Dall'Ue nuovo potere ai Consorzi di Tutela, spinta per il Turismo Dop

Il nuovo Regolamento comunitario amplia le opportunità per lo sviluppo del turismo enogastronomico grazie al ruolo dei Consorzi di Tutela sempre più fondamentale nella promozione delle attività legate alle Dop e Ig

21 aprile 2023 | 16:34
di Laura Miedico

I benefici sull’agroalimentare Made in Italy dell’emendamento “anti-Prosek”, approvato dalla Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo, oltre a garantire maggior tutela delle nostre Dop e Ig, aumentano l’importanza rivestita dai Consorzi di tutela. A questi ultimi - da sempre impegnati nel preservare e promuovere le eccellenze certificate italiane -, è stato riconosciuto un nuovo ruolo che permetterà loro di implementare le attività e dare anche una nuova spinta al “Turismo Dop”: cioè quel turismo legato alle eccellenze dell’agroalimentare italiano certificate, una realtà che esiste già - pensiamo a Caseifici Aperti per i formaggi o Cantine Aperte per il vino, o all’emergente esperienza del Cioccolato di Modica cresciuta fortemente con il riconoscimento Igp - e che grazie a questo emendamento avrà una ulteriore spinta.

Il nuovo ruolo assegnato ai Consorzi di tutela permetterà loro di collaborare concretamente con il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con le istituzioni di settore come Ministero del turismo ed Enit - Agenzia Nazionale del Turismo-, per prendere parte a iniziative di promozione internazionale che possono essere ulteriore leva di crescita molto importante.

Nuove competenze per i Consorzi spinta per nuove progettualità

La bozza di Regolamento delle Indicazioni Geografiche dell'Unione europea, - che deve ancora essere approvata in Plenaria - porta con sé, infatti, numerose novità in grado di produrre sviluppo per tutti i prodotti agroalimentari e vitivinicoli europei ed italiani Dop Igp e i superalcolici Ig, e una delle introduzioni più importanti riguarda proprio la definizione delle competenze turistiche dei Consorzi di tutela attraverso l’attribuzione di un ruolo istituzionale nella promozione del “Turismo Dop”, il turismo enogastronomico legato a progettualità autentiche sui prodotti a Indicazione geografica.

Si tratta di un’attività che sta riscuotendo sempre più successo, basti pensare all’edizione di primavera di Caseifici Aperti, promossa dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, che si è tenuta sabato 15 e domenica 16 aprile, che ha superato i 13.000 partecipanti impegnati nel visitare i 49 caseifici aderenti in tutte le province della Zona di Origine.

«Siamo convinti che il “Turismo Dop” – spiega Mario Rosati direttore generale di Fondazione Qualivita - in questa forma possa rivelarsi, anche per le piccole filiere a Indicazione geografica, un vero volano per lo sviluppo delle produzioni e soprattutto dei territori, incentivando quelle attività turistiche agrituristiche intimamente legate con la produzione agricola e agroalimentare italiana».

Oltre 230 eventi organizzati dai Consorzi di tutela nel 2022

Il “Rapporto sul Turismo Enogastronomico”, realizzato dalla professoressa Roberta Garibaldi, da anni evidenzia una crescita di questo fenomeno grazie al lavoro costante delle imprese e delle numerose organizzazioni di promozione come Le strade dei Sapori e del Vino, Città dell’Olio, Le Città del Vino, Movimento Turismo del Vino.

Nel 2022, sono stati oltre 230 gli eventi organizzati dai Consorzi di tutela - fra degustazioni, visite outdoor, festival, contati dall’Osservatorio Qualivita. In molti casi proprio le piccole filiere, che più di altre hanno subito gli effetti legati alla pandemia e alla contrazione di alcuni canali distributivi, sono riuscite a dare una risposta concreta attraverso iniziative di vendita diretta e incoming turistico offrendo esperienze enogastronomiche qualificate. A questo aspetto si aggiungono numerosi elementi positivi legati al coordinamento dei Consorzi di tutela: dalla formazione di un consumatore consapevole attraverso attività esperienziali, capaci di trasferire tutti i valori della filiera come il “saper fare”, i fattori ambientali, il patrimonio artistico e culturale o quello storico e sociale fino all’introduzione di una gestione sostenibile coordinata sul territorio in grado di salvaguardare le risorse naturali degli areali.

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Alberto Lupini


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