“Tre bicchieri” 2016 del Gambero Rosso Toscana in vetta con 79 eccellenze
19 ottobre 2015 | 10:25
Dopo avere svelato in anteprima i “Tre Bicchieri” della 29ª edizione di Vini d'Italia 2016, il Gambero Rosso presenta ufficialmente la sua guida al completo. 421 i vini eccellenti segnalati con i “Tre Bicchieri”, massimo riconoscimento in palio. La Toscana recupera il primo gradino del podio, con 79 eccellenze, seguita dal Piemonte che quest'anno passa in seconda posizione con 75 “Tre Bicchieri”. Terzo posto per il Veneto (36 eccellenze), seguito da Alto Adige (27) e Friuli Venezia Giulia (24).
2.400 produttori, 22mila vini, 80 “Tre Bicchieri” Verdi, 111 “Tre Bicchieri” sotto i 15 euro, sulla guida Vini d’Italia 20016. La Stella segnala quelle aziende che hanno ottenuto più di 10 Tre Bicchieri nella loro carriera.
Vini d’Italia, oltre che in italiano, da anni viene tradotta e pubblicata in altre 4 lingue, e oltre 500mila copie vengono diffuse nel mondo: i Tre Bicchieri sono ormai un simbolo d’eccellenza di riconosciuto valore internazionale. Gambero Rosso ogni anno realizza oltre 30 eventi internazionali in ogni continente a supporto dell’export vinicolo italiano. Negli ultimi 10 anni oltre 400mila persone hanno partecipato ai tasting del Gambero Rosso, da Mosca a Vancouver, da Rio de Janeiro a Pechino e Tokyo, da Istanbul a Sydney.
“Tre bicchieri” Gambero Rosso 2016
Sicilia (20)
Le degustazioni di quest'anno confermano lo stato di grazia dell'enologia siciliana e la sua vivacità, con lusinghieri risultati dei brand più affermati e di altre realtà, anche di piccole e medie dimensioni, che migliorano di anno in anno. Un fenomeno a parte, di cui con piacere diamo conto, è l'emergere di non poche cantine cooperative, ancora non molto note a critica e grande pubblico, che hanno presentato vini di tutto rispetto, dimostrando una visione qualitativa del prodotto fino a poco tempo fa impensata. È crescente, poi, l'utilizzo della Doc Sicilia, capace di caratterizzare e rendere immediatamente distinguibili sui mercati internazionali le etichette dell'isola. Insieme alle altre Doc, più o meno note, come il Faro.
Puglia (13)
La Puglia si conferma in crescita nonostante qualche ombra legata all’annata 2014. Per quanto riguarda le note positive vanno sottolineati almeno due aspetti: quello economico e quello qualitativo. Il successo sui mercati, in particolare quelli esteri, continua senza rallentamenti. Due i brand vincenti: il Primitivo, ormai un passe-partout che suggella il successo di vini ricchi di frutto e toni speziati, freschi, non troppo tannici, raramente maturati in legno. L’altro è il magico nome Salento, sotto il cui ombrello troviamo tutta la produzione del Grande Salento, area più vasta rispetto a quella storica, che ingloba tutta la parte peninsulare della regione sotto direttrice Bari-Taranto, a prescindere dal vitigno e dalla zona di produzione.
In questo contesto le Denominazioni di origine, però, stanno perdendo importanza. Ma la crescita qualitativa è palpabile proprio nei territori delle denominazioni d’origine. Gioia del Colle e Manduria propongono vini competitivi nel panorama nazionale e internazionale, forti di una tipicità mediterranea che li rende unici. Faticano le altre due denominazioni importanti della regione, Salice Salentino e Castel del Monte, la prima impegnata in una difficile ricostruzione del profilo del vino e del territorio; mentre la seconda è preda della confusione generata dalla sua stessa struttura e da quella legata all’uva più significativa del territorio, il nero di Troia, che stenta a trovare una vera identità.
Le difficoltà riguardano la produzione di bianchi e rosati. In particolare questi ultimi, un comparto importante della vitivinicoltura pugliese, hanno sofferto l’annata 2014, con vini al di sotto della media degli scorsi anni. In chiusura torniamo sulla questione delle bottiglie ultrapesanti, che molti produttori riservano ai loro vini di punta. È uno spreco e una pratica che va contro l’idea di un’agricoltura sostenibile, che non porta alcun beneficio.
Alto Adige (27)
Poco più di 5mila ettari vitati e ben 27 Tre Bicchieri (17 bianchi, 9 rossi e un passito), circa uno per ogni 200 ettari a vigneto, più che in ogni altra zona d’Italia, con l’unica eccezione della Valle d’Aosta. I motivi? Suolo, mesoclima e vitigni tanto diversi tra loro (qui la vite si trova tra i 250 e i 1.000 metri), ma anche e soprattutto il fattore umano. Dalle grandi famiglie del vino ai Kellermeister della cantine sociali: la sensibilità alla qualità è diffusa un po' ovunque.
Il risultato è, oggi, sotto gli occhi di tutti: un gran numero di etichette capaci di confrontarsi con il meglio della produzione nazionale e internazionale. La voglia di emergere anche all’estero è un altro punto saliente del percorso virtuoso degli altoatesini, e forse è per questo che stanno nascendo vini nuovi di altissimo profilo prodotti in tirature esigue. Poche bottiglie eccezionali che rappresentano la punta di un iceberg, composto dal centinaio di etichette paragonabili con il meglio dell’offerta internazionale. Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri:
Molise (1) e Calabria (3)
Due regioni per quattro premi. Questa la situazione per due aree che ancora non riescono a sviluppare appieno le loro potenzialità. Da una parte il Molise: un territorio di confine, tra Abruzzo e Campania, che sembra fatto apposta per la viticoltura, ma ancora i risultati non sono quelli sperati: vini spesso ingenui, in bilico tra un eccesso di rusticità e tanta voglia di enologia moderna. Vitigni portati dalle regioni limitrofe e la tintilia, il vero autoctono molisano, affascinante nei suoi sentori rustici e nervosi di frutto, capace di dare vini succosi e vitali, troppo spesso interpretata cercando potenza e sentori di legno internazionali. Il difficile 2014 ha portato meno cantine in assaggio, ma anche la bella novità di Tenimenti Grieco, convincente con vini moderni e ben fatti. I Tre Bicchieri vanno al Don Luigi, dell'inossidabile Di Majo Norante, in questa edizione molto buono e sapido, tra fittezza e nerbo. Dispiace per una terra dalle grandi potenzialità e dalla tradizione antica, che non trova quella centratura enologica. Ma qui e lì si scorgono nuove prospettive.
Ancora poco centrata anche la produzione della Calabria, nonostante la sua storia enologica: probabilmente la prima regione d'Italia a coltivare la vite e a produrre vino in modo moderno. Ma la ricchezza ampelografica - quasi trecento cloni sinora catalogati tra gli autoctoni calabresi - e il passato enologico, non bastano. La Calabria è, per quantitativi, il fanalino di coda tra le regioni italiane e anche se moltissimo è stato fatto, anche dal punto di vista qualitativo, ancora stenta a decollare, pur avendo le carte in regola per territori e clima. Anche quest'anno due dei tre vini premiati con i Tre Bicchieri arrivano dal comprensorio di Cirò. Nel resto della regione l’andamento è a macchia di leopardo, in particolare nel cosentino dove tantissime nuove aziende hanno fatto un buon esordio, anche se molte sono ancora legate a un modello stilisticamente superato, che guarda più alla concentrazione e alla potenza che all'eleganza e alla finezza. C'è un tema su cui, invece, la Calabria è in prima linea, ed è quello della sostenibilità, non solo come biologico e biodinamico, ma anche come energie rinnovabili e riduzioni di gas serra.
Molise
Valle d'Aosta (6) e Basilicata (3)
La Valle d’Aosta del vino offre uno dei panorami più affascinanti sotto il profilo dei paesaggi e delle varietà autoctone. Non troverete in nessun’altra regione d’Italia (e in pochissime nel mondo) vigne oltre i 1.200 metri di quota. Nessun altro terroir può vantare una tradizione di viticoltura di montagna plurimillenaria come quella valdostana. Il fascino di questi vini antichi, vere sfide alla natura, ci ripaga anche dell’unico neo di questa bella storia, la difficoltà di reperimento legata all’esiguità di queste produzioni. Quest’anno c'è una crescita, particolarmente sensibile tra quei produttori che cercano di esprimere le potenzialità di queste straordinarie vigne d’alta quota e dei vitigni autoctoni valdostani.
La Basilicata è una delle terre più belle d’Italia e tra le meno conosciute. Due affacci sul mare, il massiccio del Vulture, Matera con i suoi Sassi, patrimonio mondiale Unesco e Capitale Europea della Cultura nel 2019. E uno dallo straordinario potenziale enologico. Il grande vino della regione è l’Aglianico del Vulture, denominazione d’origine tutelata dal 1971, Docg con la tipologia Aglianico Superiore dal 2010. Il territorio è la parte settentrionale della provincia di Potenza, una fascia di quindici comuni che sale verso le pendici del Vulture, che arriva a 1327 di quota. Per una scelta dei viticoltori, le aziende debutteranno tutte insieme con l’uscita dell’Aglianico Superiore Riserva 2011 nella prossima edizione della guida.
Valle d'Aosta
Liguria (6)
Annata particolare il 2014. Eccellente all’estremo Ponente, mentre in altre zone s’è salvata solo grazie alla coda dell’estate. Partiamo dalla Riviera di Ponente dove il microclima ha preservato il territorio dalle copiose piogge estive. Qui, oltre al Pigato e al Vermentino, nasce il più importante rosso della Liguria, il Dolceacqua. Un vino che racconta un territorio unico, fatto di piccole vigne terrazzate strappate alla montagna. Quest'anno solo un prodotto sul podio ma la denominazione ha raggiunto un livello complessivo straordinario. Merito anche della coesione e la determinazione di questi produttori nell'ultimo decennio.
All’estremo Levante, invece, i produttori sono intervenuti più volte in vigna per salvaguardare le uve minacciate dalle piogge insistenti, per fortuna poi è arrivato un settembre mite e asciutto, e chi ha avuto nervi saldi e ha saputo attendere è stato premiato. Tre i produttori della provincia di La Spezia che si aggiudicano i Tre Bicchieri, mentre da Imperia arrivano poi due eccellenti Pigato. Tra le novità degli ultimi anni in regione, infine, c'è un interesse crescente per gli spumanti, ancora in ricerca di qualità e identità.
Lombardia (22)
Il quadro della Lombardia è complesso e ricco. In prima linea c'è lo spumante, 14 dei vini premiati provengono da Franciacorta e Oltrepò Pavese. La prima fa la parte del leone, anche per varietà di stili e di annate. Un tempo la zona era una roccaforte dello chardonnay, ma oggi molte delle cuvée più interessanti hanno per protagonista il pinot nero, in purezza o meno. È il caso delle Bollicine dell’Anno, lo spettacolare Vintage Collection Dosage Zèro Noir ’06 di Ca’ del Bosco, che festeggia il traguardo della quarta stella, ovvero i quaranta Tre Bicchieri in carriera.
L’Oltrepò Pavese è un territorio grande dove convivono diversi terroir, uve e tradizioni, dalla spensierata Bonarda ai rossi di struttura fino all'eccellente metodo classico. Su queste cuvée si sta creando la moderna identità della denominazione, che trova nel pinot nero il vitigno d’eccellenza, sia come spumante sia come vino rosso. Ma il territorio ha grandi potenzialità ancora inespresse. La Lombardia peròè molto altro ancora. La Valtellina con le sue vigne eroiche a ridosso delle Alpi ci regala cinque memorabili vini, il Lugana, che nonostante la difficile annata 2014, stacca la cedola dei Tre Bicchieri; ma tutta la zona merita un plauso per l’impegno e la crescita tecnica ed agronomica degli ultimi anni.
Sardegna (13)
La 2014 è stata un’ottima annata in Sardegna. Il segnale arriva dalle zone bianchiste, ma alcune indicazioni giungono anche da territori più vocati per i rossi, con le etichette d’annata in uscita. Andiamo per ordine: la Gallura offre una serie di vini di assoluto equilibrio, dosati di alcol, freschi e dai profumi che rispecchiano in pieno la zona di provenienza. Ma non c'è solo il nord est dell’Isola: alcuni Vermentino di Sardegna provenienti da vari territori riescono a essere tipici e affascinanti e non sfigurano se confrontati con quelli della Docg.
Oltre al Vermentino arrivano conferme dal Semidano di Mogoro, dal Nuragus di Cagliari, dalla Vernaccia di Oristano (anche grazie a tipologie di produzione diverse) e dai vitigni aromatici a bacca bianca, con la Malvasia di Bosa e il Nasco di Cagliari a far la differenza, sebbene siano sempre i soliti (pochi) produttori che credono in queste varietà.
