Cinquantotto euro solo per tagliare una torta? È quanto ha dovuto pagare una cliente aretina in un ristorante della zona sud. Un conto salato che ha scatenato (di nuovo) una bufera sui social, dividendo l'opinione pubblica tra chi condanna l'esagerazione del locale e chi difende la libertà del ristoratore di stabilire i propri prezzi. Un “caso”, come detto, non nuovo e che ci riporta alla mente l’estate del 2023 quando ha fatto banco lo scontrino “scandalo” di due turisti che in un bar di Gera Lario avevano pagato due euro in più per tagliare a metà il toast e che aveva dato il via alle danze con segnalazioni da tutta Italia, dal sovrapprezzo per un piattino in più per dividere delle linguine in Liguria alle cene a base di tigelle con conti da capogiro.
Ma al di là dell’ennesima polemica social, l’ultimo caso di Arezzo ci permette di tornare a riflettere su due questioni fondamentali quando ci sediamo al ristorante: la libertà dei ristoratori di stabilire i propri prezzi (soprattutto se sono ben chiari nel menu) e il diritto dei consumatori di esprimere un giudizio. Giudizio che deve avere delle basi solide: se si legge il menu (cosa che purtroppo sembra venir fatta sempre con meno attenzione) e in cui il ristoratore ha scritto tutto (sovrapprezzo compresi) si accetta un “contratto” e la lamentela decade. Dall’altra parte anche il ristoratore deve prestare attenzione quando decide un sovrapprezzo per non cadere nel misero tentativo di massimizzare i profitti, compromettendo l’immagine del ristorante.
Arezzo, 58 euro per il taglio della torta al ristorante
Ma andiamo con ordine e vediamo che cosa è successo ad Arezzo. La vicenda è avvenuta durante una cena di compleanno. La festeggiata, che aveva portato una torta da una pasticceria, ha chiesto al ristorante di servirla. Alla fine della serata, però, si è trovata di fronte a una sorpresa: oltre al costo della torta, le è stato chiesto di pagare 4,50 euro a persona per il servizio di taglio e portata in tavola. «Non riuscivo a credere ai miei occhi - ha raccontato la donna sui social - Ho provato a protestare, ma mi è stato detto che era la regola del locale». La sua storia è diventata virale, suscitando un'ondata di commenti indignati.
Dal canto suo il titolare del ristorante ha ammesso che la sua politica prevede un supplemento per i dolci portati dai clienti, ma ha sottolineato che si tratta di una pratica comune in molti locali. «Non facciamo pagare il coperto e serviamo principalmente piatti di nostra produzione - ha spiegato - quindi cerchiamo di disincentivare chi si porta cose da fuori. Inoltre, ci sono costi aggiuntivi legati al servizio, come la mancia al cameriere e la pulizia delle stoviglie». Tuttavia, il ristoratore ha riconosciuto che in questo caso forse si poteva trovare una soluzione più ragionevole. «La soddisfazione del cliente è la nostra priorità - ha dichiarato, e magari avremmo potuto tagliare un po' la cifra o trovare un accordo con la cliente».
Come detto, la vicenda solleva interrogativi sulla trasparenza dei prezzi nei ristoranti e sul diritto dei clienti di portare il proprio cibo. Mentre alcuni utenti dei social media sostengono che il locale ha tutto il diritto di stabilire le proprie regole, altri ritengono che un supplemento così elevato sia ingiustificato e penalizzi i clienti. La storia, diffusa sui social network, ha rapidamente fatto il giro del web, scatenando un dibattito acceso tra chi condanna senza appello la politica del ristorante e chi, invece, difende la libertà degli esercenti di stabilire i propri prezzi. Sui social network, le opinioni sono molto divise. Da una parte, c'è chi sostiene che il ristorante abbia tutto il diritto di stabilire i propri prezzi e che i clienti dovrebbero accettare le regole del locale. Dall'altra, c'è chi ritiene che un supplemento così elevato sia ingiustificato e che penalizzi i consumatori. «È una presa in giro - scrive un utente - Chiedo solo di tagliare una torta, non di organizzare un banchetto». «Il ristorante ha le sue regole - commenta un altro - Se non sono d'accordo, basta cambiare locale».
Taglio della torta, anche il servizio ha un prezzo (e un costo)
Mentre è innegabile il diritto del ristoratore di fissare i propri prezzi, dall'altro occorre evidenziare come questo servizio comporti un lavoro aggiuntivo e una rinuncia ai potenziali ricavi che deriverebbero dalla vendita dei dessert di propria produzione. Prezzi che tuttavia devono sempre essere coerenti ad una logica di mercato, dunque non affidati al libero arbitrio. Tuttavia è altrettanto importante considerare il valore del servizio che un ristorante offre. Il prezzo di una portata, infatti, non si limita al costo delle materie prime e alla sua preparazione, ma include anche il servizio che non si riassume solo nel cameriere che porta il piatto a tavola, ma si estende a tutto ciò che consente al cliente di fare un’esperienza.
