Il Valcalepio secondo i suoi produttori In un libro le storie di ieri, oggi e domani
Che il vino sia fatto di tradizioni, di culture e di persone è cosa nota, anche se il concetto è spesso abusato. Il Consorzio Valcalepio invece ne ha fatto un principio saldo per costruire un libro celebrativo
20 marzo 2018 | 18:05
di Federico Biffignandi
Sergio Cantoni, Sara Cantoni, Giuditta Bolognesi, Enrico Rota (ex presidente del Consorzio) e Emanuele Medolago Albani
Durante la presentazione ufficiale del volume, avvenuta nella sala Traini del Banco Bpm di Bergamo, il folto pubblico presente ha applaudito e si è pure commosso nel vedere proiettate tante immagini dei “Signori del Valcalepio”, ovvero coloro che hanno aperto la strada di questo vino. Nelle prime pagine ad esempio, appaiono il mitico conte Nino Grumelli Pedrocca, per anni e anni presidente della Cantina sociale bergamasca e dello stesso Consorzio; i fratelli Bruno e Marco Marengoni, tecnici laureati in agraria che dettarono le basi per la coltivazione; il primo enologo della Cantina sociale, Carlo Zadra, venuto da Trento e rimasto a fare il vignaiolo in terra bergamasca; l’enologo Riccardo Guadalupi, direttore della Cantina sociale negli anni Sessanta, poi fondatore della Vinservice; l’enologo Sergio Cantoni, piemontese di nascita, arrivato a Bergamo giovanissimo, che iniziò a collaborare con Zadra e Guadalupi e nel 2007 nominato direttore del Consorzio, incarico che mantiene tutt’oggi. Un capitolo è dedicato alla evoluzione del logo del Consorzio, ideato da Lino Lavelli.
Nelle pagine successive le immagini vanno via via innovandosi, coi colori che prendono il posto dei bianco e nero. Una storia che si sviluppa pagina dopo pagina, che ricalca le evoluzioni del vino, ma non solo, perché si ripercorrono anche tappe importanti per il territorio del Valcalepio e per la bergamasca intera, sempre più rivolta a guardare anche fuori dai propri confini.
«Il nostro libro - ha spiegato il presidente del Consorzio Emanuele Medolago Albani - vuole ricordare le persone che si sono dedicate con passione e impegno a tracciare la storia del Valcalepio. Ci sono tante figure che non ci sono più, ma che ricordiamo in queste pagine. È un passaggio di testimone tra ieri e oggi perché vogliamo che la strada continui ad essere questa».
Più volte nel corso della presentazione è stata sottolineata la bergamaschicità del Valcalepio che si intravede nel modo di lavorare dei suoi produttori. Si trovano storie di coraggio, di determinazione e di cocciutaggine. Il fil rouge è il rispetto per la terra e il territorio.
«In un calice di Valcalepio vediamo Bergamo con le sue colline, la sua gente, le sue tradizioni - ha detto il direttore Sergio Cantoni - ma vediamo soprattutto i volti delle persone impegnate nei vigneti: loro fanno la differenza in questo volume». Cantoni poi è stato molto duro nei confronti della ristorazione locale: «Un ristorante bergamasco che non serve Valcalepio, non è un ristorante - ha detto - ed è il momento di colmare queste lacune. Io se entro in un ristorante e non trovo il “nostro” vino, mi alzo e me ne vado». Applausi scroscianti di consenso.
Le storie sono state raccolte e trascritte (con tanto di traduzione in inglese) dalla giornalista Giuditta Bolognesi. «Avevo poca conoscenza di questo vino e di questo ambiente - ha ammesso - e quindi per me è stato bello scoprire tutto di intervista in intervista. Devo dire grazie per l’esperienza che ho potuto vivere scoprendo la storia del Valcalepio».
Per informazioni: www.valcalepio.org
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