Prestazione importante anche per i rossi, col Cannonau di Sardegna che si conferma un grande vino mediterraneo, sia in versione Riserva sia giovane. I più interessanti arrivano dalla Barbagia e dall’Ogliastra. Ma c'è bisogno di una profonda modifica al disciplinare che valorizzi tutti i territori del Cannonau in Sardegna. Buone notizie anche dal Sulcis, con i Carignano che garantiscono qualità e costanza, mentre sarebbe ideale avere delle indicazioni più precise dalle altre varietà a bacca rossa presenti sull’Isola (ma soprattutto dalle loro aree più vocate) come bovale, muristellu, cagnulari, nieddera o monica.
Lazio (7)
Sono un paio d'anni che il Lazio del vino manda inequivocabili segnali positivi abbandonando finalmente qual livello medio che, per anni, non si è spinto oltre la sufficienza. Aziende piccole e grandi, nomi nuovi e realtà storiche propongono oggi etichette davvero interessanti. E se quello scorso è stato l'anno della viticoltura di Ponza e del grechetto nel Viterbese, quest’anno è il momento di Anzio e del bellone, che finora non riuscivano a esprimersi a un livello in grado di interessare un pubblico non strettamente locale.
Nonostante l'annata difficile il grechetto ha riservato comunque qualche bella sorpresa e la Tuscia si afferma come area di bianchi da dove arriva una delle aziende new entry dei Tre Bicchieri. L'altro nuovo vertice rappresenta un tassello importante al riposizionamento della denominazione Frascati ed è il frutto di un lavoro di 15 anni per realizzare un Frascati di alto livello.
Il bellone, come dicevamo, ha saputo esprimersi raggiungendo i vertici e un bel lavoro arriva che da aziende storiche della regione e anche dalla zona limitrofa di Roma, con la Tenuta di Fiorano.
Il TrentoDoc tiene alta l’immagine del Trentino enologico in Italia e nel mondo. 41 aziende, grandissime realtà o piccole cantine artigianali. Più di 100 etichette assaggiate, oltre 20 nelle degustazioni finali, e 7 sul gradino più alto, quello dei Tre Bicchieri, con una piacevole novità: la new entry Opera, dinamica giovane realtà della Valle di Cembra, che si unisce a maison storiche. Un risultato che testimonia l'ottimo lavoro del comparto vitivinicolo trentino e la una cura delle uve di chardonnay (e pinot nero in misura crescente) delle basi spumante.
Sono i vini della “rinascita” della seconda fermentazione, che hanno creato lo stile delle bollicine di montagna, anzi dolomitiche. Vini ricchi di nerbo acido, puliti e scorrevoli, di grande mineralità, capaci di maturare per anni sui lieviti acquistando profondità ed eleganza. E tutto questo in assenza di alcune etichette di prestigio, come il Riserva del Fondatore Giulio Ferrari o il Flavio della Rotari, ancora sui lieviti in attesa della sboccatura.
Diversa è la situazione dei vini fermi della tradizione. Solo il San Leonardo del marchese Guerrieri Gonzaga mantiene la sua fama e la tradizionale eleganza. I riscontri sul Teroldego sono altalenanti, colpa dell’annata - ma mancano all’appello diverse versioni ancora in affinamento - e di qualche forzatura nelle maturazioni. Anche tra i bianchi è mancata l’emozione anche se diverse etichette hanno raggiunto le finali e non mancano begli esempi, come tra i vignaioli cembrani, artigiani della vigna e veri custodi di questo difficile territorio. Tra i dolci un grande vino della tradizione trentina: il Vino Santo, che nel nome ricorda i graticci sui quali le uve nosiola della Valle dei Laghi appassiscono fino alla settimana di Pasqua.
Anche quest'anno la quarta regione per produzione di vino porta a casa un buon risultato: le cantine valutate aumentano (oramai sono un centinaio), così come la qualità diffusa, tanto per le grandi cantine quanto per le cooperative e le piccole aziende. I vini assaggiati sono sempre più buoni e precisi, dai solidi Montepulciano d’Abruzzo, ai poetici Trebbiano, sino agli irruenti autoctoni bianchi. E testimoniano una riscoperta delle radici e di tecniche tradizionali, in cui fermentazioni spontanee, biologico, biodinamico, sono un gesto agricolo naturale. I quindici vini premiati raccontano questa varietà, che ci porta dalle coste dell’Adriatico sino a lambire i ghiacciai appenninici. È una squadra di vini eterogenea per provenienza, ma simile per qualità.
Va tutto bene allora? No, ci sono delle zone d'ombra. L'Abruzzo non è ancora percepito dal mercato come un importante distretto enologico per via di quel profilo da grandi numeri e poca ambizione e la corsa al massimo ribasso: un esempio? Il Montepulciano è tra i vini più venduti in Italia, con aumenti costanti delle percentuali, e altrettanto costanti diminuzioni del prezzo medio per bottiglia. Manca uno sforzo comune per rientrare di diritto nei grandi terroir di vino, mentre ancora l’ottanta per cento del prodotto abruzzese continua a essere imbottigliato fuori regione. Qualcosa può cambiare ancora, anche perché non basta più fare vini buoni, bisogna saperli raccontare, visto che i mercati sono sempre più in cerca di riconoscibilità e paesaggio.
Partiamo dalla cima, ovvero dal primo posto del podio, quello dei Tre Bicchieri. Il numero dei premiati è 10. Ma considerare solo il vertice della classifica non rende merito dell'effettivo panorama della regione, che è fatto di tanto buon vino, cantine che meritano di essere conosciute e territori che si stanno valorizzando sempre più, e non solo quelli tradizionalmente vocati alla vitivinicoltura.
Tra i rossi il sontuoso Torgiano Rubesco Riserva Vigna Monticchio ’10 Lungarotti, è in annata di grazia. Poi c'è Montefalco, ovviamente, a dominare la scena: una zona che esprime una quantità significativa, capace di legare territorio e varietà. Il Sangrantino non è andato al massimo, ma tutta l'area dimostra carattere e maturità crescenti, oltre che una interessante diversificazione stilistica che dà conto del lavoro che si sta facendo in questa regione.
Poi ci sono i bianchi, che negli ultimi hanno hanno riscoperto torroir storici, come Orvieto, che dà segnali di rinascita incoraggianti. Quest’anno la zona (eccezion fatta per il solito Cervaro della Sala) non ha espresso vini di vertice, però il percorso è tracciato e nelle ultime edizioni ne abbiamo dato ampia testimonianza. Mentre un'altra storia di bianchi di grande fascino è quella del Trebbiano Spoletino, a segno quest’anno con un superlativo Trebium ’14 di Filippo Antonelli.
L’Emilia Romagna è un mosaico di ricchezza e diversità. Partiamo da nord, con i Colli Piacentini, quattro valli parallele dove gli artigiani sono gli attuali protagonisti del panorama vitivinicolo, mentre le due cooperative e le aziende più strutturate faticano a mettere a fuoco una lettura territoriale e identitaria. Proseguendo si arriva nel mondo del Lambrusco, che sta cambiando la filosofia del suo modello produttivo: non più un vino di marchio ma un vino di territorio. Un nuovo racconto alimentato da tutta la filiera che sta alzando la qualità dei vini e costruendo un'identità più chiara e leggibile dall’esterno. Il Sorbara è il traino e ancora una volta quella di Bomporto si afferma come comunità guida.
Piccoli segnali dai Colli Bolognesi che hanno raccolto la sfida della nuova Doc Pignoletto e hanno alzato il livello. Una vera e propria rinascita è alle porte. L’ultima tappa è la Romagna, 150 chilometri di valli e diversità ben descritte dalle sottozone codificate nella Doc Romagna Sangiovese. Anche qui sono le nuove leve a esprimere le cose più interessanti e la lettura territoriale dei piccoli artigiani è il patrimonio più prezioso della regione. Le aziende storiche fanno difficoltà ad adattare i vecchi canoni produttivi e alcuni grandi nomi sono spiazzati dal confronto con le espressioni territoriali più pure. Mentre le cantine cooperative stanno producendo vini semplici e popolari di grande qualità e territorialità.
È probabilmente nel Sangiovese Superiore il futuro della Romagna e la maggiore conoscenza dei territori e la specializzazione dei produttori ha evidenziato i limiti della aree meno vocate al Riserva. È una consapevolezza necessaria per crescere ancora.
Sempre più convincenti i vini bianchi a base di albana, che comincia finalmente a esprimere le sue grandi potenzialità.
Marche (19)
175 diverse aziende e quasi 1000 vini. Queste le cifre delle batterie d'assaggio per le Marche. Cifre che danno conto di una regione per cui la vitivinicoltura è cosa seria. La qualità media è in crescita costante con il campione della regione, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, che fa da traino per l'elenco (sempre più lungo) dei Tre Bicchieri. Facile con un millesimo come il 2013 che ha dato uve eccelse. Le aziende storiche le hanno trasformate in vini indimenticabili. Così la famiglia Sparapani, che ha bissato il premio dello scorso anno, e Leo Felici e la Tenuta di Tavignano, tra i più ispirati e costanti della denominazione, che conquistano l'ennesimo massimo riconoscimento. Ma c'è anche una new entry: il sorprendente Qudì di Roberto Venturi.
Cala il peso di Matelica sul primo posto del podio, ma il complesso è vitale e con una spiccata identità territoriale, con Belisario e Collestefano a rappresentare due interpretazioni opposte ma complementari.
Il Piceno cresce nella sua vocazione bianchista grazie al Pecorino di Offida, con due allori.
Sui rossi montepulciano e sangiovese, uniti nella denominazione Piceno, danno vita a tre grandi vini contemporanei, che uniscono piacevolezza, raffinata trama tannica e complessità. E torna al massimo riconoscimento anche Oasi degli Angeli con il maestoso Kupra. Raddoppia invece il maceratese con il Pollenza che punta sui vitigni internazionali, e La Murola con un elegante Montepulciano, interessante in quanto fuori dai terroir classici del vitigno.
Dalle vigne a 700 metri di quota sull’Appennino a quelle a strapiombo della Costa d’Amalfi, passando per i terroir vulcanici del Vesuvio e di Roccamonfina fino alle sabbie vulcaniche dei Campi Flegrei, poche altre terre offrono una simile ricchezza di situazioni vocate. E poi le uve: l’aristocratico fiano, il greco con la sua ricchezza, la falanghina, la biancolella delle isole dal fascino mediterraneo, e poi tra i rossi l’aglianico, il per’ ’e palummo, e infine il pallagrello bianco e nero e il rosso casavecchia, che hanno segnato la rinascita del Casertano. Se non basta questo a delineare un panorama in pieno fermento, si aggiunga l'avvicendamento sul podio di aziende vecchie e nuove. Ben 50 i vini in finale, con 20 che hanno raggiunto il vertice dei Tre Bicchieri.
Una volta era solo l’Avellinese il riferimento per la produzione di qualità, oggi però è affiancato stabilmente dalle altre zone, anche se detiene quasi la metà dei premi assegnati: Fiano d’Avellino (quattro premi, di cui due del 2013), Greco di Tufo (anche qui due dei quattro premiati sono 2013) e Taurasi (due vini). Poi c'è il Sannio, con quattro ottimi bianchi a base di falanghina, eccellente nelle ultime vendemmie, che regala vini dal bel nerbo acido, sapidi e particolarmente convenienti. E infatti il premio per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo per questa guida va al Sannio Falanghina Svelato ’14 (buona annata per i bianchi del Sannio).
Tanti consensi e tre premi per i vini della Costa d’Amalfi, che vanno a Raffaele Palma, Marisa Cuomo e a Tenuta San Francesco, che entra così nel gotha dell’enologia campana, insieme all’avellinese Fonzone e alla sannita Torre a Oriente. Cresce anche il Casertano: tre premi ad aziende ormai consolidate, con due Pallagrello ’13, e, per i rossi, il Terra di Lavoro 2013 di Galardi.
Chiudiamo con un bianco da uve fiano, da una vigna a quasi 600 metri nel parco nazionale del Cilento, il Pian di Stio ‘13 di San Salvatore.
Friuli Venezia Giulia (24)
24 Tre Bicchieri e oltre metà per vini del 2014: i produttori del Friuli Venezia Giulia sanno il fatto loro se hanno saputo interpretare la vendemmia passata con questi risultati. Ovviamente ad appannaggio dei bianchi, a parte il caso isolato del Sacrisassi ’13. Sono tanti, differenti per tipologie di vinificazione e vitigni. Tra i Tre Bicchieri c'è anche il miglior Bianco dell'Anno: il Friulano 14 di Schioppetto, un indiscusso pioniere della vitivinicoltura regionale di qualità, che proprio cinquant’anni fa imbottigliava le sue prime etichette.
