Infiltrazioni mafiose nel turismo, il pericolo esiste – si sa già da tempo – ma i costi di gestione sempre più alti e la crisi economica aggravata e innescata dalla pandemia - che ha piegato e messo in ginocchio numerose attività del comparto, dagli alberghi ai ristoranti - , ha aperto nuove falde all’interno delle quali potrebbe trovare terreno fertile la criminalità organizzata. Una condizione critica e sensibile che riguarda tutto il paese, da Nord a Sud. Ma ora a lanciare l’allarme è una delle regioni locomotiva della nazione, il Veneto, che trova il suo nervo scoperto proprio nella città di Romeo e Giulietta.
Il turismo veronese: vale il 27% del Pil provinciale
Il turismo veronese è a rischio infiltrazioni mafiose: a segnalare l’alto rischio la consulta della legalità della Camera di Commercio di Verona e l’associazione Avviso Pubblico. «Il settore, che vale il 27% del Pil provinciale, cioè 6,5 miliardi di euro, è in forte sviluppo, in particolare il suo indotto. Stanno nascendo velocemente numerose imprese che possono diventare appetibili per le attività di riciclaggio della criminalità organizzata. Penso, ad esempio, ai servizi di noleggio, ai trasporti, alle lavasecco, allo sviluppo di nuovi servizi come la costruzione delle piste ciclabili» ha spiegato Paolo Artelio, componente di giunta dell'ente camerale veronese, che chiede in modo chiaro che «La Direzione Investigativa Antimafia sia presente sul nostro territorio con un presidio fisso per monitorare le operazioni sospette, come i passaggi di proprietà, a volte troppo repentini, e che possono rappresentare una forma di concorrenza sleale. Dove c’è ricchezza, come nel settore turismo, possono infiltrarsi capitali illeciti. Occorre prestare attenzione anche ai settori affini al turismo come la ristorazione che è in forte crescita e coinvolgere nell’attività della Consulta anche altri soggetti come Federalberghi, Assogardacamping e i rappresentanti dei noleggiatori».
Il tavolo di coordinamento sul settore turistico, a cui hanno partecipato - oltre al consigliere dell'ente camerale - anche Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico, Lauretta Cesarini (funzionaria della sede di Verona della Banca d’Italia), e Alessandra Carlini (delegata dalle associazioni dei consumatori), si è avvalso della matrice Swot per delineare i passi da intraprendere per mantenere la legalità.
La matrice Swot (strengths, weaknesses, opportunities, threats) è uno strumento di pianificazione strategica e fa parte dell’abc del business. In questo caso, afferma Romani: «Sono stati identificati i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce. Tra i casi di imprese e beni confiscati a Verona e provincia, più di 70, a Verona, si registrano anche hotel e impianti di risalita, a testimonianza che il settore non è immune da fenomeni di infiltrazione della criminalità».
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Tra gli altri elementi esaminati anche quello dell’accesso al credito, soprattutto dopo l’emergenza pandemica. Cesarini ha sottolineato come: «Banca d’Italia faccia anche attività di ricerca economica sul territorio e possa dare un contributo importante per la fotografia del settore». A questo ha aggiunto Alessandra Carlini delegata dalle associazioni dei consumatori ha sostenuto che servirebbe un’analisi capillare sul territorio citando il caso della presenza sempre più estesa dei B&B a Verona: «Il comune dovrebbe fare una mappatura delle attività e manca uno schema complessivo. Inoltre, ci sono continui passaggi di proprietà delle attività, anche in settori collegati (ristorazione, bar, etc.): in generale il fenomeno va verificato, anche chiedendo informazioni e aiuto ai professionisti coinvolti».
Nelle prossime settimane è previsto un nuovo incontro del tavolo di confronto, con l’obiettivo di individuare buone pratiche da condividere e proporre progetti e linee di attività per i lavori della consulta, insieme agli altri tavoli costituiti dalla consulta stessa (logistica, agricoltura, edilizia).
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Alberto Lupini
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