Turismo: partnership Enit-UniCredit. Enogastronomia leva per la ripresa
L'istituto bancario ha siglato un accordo con l'Agenzia nazionale del turismo. Sul tavolo, il pacchetto di aiuti da 5 miliardi "Made4Italy". Dal Wi-Fi gratuito alla personalizzazione estrema, passando per l'enogastronomia i trend da seguire sono chiari. Ma gli operatori ora hanno bisogno di liquidità, marketing, formazione e digitalizzazione
18 marzo 2021 | 16:42
Dal binomio turismo e agroalimentare passa il rilancio dell’economia italiana post-pandemia. Ne sono sicuri UniCredit ed Enit (Agenzia nazionale del turismo) che hanno sottoscritto un accordo finalizzato a sviluppare azioni di sostegno al comparto in una logica di filiera integrata con il settore agroalimentare.
Nel dettaglio, l’accordo mira a rafforzare quella proposta di qualità che, dopo oltre un anno di pandemia, è emersa come richiesta imprescindibile da parte dei consumatori. Per farlo, oltre a promuovere le iniziative del settore turistico e agroalimentare, l’istituto bancario si impegna anche a sostenere direttamente le aziende protagoniste attraverso degli specifici strumenti di supporto finanziario.
Disponibile un plafond di 5 miliardi
La partnership, infatti, rientra nel piano Made4Italy lanciato da Unicredit a ottobre 2019 e diventato ora più che mai un asset necessario per il rilancio dell’ospitalità. A disposizione, un plafond da 5 miliardi di euro dedicato alle Pmi italiane nel triennio 2019-21 e una consulenza specifica calibrata sui bisogni dei progetti selezionati e capaci di favorire un’offerta congiunta tra strutture ricettive e imprese agricole. Un tandem che, a caduta, dovrebbe spingere l’intera filiera che coinvolge anche arte, cultura, territorio e patrimonio storico e paesaggistico.
L'analisi dell'Osservatorio Nomisma-UniCredit
A sostenere questo sforzo, i dati emersi dall’Osservatorio turismo di Nomisma-UniCredit sulla base dell’analisi dei comportamenti dei turisti italiani pre e post estate 2020. Le evidenze dicono che tra le località preferite dei viaggiatori italiani per le vacanze estive si è rivelato fondamentale poter fare lunghe passeggiate all’aria aperta (44%), o escursioni in bicicletta (18%) e sport circondati dal verde (20%). Importante anche l’aspetto enogastronomico: il 15% durante le sue vacanze ha fatto un tour enogastronomico e il 10% ha visitato aziende agricole o fattorie didattiche, mentre il 50% di chi ha fatto almeno un viaggio tra giugno e agosto 2020 ha optato per località immerse nella natura, meglio se piccoli borghi (51%).
Enit: food experience decisiva per la scelta
«L'Italia esprime tutta la propria autenticità anche attraverso espressioni artistiche culinarie - ha affermato Giorgio Palmucci, presidente di Enit - la tradizione enogastronomica Made in italy è ricercata in tutto il mondo e i turisti stranieri trascorrono notti in Italia per assaporarne questa cultura. La food experience è tra i principali motivi che spinge a scegliere una meta piuttosto che un’altra». In Lombardia si concentra la quota più alta della spesa estera per vacanza enogastronomica, circa 78 milioni di euro che incidono per il 22% sul totale nazionale di 354,5 milioni di euro. Nella Top 5 anche Veneto (con 53 milioni di euro, il 15% del totale), Piemonte, Toscana e Sardegna dove si è speso il 10% del complessivo.
UniCredit: dal 2019, 3,5 miliardi di euro alle imprese
«L'offerta turistica italiana, anche per effetto della pandemia, si sta modificando rapidamente in virtù di un cambiamento della domanda con una accelerazione nell'evoluzione esperienziale del turismo e con la valorizzazione di percorsi integrati turistici ed enogastronomici - hanno spiegato Andrea Casini e Remo Taricani, co-ceo commercial banking Italy di UniCredit - l’integrazione tra cibo, cultura e patrimonio paesaggistico è la strada da seguire per stimolare l’attrazione di nuovi flussi turistici. Come UniCredit stiamo lavorando in questa direzione già da alcuni anni e grazie a Made4Italy dal lancio del programma ad oggi abbiamo supportato con oltre 3,5 miliardi di euro le imprese agroalimentari/turistiche».
