Il Decreto Dignità, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle, prevede che ad ogni rinnovo di un contratto di lavoro stagionale con lo stesso lavoratore, l’azienda sia costretta a pagare un incremento del contributo addizionale. Un incremento progressivo ed illimitato del costo della persona che, secondo associazioni e sindacati del settore del turismo, disincentiva la riassunzione del dipendente già formato, che spesso fa affidamento su un periodico reimpiego presso lo stesso datore.
Il vicepremier Luigi Di Maio ha fortemente voluto il Decreto Dignità
«Si favorisce in sostanza la ripetuta sostituzione delle risorse da assumere», denunciano Federturismo Confindustria, Confindustria Alberghi e Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs-Uil in una nota comune. «Si tratta di un vero incentivo alla precarietà - proseguono - in esatto contrasto con la dichiarata volontà della legge, e in contraddizione con le altre norme e dei contratti nazionali, che invece tendono a favorire il diritto di precedenza del lavoratore già assunto in passato.
Per questo, associazioni e sindacati hanno chiesto all’Esecutivo di intervenire sul punto eliminando la grave distorsione insita nel Decreto Dignità. Del resto, l'attività turistica, come già riconosciuto nell'accordo di rinnovo del contratto nazionale Industria Turistica del 2016, è per sua connotazione fortemente stagionale. «I contratti a termine sottoscritti dalle aziende del comparto sono uno strumento necessario - proseguono ancora Federturismo Confindustria, Confindustria Alberghi e sindacati - nonché l’unico utilizzabile, per imprese la cui attività è condizionata da una domanda per sua natura soggetta a variazioni difficilmente programmabili. È quindi evidente che la crescita esponenziale dei costi determina ripercussioni devastanti anche sul piano occupazionale».
«Il nostro è un settore che utilizza il personale stagionale perché non ha alternativa - ha ribadito il presidente di Confindustria Alberghi,
Giorgio Palmucci - Il Decreto Dignità prevede che quando un’azienda utilizza più volte lo stesso lavoratore negli anni, anziché favorire il fatto di dare una continuità al lavoro e di utilizzare del personale formato e già abituato a lavorare, lo disincentiva, facendo pagare di più, portando a un ricambio che non sempre è la migliore delle soluzioni. Per questo insieme ai sindacati chiediamo che non si applichi questo incremento del costo del lavoro per i lavoratori stagionali, soprattutto nel turismo».
Giorgio Palmucci
Nel documento invitato al Governo le associazioni del settore esprimono anche l’auspicio di migliorare la struttura degli ammortizzatori sociali per i lavoratori stagionali e, in coerenza con quanto avviene anche in altri Paesi, di favorire la destagionalizzazione dell’attività turistica con evidente beneficio per la stabilità dei posti di lavoro, dell’organizzazione delle imprese, del contenimento dei costi per la clientela e non ultimo dell’efficientamento di tutta la rete logistica nazionale.