E anche per questa estate abbiamo fatto una bella scorta di polemiche, più o meno sterili, di cui sicuramente non ne sentivamo il bisogno. Solo per citare i fatti di cronaca più recenti, il caso dei clienti vegani “rifiutati” in un ristorante pugliese il quale, in menu, almeno apparentemente aveva piatti adatti a loro, e a stretto giro ecco che dal tacco dello Stivale si vola a Nord per due fatti i quali, almeno per una volta, non sembra abbiano diviso in due l’opinione pubblica come spesso avviene. In tanti, infatti, si sono schierati a favore dei clienti, che in entrambi i casi si sono visti battere, loro malgrado, uno scontrino “pompato” per un servizio extra apparentemente innocuo.
Voci extra in scontrino: 2 euro per un piattino e un panino a metà
Da una parte, in Liguria (come anche segnalato da Selvaggia Lucarelli, che ha rilanciato il post sfogo di una cliente) un piattino in più per dividere delle trofie al pesto finito in scontrino al momento del conto, con una maggiorazione di 2 euro per il servizio prestato. Dall’altra, spostandoci sul lago di Como, la stessa cifra per aver tagliato in due un toast, con conseguente raddoppio di piatti e tovaglioli necessari alla sua consumazione. In questo specifico caso l’accaduto risale allo scorso giugno, ma è tornato alla ribalta solamente negli ultimi giorni. Cosa è successo? Una coppia di clienti, ordinando un particolare toast, ha chiesto il taglio per facilitarne la condivisione. Un panino diviso a metà, servito quindi su due piattini e con una maggiore quantità di patatine in accompagnamento: questa la spiegazione dei gestori del locale giustificando la voce extra sullo scontrino. Da non sottovalutare però il fatto, a quanto pare, che il sovrapprezzo per il servizio fosse anche segnalato in menu. In questo caso il cliente è (o dovrebbe essere) consapevole che quella richiesta si tradurrà in un’ulteriore voce al momento del pagamento. E quindi ogni lamentela fatta a posteriori viene automaticamente a cadere. Certo, qui si aprirebbe il discorso morale: vale la pena perdere, o comunque rovinare, la propria reputazione, danneggiare il nome del locale per appena due euro (sia nel caso comasco, sia in quel ligure)? Per noi no, ma ognuno gestisce la propria attività come meglio crede, così come la propria politica di marketing. A rischio poi di finire, per il verso sbagliato, sulle pagine di buona parte dei siti di informazione. Ok che non esiste la pubblicità negativa, ma sempre meglio non esagerare.
Anche perché, specialmente in questo immediato post Covid, è importante che i clienti tornino a recarsi nei locali, a uscire, a frequentare bar e ristoranti, è altrettanto fondamentale tenerseli stretti questi stessi clienti, e non perdere avventori con mosse del genere.
Giacomo Pini sui sovrapprezzi: «Siamo alla follia»
A tal proposito si è espresso anche Giacomo Pini, esperto di marketing legato alla ristorazione, il quale in un post sui social ha detto la sua in merito: «Cosa ne penso? È da vomito… Sia quello che è successo, sia come i gestori del locale hanno provato a giustificarsi: la toppa è peggio del buco! Ancora di più lo sono certi commenti che leggo da addetti ai lavori. “Dividere il toast significa dover fare un lavoro in più”. “Se lo divido poi devo mettere due piatti e posate doppie, chi mi paga il coperto?”.
Si presume che quando vendi un prodotto a banco o seduto (parliamo di un toast, per cui il servizio prevede se lo mangi a banco tovagliolo e piattino, se prendi a vai solo tovagliolo, se lo consumi al tavolo tovagliolo e piattino ma normalmente bevi anche per non morire soffocato perciò al tavolo sale lo scontrino) tu abbia già calcolato i costi correttamente (sia il food cost, sia il full cost) e che il prezzo di vendita sia quindi corretto. A cosa devi il sovrapprezzo? Al taglio? ...
C’è tutto il tema legato al servizio, come qualcuno commenta “devo lavorare di più”. Suggerisco di chiudere il locale e aprire un’isola vending: carichi la macchina e fine del lavoro. Se invece hai un pubblico esercizio, al corso base ti avranno raccontato che il servizio fa parte del lavoro e soprattutto la cura del cliente insieme a tanti altri fattori fanno sì che il tuo locale viva e prosperi.
Poi, il tema della credibilità e visibilità. Questo è un caso come quello di qualche tempo fa successo a Roma con i doppi menù per i turisti con prezzi diversi. Ora se sei così pazzo da decidere di applicare un sovrapprezzo ad una richiesta di questo tipo, prima lo comunichi, ma poi quello che più mi fa impazzire è la totale follia del non comprendere che un’azione del genere distrugge il brand. La mia collega e amica Nicoletta Polliotto è esperta di Branding, ma qui lo capirebbe un neofita: non c’è nessuna motivazione tecnica operativa (cioè non hai nessun costo aggiuntivo perché non c’è scritto in nessuna intervista che il cliente ha chiesto due piatti, e per chi non lo sapesse il toast si mangia con le mani non con le posate) per caricare quel costo, il che significa – e diciamolo apertamente – hai visto due turisti e volevi suonarli bene. Bravo, bella stupidaggine hai fatto!».
Piattino a 2 euro, Assoutenti: è l’estate dei balzelli folli nei ristoranti
Quella del 2023 può senza dubbio essere considerata l’estate dei balzelli folli applicati da ristoranti e pubblici esercizi ai clienti. Lo afferma Assoutenti, che ricorda come siano numerose le voci aggiuntive che possono essere applicate sul conto finale pagato dai consumatori nei bar e nei ristoranti italiani, e che fanno salire la spesa delle consumazioni.
«Oltre al caso del piattino a 2 euro in un’osteria di Finale Ligure, e all’extra sempre di 2 euro in un bar del comasco per tagliare in due un panino, sempre più numerosi sono i ristoranti che applicano un sovrapprezzo, in media da 2 a 5 euro, per la voce “coperto”, servizio che spesso però è inesistente, perché rappresentato da tovaglietta di carta sul tavolo, come pure di carta è il tovagliolo messo a disposizione del cliente – spiega il presidente Furio Truzzi – Altro extra è rappresentato dal pane, che molti ristoratori fanno oramai pagare a parte con un costo forfettario a persona, anche se il pane viene poi portato al tavolo in un cestino in condivisione. Si arriva infine ai casi estremi di pubblici esercizi che applicano balzelli da 0,50 centesimi o 1 euro a chi paga il conto tramite Pos, una pratica questa del tutto illegale che può portare a salate sanzioni verso gli esercenti – ricorda Truzzi – Invitiamo tutti i cittadini a segnalare ad Assoutenti casi di sovrapprezzi assurdi applicati in bar e ristoranti italiani».
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Alberto Lupini
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