Nel caso del taglio della torta, il ristorante mette a disposizione attrezzature, personale e competenze specifiche, assumendosi anche responsabilità igienico-sanitarie. Pertanto, richiedere un supplemento per questo servizio è spesso giustificato. Va inoltre sottolineato che, permettendo ai clienti di portare la propria torta, il ristorante compie un gesto di cortesia, ma non è obbligato a farlo gratuitamente. Anzi, questa scelta comporta dei costi aggiuntivi e una rinuncia a potenziali profitti derivanti dalla vendita dei propri dessert. È fondamentale, in ogni caso, che i ristoranti comunichino chiaramente ai clienti le proprie politiche riguardo al consumo di alimenti esterni, indicando in modo trasparente eventuali costi aggiuntivi. In questo modo, i clienti potranno prendere decisioni consapevoli e scegliere liberamente se usufruire di questo servizio.
Sovrapprezzi? Nessuna lamentela se scritto nel menu
E in effetti, in Italia non esiste una normativa specifica che vieti ai ristoranti di far pagare un supplemento per i dolci portati dai clienti o per tagliare un toast a metà, tuttavia, è fondamentale che questa pratica sia chiaramente indicata nel menu o comunicata al cliente al momento della prenotazione. Inoltre, il costo del servizio deve essere proporzionato e giustificato.
Il menu non è, infatti, solo un elenco di piatti, ma un vero e proprio contratto tra cliente e ristoratore. È un documento che esplicita i prezzi, le descrizioni dei piatti e qualsiasi altra informazione utile per il consumatore. Chiedere il menu è un diritto del cliente, così come è dovere del ristoratore esporlo in modo chiaro e leggibile.
Cosa dice la legge?
La normativa italiana prevede che i ristoratori abbiano l'obbligo di fornire al cliente un menu che indichi chiaramente i prezzi di tutte le portate. Questo vale sia per i menu cartacei che per quelli digitali. In assenza del menu, il cliente può rifiutarsi di ordinare e lasciare il locale.
Perché è importante leggere il menu?
Leggere attentamente il menu è fondamentale per evitare spiacevoli sorprese al momento del pagamento. In questo modo, il cliente può:
- Conoscere i prezzi: Scegliere i piatti in base al proprio budget.
- Verificare la presenza di allergeni: Garantire la propria sicurezza alimentare.
- Confrontare le offerte: Scegliere il ristorante più conveniente.
Cosa fare in caso di controversie?
Se il prezzo indicato sullo scontrino è diverso da quello indicato sul menu, il cliente ha diritto a contestare il conto e, se necessario, a rivolgersi alle associazioni dei consumatori o alle autorità competenti.
Il menu è uno strumento fondamentale per garantire la trasparenza e la correttezza nelle relazioni tra ristoratori e clienti. È importante che entrambi le parti rispettino le regole e che i consumatori siano sempre più consapevoli dei propri diritti.
Supplementi nel menu? Attenzione a non rovinare l’immagine del ristorante
Carta canta, dunque. Ma c’è anche chi invita i ristoratori a pensare bene quando si decide un sovrapprezzo, pena scalfire l’immagine del ristorante stesso. L'applicazione di sovrapprezzi ingiustificati, come nel caso del toast tagliato a metà, è stata definita "da vomito" da Giacomo Pini, esperto di marketing della ristorazione. Secondo l'esperto, questa pratica non solo danneggia la reputazione del locale, ma è anche un chiaro segnale di disprezzo nei confronti dei clienti.
Parola d’ordine dovrebbe essere dunque equilibrio: da una parte torniamo a sottolineare che ogni ristoratore ha la libertà di definire il prezzo dei propri piatti, tenendo conto di fattori come la qualità degli ingredienti, il costo delle materie prime, l'affitto del locale e il costo del personale. Dall’altra certo, è legittimo che i clienti esprimano le loro opinioni e condividano le loro esperienze sui social media. Tuttavia, è altrettanto importante che queste opinioni siano fondate su una valutazione oggettiva e non si limitino a un giudizio superficiale basato esclusivamente sul prezzo. E per quanto riguarda i sovraprezzi, è importante che siano scelti con attenzione e giustificati perché la proliferazione incontrollata non solo danneggia il consumatore, ma l’intero comparto.
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Alberto Lupini
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