Conferma la bella prestazione dello scorso anno l'ultima vendemmia del Pinot Bianco, in diverse aree della regione: nel Collio, sui Colli Orientali e nelle Grave. Unanimi consensi anche per la Malvasia Istriana sia per la freschezza di alcune versioni, come il Collio di Doro Princic e Ronco dei Tassi, sia per la fragranza di altre più elaborate, come Kante e de Il Carpino di annate precedenti. Conferme e new entry per lo Chardonnay, per il Pinot Grigio e la Ribolla Gialla di Oslavia. Conferma il Sauvignon con una batteria ridotta a causa di questioni legali in corso al momento dell'assaggio su alcune aziende, per le quali si è preferito sospendere il giudizio. Chiudiamo con il vitigno più nobile: il Picolit ’08, nella splendida interpretazione di Adriano Gigante.
Il Veneto è una delle regioni più importanti per il vino di qualità, forte di denominazioni che non conoscono crisi, come Prosecco o Amarone della Valpolicella, e di tante piccole e grandi denominazioni dove i produttori si sono imposti standard qualitativi molto alti. La glera occupa la maggior parte delle vigne orientali, poi lascia spazio alle varietà bordolesi, da secoli presenti in gran parte del Veneto centrale. Nella provincia di Verona le uve tradizionali sono tantissime, dalla garganega a Soave e Gambellara fino alla corvina e il cortese sulle sponde del Garda.
Il Prosecco è uno straordinario traino per tutto il comparto, ma colpiscono per qualità e continuità anche aziende che puntano sulle varietà bordolesi: Serafini & Vidotto sul Montello, Piovene Porto Godi sui Colli Berici, Emo Capodilista sugli Euganei e i cugini Zonta a Breganze danno l’idea di come merlot e cabernet ben si sposino a questa parte di regione. L’ottima vendemmia 2013 ha dato risultati di livello a Soave, e insieme alle aziende storiche c'è la new entry di quest'anno, Marcato.
In Valpolicella molte novità, con il ritorno sul gradino più alto del podio di aziende che da qualche anno mancavano e la presenza di produttori che si aggiudicano i Tre Bicchieri per la prima volta, come la piccola Villa Spinosa, o I Campi, non al primo riconoscimento, ma per la prima volta premiata con un rosso. Ci sono poi grandi risultati da denominazioni meno ingombranti, il Custoza Ca’ del Magro di Monte del Frà e il Bardolino de Le Vigne di San Pietro, e poi ancora il piccolo ma straordinario mondo di vini dolci, in cui svettano ancora una volta il Cristina di Roeno e l’Alpianae di Vignalta. Il premio di Azienda dell'Anno quest'anno va a un'azienda veneta, Allegrini, per la capacità imprenditoriale e qualitativa che ha saputo infondere in ogni progetto, bandiera del Made in Italy nel mondo.
Il Piemonte, il grande Piemonte del vino, non si riduce alle diverse denominazioni relative allo straordinario vitigno nebbiolo: vi sono distretti enologici di notevole interesse e valore e, in sintonia con questo pensiero, quest’anno ci piace esordire evidenziando i quattro Tre Bicchieri assegnati al Timorasso. Un'uva nelle cui potenzialità abbiamo sempre creduto. E non solo, abbiamo dato fiducia e visibilità a tutto il gruppo di produttori, capitanati da Walter Massa, che ne hanno espresso al meglio il carattere.
Anche quest’anno, la ricerca continua delle nuove eccellenze si concretizza con alcune significative new entry, molte delle quali caratterizzate anche da prezzi di assoluta ragionevolezza: Rizzi, con un ottimo Barbaresco Boito Riserva ’10; Mazzoni, che ha presentato un Ghemme dei Mazzoni ’12 che ben figura nell’Olimpo dei grandi vini del Nord Piemonte; Gaggino, con un Ovada Convivio ’13 che testimonia, una volta di più, l’alta vocazione dell’Ovadese per il vitigno dolcetto; Gianni Doglia, che, con una succosa e complessa Barbera d’Asti Superiore Genio ’12, conquista il primo Tre Bicchieri e Giovanni Corino che, con un affascinante Barolo Giachini ’11, ottiene il suo primo alloro dai tempi della separazione professionale con il fratello Renato.
Come contraltare ai nuovi premi assegnati, troviamo doveroso ripercorrere la regione attraverso la mappa di alcuni dei massimi riconoscimenti assegnati alle griffe di fama planetaria, aziende che onorano il Made in Italy tutto. Sono aziende come Giacomo Conterno, Gaja, Bruno Giacosa, Vietti, Pio Cesare, Elio Altare, per citarne solo alcune, che continuano a tenere alto il vessillo del loro terroir nel mondo. Infine è a un infaticabile lavoratore, Giulio Grasso dell'azienda Ca' del Baio, che va il premio di Viticoltore dell'anno. È questo panorama, fatto di novità e molte meritate conferme, che accredita il Piemonte come un punto fermo della produzione vitivinicola nazionale e mondiale.
Toscana (79)
Con i suoi 79 Tre Bicchieri quest’anno la Toscana è la regione più premiata dalla Guida Vini. Una regione che può contare su straordinari territori e tanti bravi produttori, capaci di raccontare un mosaico produttivo fatto di aziende grandi, a volte grandissime, come di piccole. A ribadire che la quantità prodotta non andrebbe mai, in modo preconcetto, contrapposta alla qualità. La 2010 è stata un’annata meravigliosa a Montalcino, e consegna un numero significativo di vini Tre Bicchieri: ben 18 i premiati, dai più strutturati delle zone più calde ai più esili della zona Nord, dai più tradizionali ai più moderni, tutti buonissimi.
Il Chianti Classico preannuncia, con i vini d’annata, un 2013 finora passato un po’ sotto traccia, ma che a noi sembra riserverà grandi soddisfazioni: attendiamo Riserva e Gran Selezione. Per quest’anno sono 19 i vini a denominazione premiati – con annate che vanno dalle 2013, appunto, alla 2010 - più 6 Igt che per composizione potrebbero essere a loro volta vini a denominazione. Nota di merito alla zona del Nobile di Montepulciano, che dopo anni un po’ statici sembra aver trovato una strada di maggior comprensione dell’interazione tra il sangiovese e i particolari terreni argillosi della denominazione.
Sulla costa molte conferme e poche, ma molto interessanti, novità. Sono tre le aziende che conquistano per la prima volta il massimo riconoscimento - Guado al Melo, premiata anche come Cantina Emergente, Podere San Cristoforo e Bruni - arrivano tutte da lì. A raccontare una zona per niente statica, che cerca di interpretare il vino in termini contemporanei, affiancando alla struttura, che normalmente le condizioni pedoclimatiche assicurano, anche dinamismo ed eleganza.
Premi Speciali
ROSSO DELL’ANNO
Etna Rosso V. Barbagalli 2012 - Pietradolce
Vino di straordinaria complessità e finezza, il Vigna Barbagalli '12 è sfaccettato e profondo al naso, dove si alternano frutti rossi, mineralità, spezie, tabacco e sentori balsamici; lunghissima e nitida la bocca, in cui il frutto ritorna nel lungo finale in tutta la sua elegante sensualità.
BIANCO DELL’ANNO
Collio Friulano 2014 - Schiopetto
Altra performance invidiabile di tutta la parata ma soprattutto del Friulano ’14, che ha riconquistato i Tre Bicchieri e insieme il premio di Bianco dell'Anno, in virtù degli univoci apprezzamenti in entrambe le sedute di selezione. Ricco, complesso e armonico sia all’olfatto sia al palato, regala suggestioni di frutta matura, miele chiaro e fieno fiorito...
BOLLICINE DELL’ANNO
Franciacorta Dosage Zéro Noir Vintage Collection Riserva 2006 - Ca’ del Bosco
Quarantesimo Tre Bicchieri in carriera a Ca’ del Bosco con uno straordinario Dosage Zéro Noir Riserva ’06 della linea Vintage Collection. Oltre otto anni di maturazione sui lieviti regalano a questo Blanc de Noirs una profondità e una complessità straordinarie, che ne fanno un riferimento qualitativo assoluto. Una prestazione magistrale che gli fa valere il premio di Bollicine dell'Anno.
DOLCE DELL’ANNO
Valle d’Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré 2013 - La Crotta di Vegneron
Ha un colore dorato brillante e l’ampiezza del bagaglio olfattivo è sorprendente: apre sulle note della pesca e dell’albicocca per virare poi su nuance floreali, di timo, e infine sulla frutta secca. Al palato concentrazione di frutto, dolcezza, ma soprattutto freschezza e grandissima eleganza. Da non perdere.
CANTINA DELL’ANNO
Allegrini
Marilisa e Franco Allegrini hanno saputo portare l’azienda fondata da papà Giovanni a essere una delle punte di diamante dell’enologia nazionale, sviluppandosi ben oltre i confini regionali e al tempo stesso rimanendo fortemente legata al territorio d’origine. Sono più di cento ormai gli ettari di vigneto in Valpolicella, distribuiti lungo i pendii meglio esposti della denominazione, rifuggendo dai fondovalle e, anzi, inseguendo la freschezza che solo l’alta collina può donare, per una produzione solida e di grande integrità.
MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ PREZZO
Falanghina del Sannio Svelato 2014 - Terre Stregate
La Falanghina Svelato con l’annata 2014 si aggiudica di prepotenza i Tre Bicchieri e il premio per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo e si avvia a diventare un classico non solo del territorio ma dell’enologia campana. Ha un colore paglierino verdolino brillante, naso intenso e ricco che richiama la rosa, il frutto giallo, le spezie e la vaniglia. Al palato è ampia, prorompente e chiude lunga, fresca e vitale su suggestioni agrumate.
VITICOLTORE DELL’ANNO
Giulio Grasso, Ca’ del Baio
Giulio Grasso è un autentico viticoltore, un uomo che vive i ritmi della natura, della campagna, praticamente in simbiosi con le sue vigne. Se la sua produzione spazia dai vini bianchi ai rossi del territorio, sono però i sui Barbaresco dei cru Pora, Asili e Vallegrande i vino che lo rappresentano fino in fondo. Lui ma soprattutto il suo legame con la terra. E questi valori Giulio li sta trasmettendo alle figlie Paola, Valentina e Federica che lo affiancano in azienda.
CANTINA EMERGENTE
Guado al Melo
La cantina di Michele Scienza è stata la rivelazione dell’anno a Bolgheri, con una batteria di vini che va dal molto buono all’eccellente. I diciassette ettari di vigna sono coltivati con cura maniacale per qualità e sostenibilità, mentre in cantina il lavoro è sostanzialmente artigianale e poco invasivo. Le varietà allevate sono diverse, alcune in rappresentanza della tradizione mediterranea e caucasica. Una specie di “collezione”, dominata comunque dalle classiche uve bolgheresi.
PREMIO PER LA VITIVINICOLTURA SOSTENIBILE
Manincor
Sophie e Michael Goëss-Enzemberg conducono l’azienda di famiglia a Caldaro, cinquanta ettari di proprietà suddivisi in cinque poderi condotti seguendo i dettami dell’agricoltura biodinamica, con la vigile e precisa collaborazione con Helmut Zozin. Tutto gravita attorno al concetto di qualità, non solo da intendersi come qualità organolettica dei vini, peraltro ineccepibile, ma anche come qualità e rispetto per l’ambiente, tanto in campagna quanto all’interno della bella cantina che si sviluppa sotto ai vigneti.
2.400 produttori, 22mila vini, 80 “Tre Bicchieri” Verdi, 111 “Tre Bicchieri” sotto i 15 euro, sulla guida Vini d’Italia 20016. La Stella segnala quelle aziende che hanno ottenuto più di 10 Tre Bicchieri nella loro carriera.
Vini d’Italia, oltre che in italiano, da anni viene tradotta e pubblicata in altre 4 lingue, e oltre 500mila copie vengono diffuse nel mondo: i Tre Bicchieri sono ormai un simbolo d’eccellenza di riconosciuto valore internazionale. Gambero Rosso ogni anno realizza oltre 30 eventi internazionali in ogni continente a supporto dell’export vinicolo italiano. Negli ultimi 10 anni oltre 400mila persone hanno partecipato ai tasting del Gambero Rosso, da Mosca a Vancouver, da Rio de Janeiro a Pechino e Tokyo, da Istanbul a Sydney.
“Tre bicchieri” Gambero Rosso 2016
Sicilia (20)
Le degustazioni di quest'anno confermano lo stato di grazia dell'enologia siciliana e la sua vivacità, con lusinghieri risultati dei brand più affermati e di altre realtà, anche di piccole e medie dimensioni, che migliorano di anno in anno. Un fenomeno a parte, di cui con piacere diamo conto, è l'emergere di non poche cantine cooperative, ancora non molto note a critica e grande pubblico, che hanno presentato vini di tutto rispetto, dimostrando una visione qualitativa del prodotto fino a poco tempo fa impensata. È crescente, poi, l'utilizzo della Doc Sicilia, capace di caratterizzare e rendere immediatamente distinguibili sui mercati internazionali le etichette dell'isola. Insieme alle altre Doc, più o meno note, come il Faro.
