Troppi turisti sul Garda? Servono infrastrutture e una stagione più lunga

Sempre più discussa la questione relativa all'overtourism nella zona del lago di Garda. I cittadini protestano ma le autorità puntano a rafforzare ancor di più la spinta dei visitatori, soprattutto stranieri. Ma mancano infrastrutture moderne - come una rete stradale aggiornata - ed esiste un'alta stagione troppo corta che non comprende autunno e inverno

14 aprile 2023 | 15:17
di Nicholas Reitano

In Italia l’overtourism, l’eccesso di turismo, sta mettendo a dura prova le mete più ambite dai visitatori e la pazienza degli abitanti che in questi luoghi vivono. La rinascita e la crescita del settore post-pandemia era auspicata ma la situazione ultimamente sembra fuori controllo come accaduto in diverse località - dal Lago di Como, al Lago di Garda, alle Cinque Terre in Liguria fino alle città d’arte - in occasione dell’ultimo ponte pasquale. Nel zona del benacense, però, la situazione sembrerebbe danneggiare solamente i residenti e non le autorità, che vorrebbero, invece, aumentare i flussi turistici nei comuni che circondano il lago di Garda per i prossimi weekend e, soprattutto, in vista dell'estate. Ma quali potrebbero essere dei possibili rimedi a questa delicata situazione?

Overtourism sul Lago di Garda, Panont: «Bisogna allungare la stagione del turismo»

Ne è dello stesso avviso il direttore del Consorzio Garda Doc, Carlo Alberto Panont, che ha dichiarato come siano comprensibili le lamentele dei cittadini, ma va d'altra parte ricordato che «vivono in una delle zone più belle d’Italia, le loro dimore hanno un valore patrimoniale altissimo e trovano lavoro praticamente anche sotto casa. E per la maggior parte dell'anno vivono tranquillamente. Basti poi pensare che il valore dei pagamenti dei parcheggi a Sirmione garantisce dei grandi servizi alla cittadinanza». E quella del Garda, ricordiamo, è una delle dieci zone enologiche più importanti al mondo e, sull’asse Milano-Venezia, l'area tra Brescia e Verona vanta una produzione di ben 300 milioni di bottiglie. Dicesi, una vera e propria regione trainata dall’enoturismo. E la soluzione ai massicci flussi di persone che invadono le città del Garda in diversi periodi dell’anno, secondo Panont, è quella «di allungare la stagione del turismo, tenendo aperti alberghi e ristoranti anche in inverno e in autunno». Il sistema, in sostanza, deve diventare «open».

 

Il sindaco di Peschiera del Garda: «Per noi il numero chiuso non ha senso»

Dunque, se l’Alto Adige è pronto a correre seriamente ai ripari con l’istituzione del numero chiuso annuale di pernottamenti (si parla di una cifra intorno ai 34 milioni di turisti ossia quelli raggiunti nel 2019), Lombardia (con i comuni del bresciano) e Veneto (con quelli veronesi) sono pronte ad attuare un piano per intensificare le visite nelle città intorno al Lago di Garda. «Per noi il numero chiuso non ha senso - dichiara Orietta Gaiulli, sindaco di Peschiera del Garda a L’Arena. Ci sono delle realtà che si dimensionano da sole. Ad esempio, io non vado nel periodo di maggior afflusso, ponti e vacanze comandante, in Liguria alle Cinque Terre. Si sa già che c’è il pienone. Scelgo però periodi di bassa sragione dove il luogo è più vivibile». Il problema, per il sindaco di Peschiera del Garda, però sta «nella mancanza di infrastrutture viabilistiche. Fino a quando per la regione Veneto saremmo considerati come una periferia non vedo soluzioni» conclude.

 

Manca una rete stradale efficiente sul lago di Garda

Infatti, per chi frequenta la zona del Garda, è ben noto come gli spostamenti siano impossibili a causa di una rete stradale non all’altezza di smaltire in fretta le code chilometriche che si creano alle uscite dei caselli autostradali (in particolare a Peschiera del Garda) e nelle “superstrade”. Percorsi, definiti dal primo cittadino, «da anni Venti». E il rischio è che «fra qualche anno non verrà più nessuno perché stanchi di sorbirsi code interminabili». Il turismo è l’oro, la ricchezza del Garda: e perdere visitatori sarebbe una mossa harakiri. Dunque, bisogna trovare soluzioni in tempi rapidi, come riferito da Giovanni Bernini, presidente dell’Assogardacamping: «Dobbiamo affrontare il problema fornendo più servizi ai turisti».

Lago di Garda, come migliorare i servizi? Iniziare dalle infrastrutture

Ma non tutti sostengono la corrente di pensiero anti-numero chiuso. Per Ivan De Beni, presidente di Federalberghi, per esempio, «la scelta dell’Alto Adige è positiva. Arriveremo a un punto in cui dovremmo assolutamente porre freno anche qui. Di sovraturismo si muore e se vogliamo garantire una vacanza di qualità con tutti i servizi ad hoc dovremmo anche noi imboccare la strada intrapresa da Bolzano». Al momento, l’unica certezza è quella che le istituzioni devono e dovranno necessariamente migliorare le infrastrutture che collegano i vari comuni intorno al lago per garantire, poi, un maggiore afflusso di persone nelle località balneari, soprattutto in vista del trittico mensile giugno-luglio-agosto dove l’alta presenza straniera (in particolare di tedeschi e olandesi) rischia di congestionare - come sempre - la viabilità della zona. Serve un miracolo per realizzare quantomeno un leggero miglioramento nel breve periodo, ma in ottica futura sicuramente vanno apportate grandi modifiche alla rete stradale.

Intanto nasce il brand "Garda-Venezia" per migliorare le esperienze culturali sul lago

Nel frattempo, alcuni comuni che si affacciano direttamente sul Garda sono al lavoro per creare un unico grande marchio lombardo-veneto per migliorare le esperienze culturali dei turisti in questi straordinari territori: il brand “Garda-Venezia”, un progetto che unirà le peculiarità della zona che circonda il lago e la storia della Serenissima e che verrà presentato lunedì ai rappresentanti dei 420 alberghi e delle oltre 4mila strutture ricettive extra alberghiere associate. Un Consorzio al quale aderiscono in qualità di soci anche i comuni di Brescia, Mantova e Montichiari, oltre a fondazioni (Il Vittoriale degli Italiani, Ugo da Como), musei, consorzi (come quello del Grana Padano), associazioni albergatori, pro loco e altri soggetti privati.

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Alberto Lupini


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