Trascurare l'ospitalità? Un errore Alimenta altre filiere economiche

Confindustria Alberghi ha segnalato al Governo un'analisi che evidenzia la stretta connessione tra l'industria dell'ospitalità e alcuni settori rilevanti per l'economia italiana

30 aprile 2020 | 16:22
“Un gigante chiamato industria turistico-alberghiera”, di cosa si tratta? È un'analisi realizzata (con Cdp Think Tank, Ey Hospitality e Cdp Investimenti Sgr) da Confindustria Alberghi e dalla stessa presentata ai ministeri dell'Economia, dello Sviluppo economico, del Turismo e del Lavoro. Un'analisi che è incentrata sull'importanza del turismo per il Paese, una realtà concreta, sulla quale oggi più che mai non ci sono dubbi, così come non si può più ignorare (lo dimostra l'analisi stessa) la strettissima connessione dell'industria alberghiera con alcune delle principali filiere dell'economia italiana.


Non solo turismo per consumer, ma anche per business: un'economia importante per l'Italia del lavoro

La profonda trasformazione che negli ultimi anni ha radicalmente modificato/ampliato il concetto di ospitalità alberghiera ha determinato allo stesso tempo un profondo coinvolgimento di altri settori, che spaziano dall’edilizia al legno fino all’arredo, passando per moda, alimentare e servizi. Da questo punto di vista "nuovo" è più semplice guardare al settore alberghiero come ad un elemento di grandissima rilevanza, proprio per la complessa catena che sta a monte di tutta la filiera e che costruisce il prodotto prima che il turista decida di comprarlo.
 
Se da un lato i consumi turistici generano un fatturato importante business tu consumer (B2C) che coinvolge ristorazione, agenzie di viaggi, trasporti, imprese culturali e del tempo libero ecc, dall’altro si genera un’intensa rete di scambi business to business (B2B) che contribuiscono in maniera importante al fatturato di altre filiere nazionali.
 
Oltre il 50% dei flussi in uscita delle aziende alberghiere alimenta il fatturato di altri settori. Una percentuale non da poco. Secondo la stima elaborata nel rapporto, il coinvolgimento di queste altre filiere vale circa 6 miliardi di euro tra l’acquisto di servizi (prestazioni professionali, utenze, energia servizi connessi a alla pulizia, lavaggi industriali, manutenzioni) e di beni e materiali (alimenti, bevande generi di pulizia e biancheria beni di consumo, materiali da bagno, apparecchiature elettroniche e software ecc). Ma la parte del leone è quella legata ad edilizia ed investimenti (a questo proposito si possono enumerare servizi professionali di progettazione, acquisto e finanziari, opere di ingegneria ed edilizia volte al recupero del patrimonio esistente, e ancora, la filiera del legno, della moda e del design).
 
Alcuni numeri:
  • Dal 2018 ad oggi sono stimati investimenti pari a 1,5 miliardi di euro in ristrutturazioni e conversioni, con 2,5 milioni di euro di interventi ogni 10 milioni di capitale investito in transazioni.
  • Tra il 2015 e il 2019 il volume degli investimenti alberghieri è stato pari a 9 miliardi di euro con un’impennata nel biennio 2018/2019 in cui si sono totalizzati 4,7 miliardi di euro.
  • In fortissima crescita negli ultimi anni, con un incremento delle transazioni nell’ultimo quinquennio del 191%.
 
La brusca frenata dei primi di marzo ha interrotto un processo di crescita che, spinto dall’esigenza di trasformazione di un’industria ormai pienamente globalizzata, già negli scorsi anni aveva coinvolto circa 15mila aziende alberghiere italiane in processi di ristrutturazione, riqualificazione e riposizionamento del prodotto sul nuovo mercato del turismo mondiale.

Questo processo deve ripartire il prima possibile, la crisi attuale è durissima ma temporanea. I modelli sociali che hanno visto il numero di viaggiatori nel mondo passare da 674 milioni nel 2000 a 1,5 miliardi nel 2019 certamente torneranno e l’Italia recupererà il suo ruolo di super potenza del turismo internazionale e di traino delle diverse filiere produttive.
 
La fase attuale è quindi, a detta di Confindustria Alberghi, delicatissima, le scelte di queste settimane, di questi giorni, saranno quelle che faranno la differenza. Il patrimonio di imprese, oltre 33mila, del settore rischia di non avere energia per riprendere questo cammino e nel contempo le peculiarità e le potenzialità del mercato potrebbero attirare appetiti speculativi.

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Alberto Lupini


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