- Cerasuolo di Vittoria Cl. Dorilli ’13 - Planeta
- Cerasuolo di Vittoria Cl. Giambattista Valli Paris ’11 - Feudi del Pisciotto
- Contea di Sclafani Riserva del Conte ’10 - Tasca d’Almerita
- Etna Bianco A’ Puddara ’13 - Tenuta di Fessina
- Etna Rosso Arcurìa ’13 - Graci
- Etna Rosso Calderara Sottana ’13 - Tenuta delle Terre Nere
- Etna Rosso San Lorenzo ’13 - Girolamo Russo
- Etna Rosso V. Barbagalli ’12 - Pietradolce
- Etna Rosso Zottorinotto Ris. ’11 - Cottanera
- Faro ’13 - Le Casematte
- Harmonium ’13 - Firriato
- Lorlando ’14 - Alliata
- Marsala Sup. Semisecco Targa 1840 ’04 Ris. - Florio
- Sicilia Bianco Maggiore ’14 - Rallo
- Sicilia Deliella ’13 - Feudo Principe di Butera
- Sicilia Nero d’Avola Saia ’13 - Feudo Maccari
- Sicilia Noà ’13 - Cusumano
- Sicilia Rosso Ramione ’13 - Baglio di Pianetto
- Tancredi ’11 - Donnafugata
- Timperosse Mandrarossa ’14 - Settesoli
Puglia (13)
La Puglia si conferma in crescita nonostante qualche ombra legata all’annata 2014. Per quanto riguarda le note positive vanno sottolineati almeno due aspetti: quello economico e quello qualitativo. Il successo sui mercati, in particolare quelli esteri, continua senza rallentamenti. Due i brand vincenti: il Primitivo, ormai un passe-partout che suggella il successo di vini ricchi di frutto e toni speziati, freschi, non troppo tannici, raramente maturati in legno. L’altro è il magico nome Salento, sotto il cui ombrello troviamo tutta la produzione del Grande Salento, area più vasta rispetto a quella storica, che ingloba tutta la parte peninsulare della regione sotto direttrice Bari-Taranto, a prescindere dal vitigno e dalla zona di produzione.
In questo contesto le Denominazioni di origine, però, stanno perdendo importanza. Ma la crescita qualitativa è palpabile proprio nei territori delle denominazioni d’origine. Gioia del Colle e Manduria propongono vini competitivi nel panorama nazionale e internazionale, forti di una tipicità mediterranea che li rende unici. Faticano le altre due denominazioni importanti della regione, Salice Salentino e Castel del Monte, la prima impegnata in una difficile ricostruzione del profilo del vino e del territorio; mentre la seconda è preda della confusione generata dalla sua stessa struttura e da quella legata all’uva più significativa del territorio, il nero di Troia, che stenta a trovare una vera identità.
Le difficoltà riguardano la produzione di bianchi e rosati. In particolare questi ultimi, un comparto importante della vitivinicoltura pugliese, hanno sofferto l’annata 2014, con vini al di sotto della media degli scorsi anni. In chiusura torniamo sulla questione delle bottiglie ultrapesanti, che molti produttori riservano ai loro vini di punta. È uno spreco e una pratica che va contro l’idea di un’agricoltura sostenibile, che non porta alcun beneficio.
- Castel del Monte Rosso V. Pedale Ris. '12 - Torrevento
- Gioia del Colle Primitivo 17 Vign. Montevella '12 - Polvanera
- Gioia del Colle Primitivo Et. Nera Contrada San Pietro '13 - Plantamura
- Gioia del Colle Primitivo Marpione Ris. '11 -Viglione
- Gioia del Colle Primitivo Muro Sant'Angelo Contrada Barbatto '12 - Chiaromonte
- Masseria Maime '12 - Tormaresca
- Negroamaro '13 - Carvinea
- Primitivo di Manduria Raccontami '13 - Futura 14
- Primitivo di Manduria Talò '13 - Cantine San Marzano
- Primitivo di Manduria Zinfandel Sinfarosa '13 - Racemi
- Salice Salentino Rosso Per Lui Ris.'13 - Leone De Castris
- Salice Salentino Rosso Selvarossa Ris. '12 - Cantine Due Palme
- Torre Testa '13 - Tenute Rubino
Alto Adige (27)
Poco più di 5mila ettari vitati e ben 27 Tre Bicchieri (17 bianchi, 9 rossi e un passito), circa uno per ogni 200 ettari a vigneto, più che in ogni altra zona d’Italia, con l’unica eccezione della Valle d’Aosta. I motivi? Suolo, mesoclima e vitigni tanto diversi tra loro (qui la vite si trova tra i 250 e i 1.000 metri), ma anche e soprattutto il fattore umano. Dalle grandi famiglie del vino ai Kellermeister della cantine sociali: la sensibilità alla qualità è diffusa un po' ovunque.
Il risultato è, oggi, sotto gli occhi di tutti: un gran numero di etichette capaci di confrontarsi con il meglio della produzione nazionale e internazionale. La voglia di emergere anche all’estero è un altro punto saliente del percorso virtuoso degli altoatesini, e forse è per questo che stanno nascendo vini nuovi di altissimo profilo prodotti in tirature esigue. Poche bottiglie eccezionali che rappresentano la punta di un iceberg, composto dal centinaio di etichette paragonabili con il meglio dell’offerta internazionale. Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri:
- Cabernet Sauvignon Cor Römigberg ’11 - Alois Tenutae Lageder
- Cabernet Sauvignon Lafòa ’12 - Cantina Produttori Colterenzio
- Gewürztraminer Auratus Crescendo ’14 - Tenuta Ritterhof
- Gewürztraminer Brenntal Ris. ’12 - Cantina Produttori Cortaccia
- Lago di Caldaro Cl. Sup. Leuchtenburg ’14 - Erste+Neue
- Lagrein Abtei Muri Ris. ’12 - Cantina Convento Muri-Gries
- Lagrein Castel Ringberg Ris. ’11 - Elena Walch
- Lagrein Staves Ris. ’12 - Tenuta Kornell
- Lagrein Taber Ris. ’13 - Cantina Bolzano
- Moscato Giallo Passito Serenade ’12 - Cantina di Caldaro
- Müller Thurgau Feldmarschall von Fenner zu Fennberg ’13 - Tiefenbrunner
- Pinot Bianco Praesulis ’14 Gumphof - Markus Prackwieser
- Pinot Bianco Sirmian ’14 - Cantina Nals Margreid
- Pinot Bianco St. Valentin ’13 - Cantina Produttori San Michele Appiano
- Pinot Bianco Tyrol ’13 - Cantina Meran Burggräfler
- Pinot Nero Trattmann Mazon Ris. ’12 - Cantina Girlan
- Santa Maddalena Cl. ’14 - Pfannenstielhof - Johannes Pfeifer
- Sauvignon ’13 - Franz Haas
- Terlano Nova Domus Ris. ’12 - Cantina Terlano
- Terlano Sauvignon Tannenberg ’13 - Manincor
- Valle Isarco Riesling ’14 - Taschlerhof - Peter Wachtler
- Valle Isarco Riesling Praepositus ’13 - Abbazia di Novacella
- Valle Isarco Sylvaner ’14 - Kuenhof - Peter Pliger
- Valle Isarco Sylvaner R ’13 - Köfererhof - Günther Kerschbaumer
- Val Venosta Riesling ’14 - Tenuta Unterortl - Castel Juval
- Valle Isarco Sylvaner ’13 Garlider - Christian Kerschbaumer
- Trias ’14 - Ignaz Niedrist
Molise (1) e Calabria (3)
Due regioni per quattro premi. Questa la situazione per due aree che ancora non riescono a sviluppare appieno le loro potenzialità. Da una parte il Molise: un territorio di confine, tra Abruzzo e Campania, che sembra fatto apposta per la viticoltura, ma ancora i risultati non sono quelli sperati: vini spesso ingenui, in bilico tra un eccesso di rusticità e tanta voglia di enologia moderna. Vitigni portati dalle regioni limitrofe e la tintilia, il vero autoctono molisano, affascinante nei suoi sentori rustici e nervosi di frutto, capace di dare vini succosi e vitali, troppo spesso interpretata cercando potenza e sentori di legno internazionali. Il difficile 2014 ha portato meno cantine in assaggio, ma anche la bella novità di Tenimenti Grieco, convincente con vini moderni e ben fatti. I Tre Bicchieri vanno al Don Luigi, dell'inossidabile Di Majo Norante, in questa edizione molto buono e sapido, tra fittezza e nerbo. Dispiace per una terra dalle grandi potenzialità e dalla tradizione antica, che non trova quella centratura enologica. Ma qui e lì si scorgono nuove prospettive.
Ancora poco centrata anche la produzione della Calabria, nonostante la sua storia enologica: probabilmente la prima regione d'Italia a coltivare la vite e a produrre vino in modo moderno. Ma la ricchezza ampelografica - quasi trecento cloni sinora catalogati tra gli autoctoni calabresi - e il passato enologico, non bastano. La Calabria è, per quantitativi, il fanalino di coda tra le regioni italiane e anche se moltissimo è stato fatto, anche dal punto di vista qualitativo, ancora stenta a decollare, pur avendo le carte in regola per territori e clima. Anche quest'anno due dei tre vini premiati con i Tre Bicchieri arrivano dal comprensorio di Cirò. Nel resto della regione l’andamento è a macchia di leopardo, in particolare nel cosentino dove tantissime nuove aziende hanno fatto un buon esordio, anche se molte sono ancora legate a un modello stilisticamente superato, che guarda più alla concentrazione e alla potenza che all'eleganza e alla finezza. C'è un tema su cui, invece, la Calabria è in prima linea, ed è quello della sostenibilità, non solo come biologico e biodinamico, ma anche come energie rinnovabili e riduzioni di gas serra.
Molise
- Molise Rosso Don Luigi Ris. '12 - Di Majo Norante
- Grisara '14 - Roberto Ceraudo
- Magno Megonio '13 - Librandi
- Moscato Passito '14 - Luigi Viola
Valle d'Aosta (6) e Basilicata (3)
La Valle d’Aosta del vino offre uno dei panorami più affascinanti sotto il profilo dei paesaggi e delle varietà autoctone. Non troverete in nessun’altra regione d’Italia (e in pochissime nel mondo) vigne oltre i 1.200 metri di quota. Nessun altro terroir può vantare una tradizione di viticoltura di montagna plurimillenaria come quella valdostana. Il fascino di questi vini antichi, vere sfide alla natura, ci ripaga anche dell’unico neo di questa bella storia, la difficoltà di reperimento legata all’esiguità di queste produzioni. Quest’anno c'è una crescita, particolarmente sensibile tra quei produttori che cercano di esprimere le potenzialità di queste straordinarie vigne d’alta quota e dei vitigni autoctoni valdostani.
La Basilicata è una delle terre più belle d’Italia e tra le meno conosciute. Due affacci sul mare, il massiccio del Vulture, Matera con i suoi Sassi, patrimonio mondiale Unesco e Capitale Europea della Cultura nel 2019. E uno dallo straordinario potenziale enologico. Il grande vino della regione è l’Aglianico del Vulture, denominazione d’origine tutelata dal 1971, Docg con la tipologia Aglianico Superiore dal 2010. Il territorio è la parte settentrionale della provincia di Potenza, una fascia di quindici comuni che sale verso le pendici del Vulture, che arriva a 1327 di quota. Per una scelta dei viticoltori, le aziende debutteranno tutte insieme con l’uscita dell’Aglianico Superiore Riserva 2011 nella prossima edizione della guida.
Valle d'Aosta
- Valle d'Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré '13 - La Crotta di Vegneron
- Valle d'Aosta Chardonnay Cuvée Bois '13 - Les Crêtes
- Valle d'Aosta Petite Arvine '14 - Elio Ottin
- Valle d'Aosta Pinot Gris '14 - Lo Triolet
- Valle d'Aosta Pinot Noir Semel Pater '13 - Maison Anselmet
- Valle d'Aosta Syrah '13 - Rosset Terroir
- Aglianico del Vulture Il Repertorio '13 - Cantine del Notaio
- Aglianico del Vulture Serpara '10 - Re Manfredi - Terre degli Svevi
- Aglianico del Vulture Titolo '13 - Elena Fucci
Liguria (6)
Annata particolare il 2014. Eccellente all’estremo Ponente, mentre in altre zone s’è salvata solo grazie alla coda dell’estate. Partiamo dalla Riviera di Ponente dove il microclima ha preservato il territorio dalle copiose piogge estive. Qui, oltre al Pigato e al Vermentino, nasce il più importante rosso della Liguria, il Dolceacqua. Un vino che racconta un territorio unico, fatto di piccole vigne terrazzate strappate alla montagna. Quest'anno solo un prodotto sul podio ma la denominazione ha raggiunto un livello complessivo straordinario. Merito anche della coesione e la determinazione di questi produttori nell'ultimo decennio.
