Sulle discoteche anche la scure del diritto d’autore: si paga due volte!

Tra i tantissimi problemi di questo periodo, che stanno portando in una situazione di totale disagio il settore dell’intrattenimento da ballo, ora le imprese si trovano a dover pagare due collecting society

17 novembre 2022 | 14:35

Vita dura per le discoteche, anzi per quelle che sono sopravvissute al Covid! Ora, ai problemi noti, dall’abuso di alcol e droga alla carenza di personale (mancano barman e buttafuori), senza dimenticare il caro energia si aggiunge la stangata sui diritti d’autore: in pratica si paga due volte! A bussare alla cassa delle discoteche e dei locali da ballo, spiega, infatti, Gianni Indino, presidente del Silb (Associazione italiana imprese di intrattenimento, da ballo e di spettacolo)-Fipe dell’Emilia-Romagna aderente a Confcommercio, è la società che è entrata da qualche anno nel mercato del diritto autorale e adesso sta richiedendo la sua parte ai diversi settori.


Le discoteche speravano nell’abbassamento dei prezzi

Con la caduta del monopolio sui diritti d’autore durato decenni, le discoteche si aspettavano, invece, di vedere prezzi più bassi, come in tutti gli altri settori entrati nel libero mercato. Invece sta avvenendo l’opposto: le imprese si trovano oggi a dover pagare entrambe le collecting society.


«Non chiediamo certo di non pagare i diritti che sono giustamente dovuti agli autori, ma non è possibile che per le stesse ore di riproduzione musicale adesso si debbano pagare due collecting society – continua Indino - E quando le società diventeranno di più, dovremo continuare a sommare spese? La musica è l’elemento centrale dell’offerta delle nostre imprese e la sua qualità differenzia i professionisti da chi scimmiotta il mestiere».

 


I danni della burocrazia

In merito alla questione, Silb e Fipe continuano gli incontri per superare questo ostacolo ed evitare questa moltiplicazione dei costi a parità di repertorio utilizzato. «Purtroppo, chi opera nel nostro settore ogni giorno deve combattere con nuova burocrazia e maggiori costi di gestione – continua Indino - Le discoteche sono l’unica categoria dello spettacolo a pagare l’Iva al 22% e una tassa anacronistica come l’Isi, l’imposta sugli intrattenimenti che ammonta al 16%; aggiungendo anche i diritti autorali si ha la decurtazione di quasi il 50% del prezzo biglietto solamente per fare fronte alle imposte. È un sistema che non può reggere e soprattutto non può reggersi sulle nostre spalle».


Addio ripresa

«Invece della ripresa tanto auspicata dopo gli anni delle chiusure imposte per Covid, ora è arrivato il salasso delle bollette energetiche e si rischia che le chiusure siano definitive per costi oltre ogni possibilità – conclude Indino - Questa distorsione nel mercato del diritto autorale non fa che aggravare la situazione con il rischio che le imprese spengano definitivamente la musica; se le aziende chiudono non ci sarà più nessuno a cui chiedere di corrispondere i diritti».

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Alberto Lupini


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