Turismo enogastronomico Crescita costante, +48% nell'ultimo anno

Il 98% dei turisti italiani ha partecipato ad almeno un’esperienza culinaria in un viaggio compiuto negli ultimi 3 anni. Lo afferma il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019 : un universo in crescita, tanto da far segnare in un anno un incremento di interesse pari al 48%

28 gennaio 2019 | 18:20
di Gabriele Ancona
L’incontro, svoltosi a Milano e moderato da Italia a Tavola, è stato introdotto dal saluto di Giulio Lattanzi, direttore generale del Touring, associazione che con altre istituzioni ha dato il patrocinio alla ricerca, e di Rossana Bonadei, direttore del dipartimento di Lingue, letterature e culture straniere dell’Università degli studi di Bergamo, ateneo che con la World food travel association ne ha curato la supervisione scientifica.


Roberta Garibaldi

La seconda edizione dello studio, un ponderoso lavoro di 460 pagine, è stata realizzata da Roberta Garibaldi, professore presso l’Università di Bergamo, nonché candidata tra gli Opinion leader del sondaggio Personaggio dell'anno (clicca qui per votare). A Milano ne ha illustrato le linee guida: «Abbiamo analizzato il gradimento delle varie tipologie di offerta e i motivi che limitano la partecipazione», ha sottolineato. «Vi sono molti dati positivi, ma dalle indagini svolte emerge che ci sono ancora spazi di miglioramento, sia in termini di organizzazione sia di fruibilità. Il patrimonio enogastronomico italiano è una leva che può ancora esprimere molte potenzialità, attraverso processi territoriali di valorizzazione».

Fra le più popolari esperienze enogastronomiche in viaggio figurano, oltre al gustare prodotti tipici, visitare un mercato (82%) e il recarsi presso bar e ristoranti storici (72%). Grande interesse suscitano le esperienze di visita ai luoghi di produzione, con in primis le aziende agricole (62%) che registrano un tasso di interesse maggiore rispetto alle cantine (56%).


Roberta Garibaldi

Dati che indicano, rispetto al 2017, un sostanziale aumento del numero di italiani che ha partecipato a questo tipo di esperienze. Gli incrementi maggiori si riscontrano per le esperienze culinarie nei ristoranti e bar storici (+16%), eventi legati al cibo (+16%), il mangiare piatti tipici in un ristorante del luogo (+15%), le visite in aziende agricole e vitivinicole (+15%). A seguire i mercati (+13%) e i ristoranti etnici (+12%). Nonostante ciò, permane una domanda inespressa di esperienze a tema che indica l’esistenza di un mercato potenziale ancora da soddisfare. A livello complessivo, la differenza media tra desiderio e fruizione si attesta intorno al 22% della totalità dei turisti e tende a essere più accentuata per alcune esperienze: in particolare, la visita a fabbriche del cioccolato (in cui il gap tra desiderio e fruizione si attesta sul 54%), pastifici (39%) e viaggi enogastronomici di più giorni organizzati da un’agenzia (36%).



Inoltre, il 92% dei turisti enogastronomici che negli ultimi tre anni ha svolto un viaggio con questa motivazione primaria ha scelto una località italiana. Solo 17% è stato anche all’estero, mentre l’8% ha compiuto un viaggio enogastronomica esclusivamente in un Paese straniero. Fra le regioni più apprezzate dai turisti italiani, Sicilia, Toscana ed Emilia Romagna, mentre Napoli, Roma e Firenze sono le città che hanno riscosso il maggiore consenso. Le regioni più amate sono invece Sicilia, Toscana e Puglia. Per quanto riguarda l’estero, Spagna, Francia e Grecia sono i Paesi più graditi, con in testa le città di Parigi, Barcellona e Madrid.