All’estremo Levante, invece, i produttori sono intervenuti più volte in vigna per salvaguardare le uve minacciate dalle piogge insistenti, per fortuna poi è arrivato un settembre mite e asciutto, e chi ha avuto nervi saldi e ha saputo attendere è stato premiato. Tre i produttori della provincia di La Spezia che si aggiudicano i Tre Bicchieri, mentre da Imperia arrivano poi due eccellenti Pigato. Tra le novità degli ultimi anni in regione, infine, c'è un interesse crescente per gli spumanti, ancora in ricerca di qualità e identità.
- Colli di Luni Vermentino Et. Nera '14 - Lunae Bosoni
- Colli di Luni Vermentino Il Chioso '14 - Picedi Benettini
- Colli di Luni Vermentino Il Maggiore '14 - Ottaviano Lambruschi
- Dolceacqua Sup. Vign. Posaù '13 - Maccario Dringenberg
- Riviera Ligure di Ponente Pigato Albium '13 - Poggio dei Gorleri
- Riviera Ligure di Ponente Pigato U Baccan '13 - Brun
Lombardia (22)
Il quadro della Lombardia è complesso e ricco. In prima linea c'è lo spumante, 14 dei vini premiati provengono da Franciacorta e Oltrepò Pavese. La prima fa la parte del leone, anche per varietà di stili e di annate. Un tempo la zona era una roccaforte dello chardonnay, ma oggi molte delle cuvée più interessanti hanno per protagonista il pinot nero, in purezza o meno. È il caso delle Bollicine dell’Anno, lo spettacolare Vintage Collection Dosage Zèro Noir ’06 di Ca’ del Bosco, che festeggia il traguardo della quarta stella, ovvero i quaranta Tre Bicchieri in carriera.
L’Oltrepò Pavese è un territorio grande dove convivono diversi terroir, uve e tradizioni, dalla spensierata Bonarda ai rossi di struttura fino all'eccellente metodo classico. Su queste cuvée si sta creando la moderna identità della denominazione, che trova nel pinot nero il vitigno d’eccellenza, sia come spumante sia come vino rosso. Ma il territorio ha grandi potenzialità ancora inespresse. La Lombardia peròè molto altro ancora. La Valtellina con le sue vigne eroiche a ridosso delle Alpi ci regala cinque memorabili vini, il Lugana, che nonostante la difficile annata 2014, stacca la cedola dei Tre Bicchieri; ma tutta la zona merita un plauso per l’impegno e la crescita tecnica ed agronomica degli ultimi anni.
- Brut ‘More ’11 - Castello di Cigognola
- Brut Farfalla - Ballabio
- Brut Nature - Monsupello
- Franciacorta Brut Cru Perdu ’04 - Castello Bonomi
- Franciacorta Brut Extreme Palazzo Lana Ris. ’07 - Guido Berlucchi & C.
- Franciacorta Brut Naturae ’11 - Barone Pizzini
- Franciacorta Dosage Zéro Noir Vintage Collection Ris. ’06 - Ca’ del Bosco
- Franciacorta Dosage Zero Secolo Novo Ris. ’08 - Le Marchesine
- Franciacorta Dosaggio Zero Ris. ’08 - Lo Sparviere
- Franciacorta Extra Brut ’09 - Ferghettina
- Franciacorta Extra Brut Vittorio Moretti Ris. ’08 - Bellavista
- Franciacorta Nature - Enrico Gatti
- Lugana Molin ’14 - Cà Maiol
- OP Pinot Nero Brut 1870 ’11 - F.lli Giorgi
- OP Pinot Nero Giorgio Odero ’12 - Frecciarossa
- OP Pinot Nero Noir ’12 - Tenuta Mazzolino
- Pinot Nero Brut 64 ’11 - Calatroni
- Valtellina Sfursat 5 Stelle ’11 - Nino Negri
- Valtellina Sfursat Fruttaio Ca’ Rizzieri ’11 - Aldo Rainoldi
- Valtellina Sup. Dirupi Ris. ’12 - Dirupi
- Valtellina Sup. Sassella Rocce Rosse Ris. ’05 - Ar.Pe.Pe.
- Valtellina Sup. Sassella Sommarovina ’13 - Mamete Prevostini
Sardegna (13)
La 2014 è stata un’ottima annata in Sardegna. Il segnale arriva dalle zone bianchiste, ma alcune indicazioni giungono anche da territori più vocati per i rossi, con le etichette d’annata in uscita. Andiamo per ordine: la Gallura offre una serie di vini di assoluto equilibrio, dosati di alcol, freschi e dai profumi che rispecchiano in pieno la zona di provenienza. Ma non c'è solo il nord est dell’Isola: alcuni Vermentino di Sardegna provenienti da vari territori riescono a essere tipici e affascinanti e non sfigurano se confrontati con quelli della Docg.
Oltre al Vermentino arrivano conferme dal Semidano di Mogoro, dal Nuragus di Cagliari, dalla Vernaccia di Oristano (anche grazie a tipologie di produzione diverse) e dai vitigni aromatici a bacca bianca, con la Malvasia di Bosa e il Nasco di Cagliari a far la differenza, sebbene siano sempre i soliti (pochi) produttori che credono in queste varietà.
Prestazione importante anche per i rossi, col Cannonau di Sardegna che si conferma un grande vino mediterraneo, sia in versione Riserva sia giovane. I più interessanti arrivano dalla Barbagia e dall’Ogliastra. Ma c'è bisogno di una profonda modifica al disciplinare che valorizzi tutti i territori del Cannonau in Sardegna. Buone notizie anche dal Sulcis, con i Carignano che garantiscono qualità e costanza, mentre sarebbe ideale avere delle indicazioni più precise dalle altre varietà a bacca rossa presenti sull’Isola (ma soprattutto dalle loro aree più vocate) come bovale, muristellu, cagnulari, nieddera o monica.
- Barrua ’12 Agricola Punica
- Cannonau di Sardegna Cl. D53 ’12 Cantina Dorgali
- Cannonau di Sardegna Cl. Dule ’12 Giuseppe Gabbas
- Cannonau di Sardegna Mamuthone ’12 Giuseppe Sedilesu
- Capichera ’13 Capichera
- Carignano del Sulcis Buio Buio Ris. ’12 Mesa
- Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune ’11 Cantina di Santadi
- Turriga ’11 Argiolas
- Vermentino di Gallura Canayli V. T. ’14 Cantina Gallura
- Vermentino di Gallura Sup. Maìa ’14 Siddùra
- Vermentino di Gallura Sup. Monteoro ’14 Tenute Sella & Mosca
- Vermentino di Gallura Sup. Sciala ’14 Vigne Surrau
- Vermentino di Sardegna Stellato ’14 Pala
Lazio (7)
Sono un paio d'anni che il Lazio del vino manda inequivocabili segnali positivi abbandonando finalmente qual livello medio che, per anni, non si è spinto oltre la sufficienza. Aziende piccole e grandi, nomi nuovi e realtà storiche propongono oggi etichette davvero interessanti. E se quello scorso è stato l'anno della viticoltura di Ponza e del grechetto nel Viterbese, quest’anno è il momento di Anzio e del bellone, che finora non riuscivano a esprimersi a un livello in grado di interessare un pubblico non strettamente locale.
Nonostante l'annata difficile il grechetto ha riservato comunque qualche bella sorpresa e la Tuscia si afferma come area di bianchi da dove arriva una delle aziende new entry dei Tre Bicchieri. L'altro nuovo vertice rappresenta un tassello importante al riposizionamento della denominazione Frascati ed è il frutto di un lavoro di 15 anni per realizzare un Frascati di alto livello.
Il bellone, come dicevamo, ha saputo esprimersi raggiungendo i vertici e un bel lavoro arriva che da aziende storiche della regione e anche dalla zona limitrofa di Roma, con la Tenuta di Fiorano.
- Antium Bellone ’14 - Casale del Giglio
- Baccarossa ’13 - Poggio Le Volpi
- Fiorano Bianco ’13 - Tenuta di Fiorano
- Frascati Sup. Eremo Tuscolano ’13 - Valle Vermiglia
- Grechetto ’14 - Trappolini
- Grechetto Poggio della Costa ’14 - Sergio Mottura
- Montiano ’13 - Falesco
Il TrentoDoc tiene alta l’immagine del Trentino enologico in Italia e nel mondo. 41 aziende, grandissime realtà o piccole cantine artigianali. Più di 100 etichette assaggiate, oltre 20 nelle degustazioni finali, e 7 sul gradino più alto, quello dei Tre Bicchieri, con una piacevole novità: la new entry Opera, dinamica giovane realtà della Valle di Cembra, che si unisce a maison storiche. Un risultato che testimonia l'ottimo lavoro del comparto vitivinicolo trentino e la una cura delle uve di chardonnay (e pinot nero in misura crescente) delle basi spumante.
Sono i vini della “rinascita” della seconda fermentazione, che hanno creato lo stile delle bollicine di montagna, anzi dolomitiche. Vini ricchi di nerbo acido, puliti e scorrevoli, di grande mineralità, capaci di maturare per anni sui lieviti acquistando profondità ed eleganza. E tutto questo in assenza di alcune etichette di prestigio, come il Riserva del Fondatore Giulio Ferrari o il Flavio della Rotari, ancora sui lieviti in attesa della sboccatura.
Diversa è la situazione dei vini fermi della tradizione. Solo il San Leonardo del marchese Guerrieri Gonzaga mantiene la sua fama e la tradizionale eleganza. I riscontri sul Teroldego sono altalenanti, colpa dell’annata - ma mancano all’appello diverse versioni ancora in affinamento - e di qualche forzatura nelle maturazioni. Anche tra i bianchi è mancata l’emozione anche se diverse etichette hanno raggiunto le finali e non mancano begli esempi, come tra i vignaioli cembrani, artigiani della vigna e veri custodi di questo difficile territorio. Tra i dolci un grande vino della tradizione trentina: il Vino Santo, che nel nome ricorda i graticci sui quali le uve nosiola della Valle dei Laghi appassiscono fino alla settimana di Pasqua.
- San Leonardo ’10 - Tenuta San Leonardo
- Trentino Müller Thurgau V. delle Forche ’14 - La Vis/Valle di Cembra
- Trento Brut Altemasi Graal Ris. ’08 - Cavit
- Trento Brut Domini Nero ’10 - Abate Nero
- Trento Brut Dosaggio Zero Opera Ris. ’08 - Opera Vitivinicola in Valdicembra
- Trento Brut Methius Ris. ’09 - F.lli Dorigati
- Trento Brut Riserva del Fondatore 976 ’05 - Letrari
- Trento Dosaggio Zero Ris. ’10 - Nicola Balter
- Trento Extra Brut Lunelli Ris. ’07 - Ferrari
- Vino Santo Arèle ’06 - Pravis
Anche quest'anno la quarta regione per produzione di vino porta a casa un buon risultato: le cantine valutate aumentano (oramai sono un centinaio), così come la qualità diffusa, tanto per le grandi cantine quanto per le cooperative e le piccole aziende. I vini assaggiati sono sempre più buoni e precisi, dai solidi Montepulciano d’Abruzzo, ai poetici Trebbiano, sino agli irruenti autoctoni bianchi. E testimoniano una riscoperta delle radici e di tecniche tradizionali, in cui fermentazioni spontanee, biologico, biodinamico, sono un gesto agricolo naturale. I quindici vini premiati raccontano questa varietà, che ci porta dalle coste dell’Adriatico sino a lambire i ghiacciai appenninici. È una squadra di vini eterogenea per provenienza, ma simile per qualità.
Va tutto bene allora? No, ci sono delle zone d'ombra. L'Abruzzo non è ancora percepito dal mercato come un importante distretto enologico per via di quel profilo da grandi numeri e poca ambizione e la corsa al massimo ribasso: un esempio? Il Montepulciano è tra i vini più venduti in Italia, con aumenti costanti delle percentuali, e altrettanto costanti diminuzioni del prezzo medio per bottiglia. Manca uno sforzo comune per rientrare di diritto nei grandi terroir di vino, mentre ancora l’ottanta per cento del prodotto abruzzese continua a essere imbottigliato fuori regione. Qualcosa può cambiare ancora, anche perché non basta più fare vini buoni, bisogna saperli raccontare, visto che i mercati sono sempre più in cerca di riconoscibilità e paesaggio.