Le conseguenze del 2020
Secondo gli ulteriori dati emersa dall’Osservatorio, il 2020 può essere definito a ragione l’anno dello shock per il settore turistico, al punto che l’8% degli operatori ha deciso di non riprendere l’attività neanche dopo l’allentamento delle restrizioni. Tra le principali motivazioni che hanno portato a questa decisione ci sono: una domanda troppo bassa (56%), costi fissi e di gestione elevati (11%), incrementati dalle sanificazioni e dalle misure richieste per il contenimento della pandemia (11%), mancanza di liquidità (7%).
I trend su cui viaggerà la ripresa
Ma guardando alla futura ripresa, verso quali servizi si indirizzerà l’offerta rivolta ai clienti? Considerando il tema delle tecnologie tra gli operatori il primo aspetto considerato è legato alla connettività e alla presenza di Wi-Fi gratuito (31%), seguito dalla possibilità di prenotare (28%) e di fare il check-in e check-out online (15%). Nel rapporto con il cliente diventerà necessario prevedere una maggiore flessibilità nelle politiche di cancellazione (a pensarla così è il 38% degli intervistati), o addirittura un’assicurazione di viaggio per la copertura delle spese sanitarie (14%).
Un altro elemento di distintività sarà l’offerta di proposte customizzate del soggiorno, lasciando al cliente la possibilità di costruire un pacchetto su misura con le esperienze da fare nella struttura e sul territorio (43%) o di personalizzazione della camera, scegliendo cuscini, materasso, prodotti nel frigobar (12%). Per il 44% degli operatori per intercettare i nuovi bisogni dei viaggiatori sarà necessario prevedere aree per il relax psico-fisico mentre per il 31% zone destinate allo smart working.
Anche salute e benessere saranno un elemento irrinunciabile: il 56% individua come necessari l’installazione di impianti di sanificazione e purificazione dell’aria. Il legame con gli altri operatori del territorio ma anche con la cultura e le tradizioni locali è un altro degli asset su cui si concentrerà l’offerta dell’hospitality con il ritorno alla normalità. Il 28% degli operatori prevede di offrire tour enogastronomici sul territorio per far conoscere ai turisti le produzioni Food&Beverage locali. Il 24% proporrà menù che esaltino i prodotti locali e con materie prime a Km Zero e il 21% si concentrerà sulla proposta di tour del territorio divisi per target (es giovani, coppie, family) così da migliorare la fruizione dell’esperienza.
Le risposte e le richieste degli operatori
Il mutato panorama pone gli operatori turistici di fronte all’esigenza di attuare strategie per rispondere agli effetti generati dall’emergenza sanitaria e per intercettare i nuovi bisogni dei viaggiatori. Gli albergatori sono concordi sull’esigenza di rivedere l’offerta attuale (il 69% lo considera molto strategico o strategico) e di ampliare i servizi destinati ai clienti (strategico nel 67% dei casi). Comunicazione, digitalizzazione, riqualificazione e relazioni di filiera sono le altre parole chiave della ripartenza.
Per rispondere agli effetti indotti dalla pandemia, oltre 6 operatori su 10 individuano le strategie di marketing come leva fondamentale. Il 63% degli intervistati vuole digitalizzare il rapporto con il cliente - sia in fase di prenotazione sia dopo il viaggio, sfruttando il digital jump innescato nel 2020. Per il 59% sarà invece strategico investire anche in percorsi formativi per aumentare le digital skill dello staff e del personale. La ristrutturazione della struttura ricettiva sarà un elemento chiave per il 59% degli operatori, mentre un altro 50% punta a un miglioramento energetico dell’esercizio.
Se da un lato gli operatori hanno individuato le strategie verso cui concentrare gli sforzi della ripartenza, dall’altro hanno ben chiari gli strumenti che saranno necessari per svilupparle e realizzarle. In primis strumenti che consentano l’efficientamento e la riqualificazione della struttura: il 24% cita come aspetto prioritario l’accesso a fondi, finanziamenti e incentivi volti alla riqualificazione della struttura e un ulteriore 8% individua come strumento principe per la ripartenza l’accesso a fondi, finanziamenti, incentivi per l’efficientamento energetico.