Ma chi sono i turisti enogastronomici italiani? Sono generalmente sposati o convivono e provengono da tutto il Paese, in particolare dall’Italia meridionale: in queste regioni, infatti, la propensione a viaggiare con motivazioni legate all’enogastronomia arriva al 52%, contro un 47% nelle regioni del Centro, un 41% nei territori del Nord Ovest e un 39% del Nord Est. Questo segmento turistico interessa in modo trasversale tutte le generazioni, in particolare gli appartenenti alla Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) e i Millennials (1981-1998): il 47% dei primi e il 46% dei secondi ha dichiarato di avere svolto viaggi di natura enogastronomica, con un incremento di interesse dei Millennials dell’86% su base annua, i quali prediligono destinazioni dove quest’offerta è ampia e diversificata e si integra armoniosamente sia con un contesto di particolare pregio paesaggistico sia con un’identità culturale forte e radicata nella popolazione residente.

Si afferma così il concetto di “paesaggio enogastronomico”, quell’insieme di cultura, persone, ambiente, attività e prodotto tipico, che il turista italiano prende sempre più in considerazione quando sceglie la meta del suo prossimo viaggio. Da segnalare anche la crescita della partecipazione alle esperienze enogastronomiche fra i turisti generalisti.



L’enogastronomia si conferma così un importante driver di viaggio. Se nel 2016 le ricerche avevano evidenziato il 21% degli italiani in viaggio interessati a questo tipo di turismo, con un incremento nel 2017 al 30%, nel 2018 questo valore è ulteriormente cresciuto. Ben il 45% dei turisti italiani, negli ultimi tre anni, ha svolto un viaggio con questa motivazione con un aumento del 48% rispetto all’anno precedente. Nel corso degli ultimi anni il ruolo dell’enogastronomia nel turismo è quindi profondamente cambiato, sia sul fronte del comportamento dei turisti sia su quello dell’offerta. Pur essendo una proposta relativamente recente rispetto ai tradizionali segmenti, il turismo legato a cibo e vino è andato rafforzandosi e articolandosi facendo registrare numeri sempre in crescita. A conferma di questa tendenza, il 68% degli intervistati vorrebbe che l’Italia avesse un museo nazionale dedicato alla sua ricchezza enogastronomica, mettendo in primo piano, di fatto, un aspetto inedito di turismo culturale.

D’altronde l’Italia vanta 825 prodotti agroalimentari e vitivinicoli a Indicazione geografica, 5.056 prodotti agroalimentari tradizionali, 4 beni enogastronomici inseriti nella lista del patrimonio tangibile e intangibile dell’Unesco (oltre a 2 città creative dell’enogastronomia), 334.743 imprese di ristorazione, 875 ristoranti di eccellenza, 23.406 agriturismi che offrono servizi di alloggio, ristorazione e altre proposte turistiche, 114 musei legati al gusto, 173 Strade del vino e dei sapori. A ciò si aggiunge una molteplicità di esperienze a tema, quali visite e degustazioni nelle cantine, nei birrifici e nei frantoi, sagre e feste enogastronomiche, esperienze di social eating e cooking class che trovano uno spazio sempre maggiore nell’offerta degli intermediari tradizionali e online. Un panorama consistente che riflette la ricchezza e la varietà del patrimonio eno-gastro-turistico-italiano, da Nord a Sud, nelle maggiori città così come nei luoghi periferici.



Un patrimonio unico che fa gola anche all’estero. L’indagine, condotta anche su 99 tour operator stranieri, mostra un significativo interesse verso l’Italia del cibo e del vino. Il 62% degli intervistati ha infatti nella propria offerta pacchetti a tema enogastronomico tricolore. La maggior parte è costituita da operatori tedeschi (23%) e statunitensi (18%). Tra le destinazioni più proposte spiccano la Toscana (presente nel catalogo di offerta del 72% degli operatori considerati) e il Piemonte (59%). Solo due regioni, a dimostrazione di quanto mercato sia ancora inespresso.

Il rapporto ha evidenziato che la cultura della tavola e dell’accoglienza non è più una tendenza, ma una realtà. Il ruolo dell’enogastronomia nel turismo è ormai centrale e rappresenta un elemento presente nella vacanza di tutte le tipologie di turisti. Un universo sempre più articolato e con ancora grandi potenzialità di “servizio” da sviluppare. C’è voglia di cultura, di territorio e di cultura del territorio. C’è tanta sete di informazione. Il turista (enogastronomico) oggi cerca un’esperienza unica e completa.

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Alberto Lupini


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