- Abruzzo Pecorino ’14 - Tenuta I Fauri
- Montepulciano d’Abruzzo ’13 - Tiberio
- Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo Le Cince ’14 - Nicoletta De Fermo
- Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Adrano ’12 - Villa Medoro
- Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Pieluni Ris. ’10 - Dino Illuminati
- Montepulciano d’Abruzzo M Ris. ’11 -Cantina Tollo
- Montepulciano d’Abruzzo Malandrino ’13 - Luigi Cataldi Madonna
- Montepulciano d’Abruzzo Marina Cvetic ’13 - Masciarelli
- Montepulciano d’Abruzzo Nativae ’14 - Tenuta Ulisse
- Montepulciano d’Abruzzo Podere Castorani Ris. ’10 - Castorani
- Montepulciano d’Abruzzo S. Clemente Ris. ’12 - Ciccio Zaccagnini
- Montepulciano d’Abruzzo Spelt Ris. ’11 - La Valentina
- Trebbiano d’Abruzzo ’12 - Valentini
- Trebbiano d’Abruzzo V. di Capestrano ’13 - Valle Reale
Partiamo dalla cima, ovvero dal primo posto del podio, quello dei Tre Bicchieri. Il numero dei premiati è 10. Ma considerare solo il vertice della classifica non rende merito dell'effettivo panorama della regione, che è fatto di tanto buon vino, cantine che meritano di essere conosciute e territori che si stanno valorizzando sempre più, e non solo quelli tradizionalmente vocati alla vitivinicoltura.
Tra i rossi il sontuoso Torgiano Rubesco Riserva Vigna Monticchio ’10 Lungarotti, è in annata di grazia. Poi c'è Montefalco, ovviamente, a dominare la scena: una zona che esprime una quantità significativa, capace di legare territorio e varietà. Il Sangrantino non è andato al massimo, ma tutta l'area dimostra carattere e maturità crescenti, oltre che una interessante diversificazione stilistica che dà conto del lavoro che si sta facendo in questa regione.
Poi ci sono i bianchi, che negli ultimi hanno hanno riscoperto torroir storici, come Orvieto, che dà segnali di rinascita incoraggianti. Quest’anno la zona (eccezion fatta per il solito Cervaro della Sala) non ha espresso vini di vertice, però il percorso è tracciato e nelle ultime edizioni ne abbiamo dato ampia testimonianza. Mentre un'altra storia di bianchi di grande fascino è quella del Trebbiano Spoletino, a segno quest’anno con un superlativo Trebium ’14 di Filippo Antonelli.
- Cervaro della Sala ’13 - Castello della Sala
- Montefalco Sagrantino ’12 - Fattoria Colleallodole
- Montefalco Sagrantino ’11 - Perticaia
- Montefalco Sagrantino ’11 - Romanelli
- Montefalco Sagrantino ’10 - Scacciadiavoli
- Montefalco Sagrantino Campo alla Cerqua ’11 - Giampaolo Tabarrini
- Montefalco Sagrantino Collenottolo ’11 - Tenuta Bellafonte
- Montefalco Sagrantino Collepiano ’11 - Arnaldo Caprai
- Spoleto Trebbiano Spoletino Trebium ’14 - Antonelli - San Marco
- Torgiano Rosso V. Monticchio Ris. ’10 - Lungarotti
L’Emilia Romagna è un mosaico di ricchezza e diversità. Partiamo da nord, con i Colli Piacentini, quattro valli parallele dove gli artigiani sono gli attuali protagonisti del panorama vitivinicolo, mentre le due cooperative e le aziende più strutturate faticano a mettere a fuoco una lettura territoriale e identitaria. Proseguendo si arriva nel mondo del Lambrusco, che sta cambiando la filosofia del suo modello produttivo: non più un vino di marchio ma un vino di territorio. Un nuovo racconto alimentato da tutta la filiera che sta alzando la qualità dei vini e costruendo un'identità più chiara e leggibile dall’esterno. Il Sorbara è il traino e ancora una volta quella di Bomporto si afferma come comunità guida.
Piccoli segnali dai Colli Bolognesi che hanno raccolto la sfida della nuova Doc Pignoletto e hanno alzato il livello. Una vera e propria rinascita è alle porte. L’ultima tappa è la Romagna, 150 chilometri di valli e diversità ben descritte dalle sottozone codificate nella Doc Romagna Sangiovese. Anche qui sono le nuove leve a esprimere le cose più interessanti e la lettura territoriale dei piccoli artigiani è il patrimonio più prezioso della regione. Le aziende storiche fanno difficoltà ad adattare i vecchi canoni produttivi e alcuni grandi nomi sono spiazzati dal confronto con le espressioni territoriali più pure. Mentre le cantine cooperative stanno producendo vini semplici e popolari di grande qualità e territorialità.
È probabilmente nel Sangiovese Superiore il futuro della Romagna e la maggiore conoscenza dei territori e la specializzazione dei produttori ha evidenziato i limiti della aree meno vocate al Riserva. È una consapevolezza necessaria per crescere ancora.
Sempre più convincenti i vini bianchi a base di albana, che comincia finalmente a esprimere le sue grandi potenzialità.
- Lambrusco di Sorbara del Fondatore ’14 - Cleto Chiarli Tenute Agricole
- Lambrusco di Sorbara Rito ’14 - Zucchi
- Lambrusco di Sorbara Secco Omaggio a Gino Friedmann FB ’14 - Cantina Sociale di Carpi e Sorbara
- Lambrusco di Sorbara V. del Cristo ’14 - Cavicchioli U. & Figli
- Reggiano Lambrusco Concerto ’14 - Ermete Medici & Figli
- Romagna Albana Secco Neblina ’14 - Giovanna Madonia
- Romagna Sangiovese I Probi di Papiano Ris. ’12 - Villa Papiano
- Romagna Sangiovese Sup. Assiolo ’13 - Costa Archi
- Romagna Sangiovese Sup. Avi Ris. ’11 - San Patrignano
- Romagna Sangiovese Sup. Gemme ’14 - Torre San Martino
- Romagna Sangiovese Sup. Il Sangiovese ’14 - Noelia Ricci
- Romagna Sangiovese Sup. V. del Generale Ris. ’12 - Fattoria Nicolucci
Marche (19)
175 diverse aziende e quasi 1000 vini. Queste le cifre delle batterie d'assaggio per le Marche. Cifre che danno conto di una regione per cui la vitivinicoltura è cosa seria. La qualità media è in crescita costante con il campione della regione, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, che fa da traino per l'elenco (sempre più lungo) dei Tre Bicchieri. Facile con un millesimo come il 2013 che ha dato uve eccelse. Le aziende storiche le hanno trasformate in vini indimenticabili. Così la famiglia Sparapani, che ha bissato il premio dello scorso anno, e Leo Felici e la Tenuta di Tavignano, tra i più ispirati e costanti della denominazione, che conquistano l'ennesimo massimo riconoscimento. Ma c'è anche una new entry: il sorprendente Qudì di Roberto Venturi.
Cala il peso di Matelica sul primo posto del podio, ma il complesso è vitale e con una spiccata identità territoriale, con Belisario e Collestefano a rappresentare due interpretazioni opposte ma complementari.
Il Piceno cresce nella sua vocazione bianchista grazie al Pecorino di Offida, con due allori.
Sui rossi montepulciano e sangiovese, uniti nella denominazione Piceno, danno vita a tre grandi vini contemporanei, che uniscono piacevolezza, raffinata trama tannica e complessità. E torna al massimo riconoscimento anche Oasi degli Angeli con il maestoso Kupra. Raddoppia invece il maceratese con il Pollenza che punta sui vitigni internazionali, e La Murola con un elegante Montepulciano, interessante in quanto fuori dai terroir classici del vitigno.
- Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Villa Bucci Ris. ’13 - Bucci
- Il Pollenza ’12 - Il Pollenza
- Kupra ’12 - Oasi degli Angeli
- Offida Pecorino Artemisia ’14 - Tenuta Spinelli
- Offida Pecorino Donna Orgilla ’14 - Fiorano
- Piceno Morellone ’10 - Le Caniette
- Rosso Piceno Sup. Roccaviva ’12 - Terre Cortesi Moncaro
- Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare ’12 - Velenosi
- Teodoro ’12 - Muròla
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Il Cantico della Figura Ris. ’12 - Andrea Felici
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Stefano Antonucci Ris. ’13 - Santa Barbara
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Grancasale ’13 - CasalFarneto
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Il Priore ’13 - Sparapani - Frati Bianchi
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco ’14 - Tenuta di Tavignano
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium ’13 - Gioacchino Garofoli
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì ’13 - Roberto Venturi
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Vecchie Vigne ’13 - Umani Ronchi
- Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. ’12 - Belisario
- Verdicchio di Matelica Collestefano ’14 - Collestefano
Dalle vigne a 700 metri di quota sull’Appennino a quelle a strapiombo della Costa d’Amalfi, passando per i terroir vulcanici del Vesuvio e di Roccamonfina fino alle sabbie vulcaniche dei Campi Flegrei, poche altre terre offrono una simile ricchezza di situazioni vocate. E poi le uve: l’aristocratico fiano, il greco con la sua ricchezza, la falanghina, la biancolella delle isole dal fascino mediterraneo, e poi tra i rossi l’aglianico, il per’ ’e palummo, e infine il pallagrello bianco e nero e il rosso casavecchia, che hanno segnato la rinascita del Casertano. Se non basta questo a delineare un panorama in pieno fermento, si aggiunga l'avvicendamento sul podio di aziende vecchie e nuove. Ben 50 i vini in finale, con 20 che hanno raggiunto il vertice dei Tre Bicchieri.
Una volta era solo l’Avellinese il riferimento per la produzione di qualità, oggi però è affiancato stabilmente dalle altre zone, anche se detiene quasi la metà dei premi assegnati: Fiano d’Avellino (quattro premi, di cui due del 2013), Greco di Tufo (anche qui due dei quattro premiati sono 2013) e Taurasi (due vini). Poi c'è il Sannio, con quattro ottimi bianchi a base di falanghina, eccellente nelle ultime vendemmie, che regala vini dal bel nerbo acido, sapidi e particolarmente convenienti. E infatti il premio per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo per questa guida va al Sannio Falanghina Svelato ’14 (buona annata per i bianchi del Sannio).
Tanti consensi e tre premi per i vini della Costa d’Amalfi, che vanno a Raffaele Palma, Marisa Cuomo e a Tenuta San Francesco, che entra così nel gotha dell’enologia campana, insieme all’avellinese Fonzone e alla sannita Torre a Oriente. Cresce anche il Casertano: tre premi ad aziende ormai consolidate, con due Pallagrello ’13, e, per i rossi, il Terra di Lavoro 2013 di Galardi.
Chiudiamo con un bianco da uve fiano, da una vigna a quasi 600 metri nel parco nazionale del Cilento, il Pian di Stio ‘13 di San Salvatore.
- Costa d’Amalfi Bianco Per Eva ’13 - Tenuta San Francesco
- Costa d’Amalfi Bianco Puntacroce ’14 - Raffaele Palma
- Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva ’14 - Marisa Cuomo
- Fiano di Avellino ’14 - Colli di Lapio
- Fiano di Avellino ’13 - Rocca del Principe
- Fiano di Avellino 22 ’13 - Villa Raiano
- Fiano di Avellino Clos d’Haut ’13 - Villa Diamante
- Greco di Tufo ’13 - Fonzone
- Greco di Tufo ’14 - Pietracupa
- Greco di Tufo Claudio Quarta ’13 - Sanpaolo Magistravini di Claudio Quarta
- Greco di Tufo V. Cicogna ’14 - Benito Ferrara
- Le Sèrole Pallagrello Bianco ’13 - Terre del Principe
- Pallagrello Bianco Caiatì Morrone ’13 - Alois
- Pian di Stio ’14 - San Salvatore
- Sannio Falanghina Biancuzita ’12 - Torre a Oriente
- Sannio Falanghina Janare ’14 - La Guardiense
- Sannio Falanghina Svelato ’14 - Terre Stregate
- Sannio Taburno Falanghina ’14 - Fontanavecchia
- Taurasi ’10 - Contrade di Taurasi
- Taurasi ’07 - Perillo
- Terra di Lavoro ’13 - Galardi
Friuli Venezia Giulia (24)
24 Tre Bicchieri e oltre metà per vini del 2014: i produttori del Friuli Venezia Giulia sanno il fatto loro se hanno saputo interpretare la vendemmia passata con questi risultati. Ovviamente ad appannaggio dei bianchi, a parte il caso isolato del Sacrisassi ’13. Sono tanti, differenti per tipologie di vinificazione e vitigni. Tra i Tre Bicchieri c'è anche il miglior Bianco dell'Anno: il Friulano 14 di Schioppetto, un indiscusso pioniere della vitivinicoltura regionale di qualità, che proprio cinquant’anni fa imbottigliava le sue prime etichette.
Conferma la bella prestazione dello scorso anno l'ultima vendemmia del Pinot Bianco, in diverse aree della regione: nel Collio, sui Colli Orientali e nelle Grave. Unanimi consensi anche per la Malvasia Istriana sia per la freschezza di alcune versioni, come il Collio di Doro Princic e Ronco dei Tassi, sia per la fragranza di altre più elaborate, come Kante e de Il Carpino di annate precedenti. Conferme e new entry per lo Chardonnay, per il Pinot Grigio e la Ribolla Gialla di Oslavia. Conferma il Sauvignon con una batteria ridotta a causa di questioni legali in corso al momento dell'assaggio su alcune aziende, per le quali si è preferito sospendere il giudizio. Chiudiamo con il vitigno più nobile: il Picolit ’08, nella splendida interpretazione di Adriano Gigante.