Forte anche il bisogno di liquidità e credito. Nel sostentamento del business della struttura ricettiva la banca ricoprirà un ruolo sempre più centrale. In particolare, gli operatori ricercano nell’istituto bancario ideale le seguenti caratteristiche: comprensione delle esigenze del cliente (32%), conoscenza e competenza rispetto al settore turistico e alle sue peculiarità (23%).
Nel dettaglio, l’accordo mira a rafforzare quella proposta di qualità che, dopo oltre un anno di pandemia, è emersa come richiesta imprescindibile da parte dei consumatori. Per farlo, oltre a promuovere le iniziative del settore turistico e agroalimentare, l’istituto bancario si impegna anche a sostenere direttamente le aziende protagoniste attraverso degli specifici strumenti di supporto finanziario.
Disponibile un plafond di 5 miliardi
La partnership, infatti, rientra nel piano Made4Italy lanciato da Unicredit a ottobre 2019 e diventato ora più che mai un asset necessario per il rilancio dell’ospitalità. A disposizione, un plafond da 5 miliardi di euro dedicato alle Pmi italiane nel triennio 2019-21 e una consulenza specifica calibrata sui bisogni dei progetti selezionati e capaci di favorire un’offerta congiunta tra strutture ricettive e imprese agricole. Un tandem che, a caduta, dovrebbe spingere l’intera filiera che coinvolge anche arte, cultura, territorio e patrimonio storico e paesaggistico.
L'analisi dell'Osservatorio Nomisma-UniCredit
A sostenere questo sforzo, i dati emersi dall’Osservatorio turismo di Nomisma-UniCredit sulla base dell’analisi dei comportamenti dei turisti italiani pre e post estate 2020. Le evidenze dicono che tra le località preferite dei viaggiatori italiani per le vacanze estive si è rivelato fondamentale poter fare lunghe passeggiate all’aria aperta (44%), o escursioni in bicicletta (18%) e sport circondati dal verde (20%). Importante anche l’aspetto enogastronomico: il 15% durante le sue vacanze ha fatto un tour enogastronomico e il 10% ha visitato aziende agricole o fattorie didattiche, mentre il 50% di chi ha fatto almeno un viaggio tra giugno e agosto 2020 ha optato per località immerse nella natura, meglio se piccoli borghi (51%).
Enit: food experience decisiva per la scelta
«L'Italia esprime tutta la propria autenticità anche attraverso espressioni artistiche culinarie - ha affermato Giorgio Palmucci, presidente di Enit - la tradizione enogastronomica Made in italy è ricercata in tutto il mondo e i turisti stranieri trascorrono notti in Italia per assaporarne questa cultura. La food experience è tra i principali motivi che spinge a scegliere una meta piuttosto che un’altra». In Lombardia si concentra la quota più alta della spesa estera per vacanza enogastronomica, circa 78 milioni di euro che incidono per il 22% sul totale nazionale di 354,5 milioni di euro. Nella Top 5 anche Veneto (con 53 milioni di euro, il 15% del totale), Piemonte, Toscana e Sardegna dove si è speso il 10% del complessivo.
UniCredit: dal 2019, 3,5 miliardi di euro alle imprese
«L'offerta turistica italiana, anche per effetto della pandemia, si sta modificando rapidamente in virtù di un cambiamento della domanda con una accelerazione nell'evoluzione esperienziale del turismo e con la valorizzazione di percorsi integrati turistici ed enogastronomici - hanno spiegato Andrea Casini e Remo Taricani, co-ceo commercial banking Italy di UniCredit - l’integrazione tra cibo, cultura e patrimonio paesaggistico è la strada da seguire per stimolare l’attrazione di nuovi flussi turistici. Come UniCredit stiamo lavorando in questa direzione già da alcuni anni e grazie a Made4Italy dal lancio del programma ad oggi abbiamo supportato con oltre 3,5 miliardi di euro le imprese agroalimentari/turistiche».
Le conseguenze del 2020
Secondo gli ulteriori dati emersa dall’Osservatorio, il 2020 può essere definito a ragione l’anno dello shock per il settore turistico, al punto che l’8% degli operatori ha deciso di non riprendere l’attività neanche dopo l’allentamento delle restrizioni. Tra le principali motivazioni che hanno portato a questa decisione ci sono: una domanda troppo bassa (56%), costi fissi e di gestione elevati (11%), incrementati dalle sanificazioni e dalle misure richieste per il contenimento della pandemia (11%), mancanza di liquidità (7%).
