Vaccini e green pass per decidere il colore delle regioni: cosa aspetta il Governo?
La Fipe rilancia sulla questione campagna vaccinale e sulla possibilità di utilizzare il green pass intelligentemente per evitare le chiusure delle imprese. Autunno si avvicina ma la discussione tentenna
L'estate si avvia al termine, l'autunno arriverà in un soffio e i ristoratori iniziano già a tremare all'idea che nuove chiusure possano essere decise dal Governo per arginare l'avanzamento dei contagi. L'Italia al momento non sta male, ma la Sicilia diventerà verosimilmente zona gialla, la Sardegna rischia e la Calabria è in forte peggioramento. Località a forte vocazione turistica e che presentano dati sulle vaccinazioni poco confortanti (in Sicilia l'80% in terapia intensiva non è immunizzato) oltre a parametri su casi, ricoveri e terapie intensive che hanno superato le soglie per restare in zona bianca. Segnali allarmanti che possono preparare ad uno scenario di forte peggioramento il quale, siamo abituati, può arrivare improvvisamente senza possibilità di ritorno. Anche la Campania intanto si tinge di rosso nella mappa aggiornata del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sull'incidenza del Covid. La regione si aggiunge a Toscana, Marche, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, già in rosso la settimana scorsa.
E proprio sul tema vaccini torna la Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi per ribadire che il loro ruolo deve essere fondamentale per decretare il colore di una regione. Al momento invece il Governo non sembra fare passi in questo senso. E il tempo passa. E il rischio di arrivare a soluzioni d'emergenza perchè la situazione è ormai scappata di mano, sale.
L'obiettivo di Fipe: non chiudere più
Fipe ha un solo obiettivo che da qualche settimana ormai si tramuta in una richiesta ineludibile: la fine della stagione delle misure restrittive a carico delle imprese. Dopo 18 mesi di pandemia, 2 mesi di lockdown totale, nove mesi di campagna vaccinale e un lunghissimo periodo di limitazioni alle attività in diversi comparti (alcuni dei quali, come le discoteche, non ancora operativi), sarebbe effettivamente incomprensibile e irragionevole, nel caso del probabile peggioramento del quadro sanitario, riportare indietro le lancette dell’orologio, riproponendo le solite limitazioni alle solite imprese, in primis proprio ai pubblici esercizi.
Dal momento che i livelli di rischio vengono misurati su ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva e una volta conclamato scientificamente che il vaccino riduce ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, appare evidente dove si colloca la necessità e l’urgenza di agire per tutelare il bene comune, nel rispetto della libertà e della tutela della privacy delle persone, ma senza che questo travolga comunità e sistema economico.
Stoppani: Incivile anche un solo giorno di limitazioni
«In questo nuovo quadro - sottolinea il presidente, Lino Stoppani - non sarebbe civile ipotizzare un solo ulteriore giorno di limitazioni delle attività dei pubblici esercizi. Il nostro settore ha già pagato un prezzo altissimo nei mesi delle chiusure e delle zone “colorate”; proprio negli ultimi mesi, poi, abbiamo riaperto dando un contributo decisivo all’utilizzo e all’implementazione del green pass, sostenendo con forza la stessa campagna di vaccinazione. Oggi se tanti cittadini, tra cui 4 milioni di over 50, scelgono ancora di non vaccinarsi, il peso di questa scelta non può gravare sulle spalle delle attività economiche già provate da una lunghissima crisi. Si parla oggi di obbligatorietà, estensione del green pass, nuovi provvedimenti: noi diciamo che servono scelte rapide, coraggiose ed eque; rapide perché i rischi sanitari permangono, coraggiose, perché il green pass sia esteso anche ad altri ambiti, ed eque perché non devono impattare su chi, persone e imprese, ha già responsabilmente fatto la propria parte».
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Obbligo vaccinale, il Governo latita
Circa l'obbligo vaccinale, sostenuto sin dall'inizio dalla Fipe stessa e appoggiato da Italia a Tavola, sono d'accordo ormai anche i sindacati e imprenditori, con Confindustria in testa. Draghi&C. invece temporeggiano ancora, fissano a 80% la quota di vaccinati entro settembre per potersi dire "al sicuro" e attendono due settimane per iniziare a discuterne nel caso in cui i numeri dei vaccinati non dovessero crescere. Ma quanto durerà il dibattito? Quale sarà la decisione? Davvero saranno tutelate le imprese lasciando le chiusure come estrema decisione?
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Alberto Lupini
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