- Braide Alte ’13 - Livon
- Collio Bianco Broy ’14 - Eugenio Collavini
- Collio Friulano ’14 - Russiz Superiore
- Collio Friulano ’14 - Schiopetto
- Collio Malvasia ’14 - Doro Princic
- Collio Malvasia ’14 -Ronco dei Tassi
- Collio Pinot Bianco ’14 - Castello di Spessa
- Collio Pinot Bianco ’14 - Franco Toros
- Collio Pinot Grigio ’14 - Branko
- Collio Ribolla Gialla di Oslavia Ris. ’11 - Primosic
- FCO Chardonnay Spìule ’13 - Tenuta di Angoris
- FCO Picolit ’08 - Adriano Gigante
- FCO Pinot Bianco ’14 - Torre Rosazza
- FCO Pinot Bianco Myò ’14 - Zorzettig
- FCO Rosso Sacrisassi ’13 - Le Due Terre
- FCO Sauvignon Zuc di Volpe ’14 Volpe Pasini
- Friuli Grave Pinot Bianco ’14 - Le Monde
- Friuli Isonzo Chardonnay Ciampagnis Vieris ’13 - Vie di Romans
- Friuli Isonzo Pinot Grigio Gris ’13 - Lis Neris
- Malvasia ’11 - Il Carpino
- Malvasia ’12 - Kante
- Ribolla Gialla ’07 - Gravner
- Rosazzo Bianco ’13 - Ronchi di Manzano
- Vintage Tunina ’13 - Jermann
Il Veneto è una delle regioni più importanti per il vino di qualità, forte di denominazioni che non conoscono crisi, come Prosecco o Amarone della Valpolicella, e di tante piccole e grandi denominazioni dove i produttori si sono imposti standard qualitativi molto alti. La glera occupa la maggior parte delle vigne orientali, poi lascia spazio alle varietà bordolesi, da secoli presenti in gran parte del Veneto centrale. Nella provincia di Verona le uve tradizionali sono tantissime, dalla garganega a Soave e Gambellara fino alla corvina e il cortese sulle sponde del Garda.
Il Prosecco è uno straordinario traino per tutto il comparto, ma colpiscono per qualità e continuità anche aziende che puntano sulle varietà bordolesi: Serafini & Vidotto sul Montello, Piovene Porto Godi sui Colli Berici, Emo Capodilista sugli Euganei e i cugini Zonta a Breganze danno l’idea di come merlot e cabernet ben si sposino a questa parte di regione. L’ottima vendemmia 2013 ha dato risultati di livello a Soave, e insieme alle aziende storiche c'è la new entry di quest'anno, Marcato.
In Valpolicella molte novità, con il ritorno sul gradino più alto del podio di aziende che da qualche anno mancavano e la presenza di produttori che si aggiudicano i Tre Bicchieri per la prima volta, come la piccola Villa Spinosa, o I Campi, non al primo riconoscimento, ma per la prima volta premiata con un rosso. Ci sono poi grandi risultati da denominazioni meno ingombranti, il Custoza Ca’ del Magro di Monte del Frà e il Bardolino de Le Vigne di San Pietro, e poi ancora il piccolo ma straordinario mondo di vini dolci, in cui svettano ancora una volta il Cristina di Roeno e l’Alpianae di Vignalta. Il premio di Azienda dell'Anno quest'anno va a un'azienda veneta, Allegrini, per la capacità imprenditoriale e qualitativa che ha saputo infondere in ogni progetto, bandiera del Made in Italy nel mondo.
- Amarone della Valpolicella ’10 - Marion
- Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli ’11 - Tenuta Sant’Antonio
- Amarone della Valpolicella Cl. ’11 - Allegrini
- Amarone della Valpolicella Cl. ’07 - Cav. G. B. Bertani
- Amarone della Valpolicella Cl. ’06 - Giuseppe Quintarelli
- Amarone della Valpolicella Cl. Campolongo di Torbe ’09 - Masi
- Amarone della Valpolicella Cl. Casa dei Bepi ’10 - Viviani
- Amarone della Valpolicella Cl. Monte Ca’ Bianca ’10 - Lorenzo Begali
- Amarone della Valpolicella Cl. Sergio Zenato Ris. ’09 - Zenato
- Amarone della Valpolicella Cl. Vign. di Ravazzol ’11 - Ca’ La Bionda
- Amarone della Valpolicella Cl. Vign. Sant’Urbano ’11 - Viticoltori Speri
- Bardolino ’14 - Le Vigne di San Pietro
- Breganze Cabernet Vign. Due Santi ’12 - Vigneto Due Santi
- Cartizze V. La Rivetta - Villa Sandi
- Colli Berici Cabernet Vign. Pozzare ’12 - Piovene Porto Godi
- Colli Euganei Cabernet Sauvignon Ireneo ’12 - Conte Emo Capodilista La Montecchia
- Colli Euganei Fior d’Arancio Passito Alpianae ’12 - Vignalta
- Cristina V. T. ’12 - Roeno
- Custoza Sup. Amedeo ’13 - Cavalchina
- Custoza Sup. Ca’ del Magro ’13 - Monte del Frà
- Lugana Molceo Ris. ’13 - Ottella
- Montello e Colli Asolani Il Rosso dell’Abazia ’12 - Serafini & Vidotto
- Soave Cl. Ca’ Visco ’14 - Coffele
- Soave Cl. Calvarino ’13 - Leonildo Pieropan
- Soave Cl. Le Bine de Costiola ’13 - Tamellini
- Soave Cl. Monte Alto ’13 - Ca’ Rugate
- Soave Cl. Pigno ’13 - Marcato
- Soave Cl. Staforte ’13 - Graziano Prà
- Soave Sup. Il Casale ’14 - Agostino Vicentini
- Valdobbiadene Brut Prior ’14 - Bortolomiol
- Valdobbiadene Brut Rive di Col San Martino Cuvée del Fondatore Graziano Merotto ’14 - Merotto
- Valdobbiadene Brut V. V. ’14 - Ruggeri & C.
- Valpolicella Cl. Sup. Ripasso Jago ’11 - Villa Spinosa
- Valpolicella Cl. Sup. Ripasso Pojega ’13 - Guerrieri Rizzardi
- Valpolicella Sup. ’13 - Musella
- Valpolicella Sup. Ripasso Campo Ciotoli ’13 - I Campi
Il Piemonte, il grande Piemonte del vino, non si riduce alle diverse denominazioni relative allo straordinario vitigno nebbiolo: vi sono distretti enologici di notevole interesse e valore e, in sintonia con questo pensiero, quest’anno ci piace esordire evidenziando i quattro Tre Bicchieri assegnati al Timorasso. Un'uva nelle cui potenzialità abbiamo sempre creduto. E non solo, abbiamo dato fiducia e visibilità a tutto il gruppo di produttori, capitanati da Walter Massa, che ne hanno espresso al meglio il carattere.
Anche quest’anno, la ricerca continua delle nuove eccellenze si concretizza con alcune significative new entry, molte delle quali caratterizzate anche da prezzi di assoluta ragionevolezza: Rizzi, con un ottimo Barbaresco Boito Riserva ’10; Mazzoni, che ha presentato un Ghemme dei Mazzoni ’12 che ben figura nell’Olimpo dei grandi vini del Nord Piemonte; Gaggino, con un Ovada Convivio ’13 che testimonia, una volta di più, l’alta vocazione dell’Ovadese per il vitigno dolcetto; Gianni Doglia, che, con una succosa e complessa Barbera d’Asti Superiore Genio ’12, conquista il primo Tre Bicchieri e Giovanni Corino che, con un affascinante Barolo Giachini ’11, ottiene il suo primo alloro dai tempi della separazione professionale con il fratello Renato.
Come contraltare ai nuovi premi assegnati, troviamo doveroso ripercorrere la regione attraverso la mappa di alcuni dei massimi riconoscimenti assegnati alle griffe di fama planetaria, aziende che onorano il Made in Italy tutto. Sono aziende come Giacomo Conterno, Gaja, Bruno Giacosa, Vietti, Pio Cesare, Elio Altare, per citarne solo alcune, che continuano a tenere alto il vessillo del loro terroir nel mondo. Infine è a un infaticabile lavoratore, Giulio Grasso dell'azienda Ca' del Baio, che va il premio di Viticoltore dell'anno. È questo panorama, fatto di novità e molte meritate conferme, che accredita il Piemonte come un punto fermo della produzione vitivinicola nazionale e mondiale.
- Alta Langa Brut Zero Cantina Maestra ’09 - Enrico Serafino
- Barbaresco Albesani S. Stefano ’12 - Castello di Neive
- Barbaresco Asili ’12 - Ca’ del Baio
- Barbaresco Asili ’12 - Bruno Giacosa
- Barbaresco Boito Ris. ’10 - Rizzi
- Barbaresco Crichët Pajé ’06 - I Paglieri - Roagna
- Barbaresco Gallina ’11 - Piero Busso
- Barbaresco Marcorino ’12 - Cantina del Glicine
- Barbaresco Ris. ’10 - Sottimano
- Barbaresco Serraboella ’11 - F.lli Cigliuti
- Barbera d’Asti Pomorosso ’12 - Coppo
- Barbera d’Asti Sup. Genio ’12 - Gianni Doglia
- Barbera d’Asti Sup. La Mandorla ’13 - Luigi Spertino
- Barbera d’Asti Sup. Nizza ’12 - Tenuta Olim Bauda
- Barbera d’Asti Sup. Nizza A Luigi Veronelli ’12 - Brema
- Barbera d’Asti Sup. Nizza La Court ’12 - Michele Chiarlo
- Barbera del M.to Sup. Bricco Battista ’12 - Giulio Accornero e Figli
- Barbera del M.to Sup. Le Cave ’13 - Castello di Uviglie
- Barolo ’11 - Bartolo Mascarello
- Barolo Acclivi ’11 - G. B. Burlotto
- Barolo Bric dël Fiasc ’11 - Paolo Scavino
- Barolo Bricco Rocche ’11 - Ceretto
- Barolo Broglio ’11 - Schiavenza
- Barolo Brunate ’11 - Mario Marengo
- Barolo Brunate ’11 - Giuseppe Rinaldi
- Barolo Bussia ’11 - Giacomo Fenocchio
- Barolo Cannubi ’11 - Poderi Luigi Einaudi
- Barolo Cannubi ’11 - Marchesi di Barolo
- Barolo Cannubi ’11 - E. Pira & Figli - Chiara Boschis
- Barolo Cannubi Boschis ’11 - Luciano Sandrone
- Barolo Cerviano ’10 - Abbona
- Barolo Gallinotto ’11 - Mauro Molino
- Barolo Gattera ’11 - Gianfranco Bovio
- Barolo Giachini ’11 - Giovanni Corino
- Barolo Gramolere ’11 - F.lli Alessandria
- Barolo Liste ’10 - Giacomo Borgogno & Figli
- Barolo Marenca ’11 - Luigi Pira
- Barolo Monfortino Ris. ’08 - Giacomo Conterno
- Barolo Monprivato ’10 - Giuseppe Mascarello e Figlio
- Barolo Ornato ’11 - Pio Cesare
- Barolo Parafada ’11 - Massolino
- Barolo Prapò ’11 - Ettore Germano
- Barolo Rapet ’11 - Ca’ Rome’
- Barolo Ravera ’11 - Elvio Cogno
- Barolo Resa 56 ’11 - Brandini
- Barolo Rocche dell’Annunziata ’11 - Renato Corino
- Barolo Rocche di Castiglione ’11 - Vietti
- Barolo S. Rocco ’11 - Azelia
- Barolo Sarmassa ’11 - Giacomo Brezza & Figli
- Barolo Sottocastello di Novello ’10 - Ca’ Viola
- Barolo V. Lazzairasco ’11 - Guido Porro
- Barolo V. Rionda Ester Canale Rosso ’11 - Giovanni Rosso
- Barolo Villero ’11 - Brovia
- Carema Et. Bianca Ris. ’11 - Cantina dei Produttori
- Nebbiolo di Carema Carema Et. Nera ’11 - Ferrando
- Colli Tortonesi Timorasso Filari di Timorasso ’12 - Luigi Boveri
- Colli Tortonesi Timorasso Il Montino ’13 - La Colombera
- Colli Tortonesi Timorasso Pitasso ’13 - Claudio Mariotto
- Dogliani Sup. San Bernardo ’12 - Anna Maria Abbona
- Dolcetto di Ovada Sup. Du Riva ’12 - Tacchino
- Gattinara Osso S. Grato ’11 - Antoniolo
- Gavi del Comune di Gavi Minaia ’14 - Nicola Bergaglio
- Gavi Minaia ’14 - Franco M. Martinetti
- Ghemme dei Mazzoni ’12 - Tiziano Mazzoni
- Ghemme V. Pellizzane ’10 - Torraccia del Piantavigna
- Langhe Larigi ’13 - Elio Altare
- Langhe Nebbiolo Sperss ’11 - Gaja
- Ovada Convivio ’13 - Gaggino
- Roero Gepin ’11 - Stefanino Costa
- Roero Mombeltramo Ris. ’11 - Malvirà
- Roero Mompissano Ris. ’12 - Cascina Ca’ Rossa
- Roero Printi Ris. ’11 - Monchiero Carbone
- Roero Sudisfà Ris. ’12 - Negro Angelo e Figli
- Roero Valmaggiore Ris. ’12 - Cascina Chicco
- Sterpi ’13 - Vigneti Massa
Toscana (79)
Con i suoi 79 Tre Bicchieri quest’anno la Toscana è la regione più premiata dalla Guida Vini. Una regione che può contare su straordinari territori e tanti bravi produttori, capaci di raccontare un mosaico produttivo fatto di aziende grandi, a volte grandissime, come di piccole. A ribadire che la quantità prodotta non andrebbe mai, in modo preconcetto, contrapposta alla qualità. La 2010 è stata un’annata meravigliosa a Montalcino, e consegna un numero significativo di vini Tre Bicchieri: ben 18 i premiati, dai più strutturati delle zone più calde ai più esili della zona Nord, dai più tradizionali ai più moderni, tutti buonissimi.
