Tra restrizioni e paure in Italia si perdono 10,3 milioni di turisti e 8,5 miliardi di euro

Sette italiani su 10 dichiaravano, già a fine novembre, che non avrebbero fatto viaggi almeno fino alla fine di gennaio. Salgono al 44% coloro che attenderanno a partire anche quando l’emergenza sarà finita

05 dicembre 2020 | 10:46
In Italia il coronavirus ha colpito duro, non solo per il numero di morti e di contagi e per la mazzata a ristorazione, turismo ed economia in generale, ma ha avviato un profondo cambiamento nell’attitudine e negli stati d’animo: gli italiani oggi hanno paura. I dati parlano chiaro.

Da una parte il 79,8% degli italiani che per le feste «chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle» (Censis). Dall’altra 7 italiani su 10 che dichiaravano, già a fine novembre, che non avrebbero fatto viaggi almeno fino alla fine di gennaio, ponendo termine alle aspettative di una seppure minima ripresa.

In pratica, già prima del colpo di grazia a turismo e ristorazione inferto dal nuovo dcpm, per l’88% degli italiani intervistati a novembre per l’indice di fiducia del viaggiatore italiano (calcolato mensilmente da Swg per conto di Confturismo-Confcommercio) la seconda ondata di pandemia rappresentava un “freno” a programmare vacanze.


Gli stranieri torneranno in Italia ma non nelle quantità a cui eravamo abituati in epoca pre-Covid

Nelle feste mancheranno altri 10,3 milioni di turisti
Ora, con i trasferimenti tra le regioni bloccati di fatto fino a gennaio e le feste da passare nei comuni di residenza, possiamo dire con certezza che mancheranno, nelle sole strutture turistico-ricettive tra fine di dicembre e gennaio, altri 10,3 milioni di turisti – 3,9 stranieri e 6,4 italiani – che avrebbero speso non meno di 8,5 miliardi di euro.

Il 44% attenderà a partire anche finita l’emergenza
Fanno ancora più temere però le valutazioni di prospettiva e di contesto che gli intervistati esprimono. Salgono al 44% - dal 37% che erano nella rilevazione di ottobre – coloro che attenderanno a partire dalla loro residenza anche quando l’emergenza sarà finita, e si riducono parallelamente di 6 punti percentuali – dal 45% al 39% - quelli che invece desiderano concedersi una vacanza non appena fuori dal rischio covid.

Niente montagna, gli italiani guardano all’estate
La propensione a viaggiare quindi è ridotta al minimo storico e progetti di vacanza rinviati praticamente a estate 2021: il valore dell’indicatore – sempre misurato su scala 0-100 – scende di altri 5 punti rispetto a ottobre e si attesta a 39, il peggior risultato di sempre, ben 31 punti in meno rispetto a novembre 2019.

Insomma, si spengono le luci su un settore che, con i suoi 190 miliardi di valore della produzione, gioca un ruolo del tutto strategico per l’economia nazionale.

Prova ne sia che, quando si chiede al campione di immaginare il luogo della prossima vacanza, il 44% risponde una località di mare, e solo il 30% menziona la montagna. Insomma, ci si proietta direttamente all’estate saltando a piè pari l’inverno e addirittura immaginando già qualche viaggio all’estero, ma non nelle mete esotiche tipiche di questo periodo – come il Mar Rosso, i Caraibi o l’Oceano indiano – bensì quelle dell’Europa estiva, prime fra tutte Spagna e Grecia.

In estate gli italiani andranno all’estero e gli stranieri non basteranno
Un dato, quest’ultimo, che dovrebbe fare riflettere gli esperti della promozione turistica nazionale, che forse non stanno valutando appieno il rischio di trovarsi al centro di due tendenze significative nell’estate 2021: gli italiani che tornano a viaggiare all’estero e gli stranieri che, attratti dalle “sirene” della concorrenza, tornano sì in Italia ma non nelle quantità a cui eravamo abituati in epoca pre-Covid.

Dichiara Luca Patanè, presidente di Confturismo Confcommercio: «Il nostro settore, già prostrato, riceve l’ennesimo colpo durissimo con la chiusura agli spostamenti tra Regioni - addirittura tra Comuni nelle date clou - dettata dagli ultimi provvedimenti: sono regole che non consentono praticamente alcuna forma di turismo. Il turismo in sostanza è in lockdown da 10 mesi. Nel disegno di legge di Bilancio presentato al Parlamento dal Governo non trova spazio una "manovra" ampia e dedicata al settore. Ci aspettiamo interventi celeri, molti dei sostegni annunciati non sono ancora arrivati alle imprese. Serve un'iniziativa di più ampio respiro. Anche sul Recovery Fund si sta perdendo tempo prezioso. Non vediamo progettualità, non vediamo azioni concrete per il turismo, non si è aperto nessun tavolo di lavoro al Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo): e dire che bastava semplicemente riproporre quello che ci aveva portati, nel 2016, a redigere il Piano strategico. Siamo al punto di non ritorno».

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Alberto Lupini


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