivando a visitare il paese in tutte e quattro le stagioni dell'anno.
Non solo overtourism, in Italia c'è anche il problema movida
Oltre al problema dell'overtourism, in Italia c'è anche quello delicatissimo della (mala) movida, che nelle grandi città è sempre più un problema a causa delle risse e dei disagi sorti dopo la proliferazione di baby gang. Per questo - e anche per le lamentele dei residenti - molti comuni italiani (Milano e Bergamo in primis) hanno deciso di far chiudere bar e ristoranti in centro città entro una certa ora (che solitamente oscilla tra la mezzanotte e le 2). E proprio Venezia, faro italiano, è al lavoro per reintrodurre i provvedimenti utilizzati la scorsa estate: orario di attività compreso fra le 6 e le 2, interrompendo la mescita entro l'1:30.
Strette che, infine, sono anche un mezzo per spostare le persone dalla strada (e dall'abusivismo di alcuni market che restano aperti fino a tarda notte) nelle discoteche, che nel 2023 hanno visto gli ingressi diminuire addirittura del 30% rispetto all'anno precedente.
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Alberto Lupini
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