Il Chianti Classico preannuncia, con i vini d’annata, un 2013 finora passato un po’ sotto traccia, ma che a noi sembra riserverà grandi soddisfazioni: attendiamo Riserva e Gran Selezione. Per quest’anno sono 19 i vini a denominazione premiati – con annate che vanno dalle 2013, appunto, alla 2010 - più 6 Igt che per composizione potrebbero essere a loro volta vini a denominazione. Nota di merito alla zona del Nobile di Montepulciano, che dopo anni un po’ statici sembra aver trovato una strada di maggior comprensione dell’interazione tra il sangiovese e i particolari terreni argillosi della denominazione.
Sulla costa molte conferme e poche, ma molto interessanti, novità. Sono tre le aziende che conquistano per la prima volta il massimo riconoscimento - Guado al Melo, premiata anche come Cantina Emergente, Podere San Cristoforo e Bruni - arrivano tutte da lì. A raccontare una zona per niente statica, che cerca di interpretare il vino in termini contemporanei, affiancando alla struttura, che normalmente le condizioni pedoclimatiche assicurano, anche dinamismo ed eleganza.
- Bolgheri Rosso Sup. ’12 - Podere Sapaio
- Bolgheri Rosso Sup. Grattamacco ’12 - Podere Grattamacco
- Bolgheri Rosso Superiore Atis ’12 - Guado al Melo
- Bolgheri Sassicaia ’12 - Tenuta San Guido
- Bolgheri Sup. Ornellaia ’12 - Tenuta dell’ Ornellaia
- Bolgheri Sup. Rosso Castello di Bolgheri ’12 - Castello di Bolgheri
- Brunello di Montalcino ’10 - Baricci
- Brunello di Montalcino ’10 Biondi Santi - Tenuta Il Greppo
- Brunello di Montalcino ’10 Brunelli - Le Chiuse di Sotto
- Brunello di Montalcino ’10 - Canalicchio di Sopra
- Brunello di Montalcino ’10 - Caprili
- Brunello di Montalcino ’10 - Castello Romitorio
- Brunello di Montalcino ’10 - Le Chiuse
- Brunello di Montalcino ’10 - Collelceto
- Brunello di Montalcino ’10 - Fattoi
- Brunello di Montalcino ’10 - Fuligni
- Brunello di Montalcino ’10 - Piancornello
- Brunello di Montalcino ’10 - Poggio di Sotto
- Brunello di Montalcino ’10 - Tenuta Le Potazzine
- Brunello di Montalcino ’10 - Uccelliera
- Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie ’10 - Il Marroneto
- Brunello di Montalcino V. Loreto ’10 - Mastrojanni
- Brunello di Montalcino V. V. ’10 - Siro Pacenti
- Brunello di Montalcino V. V. ’10 - Le Ragnaie
- Carmignano Ris. ’12 - Piaggia
- Cepparello ’12 - Isole e Olena
- Chianti Cl. ’13 - Badia a Coltibuono
- Chianti Cl. ’13 - Bandini - Villa Pomona
- Chianti Cl. ’13 - Borgo Salcetino
- Chianti Cl. ’11 - Castell’in Villa
- Chianti Cl. ’13 - Castello di Volpaia
- Chianti Cl. ’12 - Le Cinciole
- Chianti Cl. ’12 - Villa Le Corti
- Chianti Cl. ’12 - Podere Val delle Corti
- Chianti Cl. Brancaia ’13 - Brancaia
- Chianti Cl. Bugialla Ris. ’12 - Fattoria Poggerino
- Chianti Cl. Gran Sel. ’11 - Tenuta di Lilliano
- Chianti Cl. Il Grigio da San Felice Gran Sel. ’11 - San Felice
- Chianti Cl. Il Poggio Ris. ’10 - Castello di Monsanto
- Chianti Cl. Il Solatio Gran Sel. ’11 - Castello d’Albola
- Chianti Cl. Lamole di Lamole Et. Blu ’12 - Lamole di Lamole
- Chianti Cl. Ris. ’12 - Castello di Radda
- Chianti Cl. Rocca Guicciarda Ris. ’12 - Barone Ricasoli
- Chianti Cl. Sergio Zingarelli Gran Sel. ’11 - Rocca delle Macìe
- Chianti Cl. Villa Cerna Ris. ’12 - Famiglia Cecchi
- Chianti Rufina Lastricato Ris. ’11 - Castello del Trebbio
- Colline Lucchesi Tenuta di Valgiano ’12 - Tenuta di Valgiano
- Cortona Syrah Il Castagno ’12 - Fabrizio Dionisio
- Dedicato a Walter ’12 -Poggio al Tesoro
- Do ut des ’12 - Fattoria Carpineta Fontalpino
- Duemani ’12 - Duemani
- Flaccianello della Pieve ’12 - Fontodi
- Galatrona ’12 - Fattoria Petrolo
- Grenache Oltreconfine ’13 - Bruni
- I Sodi di S. Niccolò ’11 - Castellare di Castellina
- Le Pergole Torte ’12 - Montevertine
- Lupicaia ’11 - Castello del Terriccio
- Maremma Toscana Baffo Nero ’13 - Rocca di Frassinello
- Maremma Toscana Podere San Cristoforo ’13 - Podere San Cristoforo
- Maremma Toscana Rocca di Montemassi ’13 - Rocca di Montemassi
- Mix36 ’11 - Castello di Fonterutoli
- Montecucco Sangiovese Lombrone Ris. ’11 - Colle Massari
- Morellino di Scansano Calestaia Ris. ’11 - Roccapesta
- Morellino di Scansano Madrechiesa Ris. ’12 - Terenzi
- Nobile di Montepulciano ’12 - Avignonesi
- Nobile di Montepulciano Asinone ’12 - Poliziano
- Nobile di Montepulciano I Quadri ’12 - Bindella
- Nobile di Montepulciano Il Nocio ’11 - Poderi Boscarelli
- Nobile di Montepulciano Ris. ’11 - Tenute del Cerro
- Nobile di Montepulciano Salco ’11 - Salcheto
- Oreno ’12 - Tenuta Sette Ponti
- Orma ’12 - Podere Orma
- Paleo Rosso ’12 - Le Macchiole
- Petra Rosso ’12 - Petra
- Terre di Pisa Nambrot ’12 - Tenuta di Ghizzano
- Tramonto d’Oca ’10 - Poggio Bonelli
- Vernaccia di S. Gimignano Carato ’11 - Montenidoli
- Vernaccia di S. Gimignano l’Albereta Ris. ’12 - Il Colombaio di Santa Chiara
- Vin Santo di Carmignano Ris. ’08 - Tenuta di Capezzana
Premi Speciali
ROSSO DELL’ANNO
Etna Rosso V. Barbagalli 2012 - Pietradolce
Vino di straordinaria complessità e finezza, il Vigna Barbagalli '12 è sfaccettato e profondo al naso, dove si alternano frutti rossi, mineralità, spezie, tabacco e sentori balsamici; lunghissima e nitida la bocca, in cui il frutto ritorna nel lungo finale in tutta la sua elegante sensualità.
BIANCO DELL’ANNO
Collio Friulano 2014 - Schiopetto
Altra performance invidiabile di tutta la parata ma soprattutto del Friulano ’14, che ha riconquistato i Tre Bicchieri e insieme il premio di Bianco dell'Anno, in virtù degli univoci apprezzamenti in entrambe le sedute di selezione. Ricco, complesso e armonico sia all’olfatto sia al palato, regala suggestioni di frutta matura, miele chiaro e fieno fiorito...
BOLLICINE DELL’ANNO
Franciacorta Dosage Zéro Noir Vintage Collection Riserva 2006 - Ca’ del Bosco
Quarantesimo Tre Bicchieri in carriera a Ca’ del Bosco con uno straordinario Dosage Zéro Noir Riserva ’06 della linea Vintage Collection. Oltre otto anni di maturazione sui lieviti regalano a questo Blanc de Noirs una profondità e una complessità straordinarie, che ne fanno un riferimento qualitativo assoluto. Una prestazione magistrale che gli fa valere il premio di Bollicine dell'Anno.
DOLCE DELL’ANNO
Valle d’Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré 2013 - La Crotta di Vegneron
Ha un colore dorato brillante e l’ampiezza del bagaglio olfattivo è sorprendente: apre sulle note della pesca e dell’albicocca per virare poi su nuance floreali, di timo, e infine sulla frutta secca. Al palato concentrazione di frutto, dolcezza, ma soprattutto freschezza e grandissima eleganza. Da non perdere.
CANTINA DELL’ANNO
Allegrini
Marilisa e Franco Allegrini hanno saputo portare l’azienda fondata da papà Giovanni a essere una delle punte di diamante dell’enologia nazionale, sviluppandosi ben oltre i confini regionali e al tempo stesso rimanendo fortemente legata al territorio d’origine. Sono più di cento ormai gli ettari di vigneto in Valpolicella, distribuiti lungo i pendii meglio esposti della denominazione, rifuggendo dai fondovalle e, anzi, inseguendo la freschezza che solo l’alta collina può donare, per una produzione solida e di grande integrità.
MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ PREZZO
Falanghina del Sannio Svelato 2014 - Terre Stregate
La Falanghina Svelato con l’annata 2014 si aggiudica di prepotenza i Tre Bicchieri e il premio per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo e si avvia a diventare un classico non solo del territorio ma dell’enologia campana. Ha un colore paglierino verdolino brillante, naso intenso e ricco che richiama la rosa, il frutto giallo, le spezie e la vaniglia. Al palato è ampia, prorompente e chiude lunga, fresca e vitale su suggestioni agrumate.
VITICOLTORE DELL’ANNO
Giulio Grasso, Ca’ del Baio
Giulio Grasso è un autentico viticoltore, un uomo che vive i ritmi della natura, della campagna, praticamente in simbiosi con le sue vigne. Se la sua produzione spazia dai vini bianchi ai rossi del territorio, sono però i sui Barbaresco dei cru Pora, Asili e Vallegrande i vino che lo rappresentano fino in fondo. Lui ma soprattutto il suo legame con la terra. E questi valori Giulio li sta trasmettendo alle figlie Paola, Valentina e Federica che lo affiancano in azienda.
CANTINA EMERGENTE
Guado al Melo
La cantina di Michele Scienza è stata la rivelazione dell’anno a Bolgheri, con una batteria di vini che va dal molto buono all’eccellente. I diciassette ettari di vigna sono coltivati con cura maniacale per qualità e sostenibilità, mentre in cantina il lavoro è sostanzialmente artigianale e poco invasivo. Le varietà allevate sono diverse, alcune in rappresentanza della tradizione mediterranea e caucasica. Una specie di “collezione”, dominata comunque dalle classiche uve bolgheresi.
PREMIO PER LA VITIVINICOLTURA SOSTENIBILE
Manincor
Sophie e Michael Goëss-Enzemberg conducono l’azienda di famiglia a Caldaro, cinquanta ettari di proprietà suddivisi in cinque poderi condotti seguendo i dettami dell’agricoltura biodinamica, con la vigile e precisa collaborazione con Helmut Zozin. Tutto gravita attorno al concetto di qualità, non solo da intendersi come qualità organolettica dei vini, peraltro ineccepibile, ma anche come qualità e rispetto per l’ambiente, tanto in campagna quanto all’interno della bella cantina che si sviluppa sotto ai vigneti.
© Riproduzione riservata
• Leggi CHECK-IN: Ristoranti, Hotel e Viaggi
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini
Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Policy
| Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024