I trend su cui viaggerà la ripresa
Ma guardando alla futura ripresa, verso quali servizi si indirizzerà l’offerta rivolta ai clienti? Considerando il tema delle tecnologie tra gli operatori il primo aspetto considerato è legato alla connettività e alla presenza di Wi-Fi gratuito (31%), seguito dalla possibilità di prenotare (28%) e di fare il check-in e check-out online (15%). Nel rapporto con il cliente diventerà necessario prevedere una maggiore flessibilità nelle politiche di cancellazione (a pensarla così è il 38% degli intervistati), o addirittura un’assicurazione di viaggio per la copertura delle spese sanitarie (14%).
Un altro elemento di distintività sarà l’offerta di proposte customizzate del soggiorno, lasciando al cliente la possibilità di costruire un pacchetto su misura con le esperienze da fare nella struttura e sul territorio (43%) o di personalizzazione della camera, scegliendo cuscini, materasso, prodotti nel frigobar (12%). Per il 44% degli operatori per intercettare i nuovi bisogni dei viaggiatori sarà necessario prevedere aree per il relax psico-fisico mentre per il 31% zone destinate allo smart working.
Anche salute e benessere saranno un elemento irrinunciabile: il 56% individua come necessari l’installazione di impianti di sanificazione e purificazione dell’aria. Il legame con gli altri operatori del territorio ma anche con la cultura e le tradizioni locali è un altro degli asset su cui si concentrerà l’offerta dell’hospitality con il ritorno alla normalità. Il 28% degli operatori prevede di offrire tour enogastronomici sul territorio per far conoscere ai turisti le produzioni Food&Beverage locali. Il 24% proporrà menù che esaltino i prodotti locali e con materie prime a Km Zero e il 21% si concentrerà sulla proposta di tour del territorio divisi per target (es giovani, coppie, family) così da migliorare la fruizione dell’esperienza.
Le risposte e le richieste degli operatori
Il mutato panorama pone gli operatori turistici di fronte all’esigenza di attuare strategie per rispondere agli effetti generati dall’emergenza sanitaria e per intercettare i nuovi bisogni dei viaggiatori. Gli albergatori sono concordi sull’esigenza di rivedere l’offerta attuale (il 69% lo considera molto strategico o strategico) e di ampliare i servizi destinati ai clienti (strategico nel 67% dei casi). Comunicazione, digitalizzazione, riqualificazione e relazioni di filiera sono le altre parole chiave della ripartenza.
Per rispondere agli effetti indotti dalla pandemia, oltre 6 operatori su 10 individuano le strategie di marketing come leva fondamentale. Il 63% degli intervistati vuole digitalizzare il rapporto con il cliente - sia in fase di prenotazione sia dopo il viaggio, sfruttando il digital jump innescato nel 2020. Per il 59% sarà invece strategico investire anche in percorsi formativi per aumentare le digital skill dello staff e del personale. La ristrutturazione della struttura ricettiva sarà un elemento chiave per il 59% degli operatori, mentre un altro 50% punta a un miglioramento energetico dell’esercizio.
Se da un lato gli operatori hanno individuato le strategie verso cui concentrare gli sforzi della ripartenza, dall’altro hanno ben chiari gli strumenti che saranno necessari per svilupparle e realizzarle. In primis strumenti che consentano l’efficientamento e la riqualificazione della struttura: il 24% cita come aspetto prioritario l’accesso a fondi, finanziamenti e incentivi volti alla riqualificazione della struttura e un ulteriore 8% individua come strumento principe per la ripartenza l’accesso a fondi, finanziamenti, incentivi per l’efficientamento energetico.
Forte anche il bisogno di liquidità e credito. Nel sostentamento del business della struttura ricettiva la banca ricoprirà un ruolo sempre più centrale. In particolare, gli operatori ricercano nell’istituto bancario ideale le seguenti caratteristiche: comprensione delle esigenze del cliente (32%), conoscenza e competenza rispetto al settore turistico e alle sue peculiarità (23%).
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Alberto Lupini
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