Le scelte d'acquisto degli italiani? Vince il rapporto qualità-prezzo

Secondo i dati diffusi da Federdistribuzione, le famiglie si orientano verso alla convenienza, con un trend che se fosse confermato nei prossimi mesi potrebbe mettere a rischio le filiere produttive italiane di eccellenza

07 settembre 2022 | 12:13

I dati diffusi da Istat sulle vendite al dettaglio di luglio rilevano una crescita sul mese precedente (+1,3%), determinata sia dai beni alimentari (+1,2%), sia da quelli non alimentari (+1,3%). «I dati relativi alle vendite al dettaglio di luglio risentono della recente accelerazione dell’inflazione e registrano l’effetto positivo del periodo estivo e della voglia delle famiglie di ritrovare una nuova normalità dopo due estati influenzate negativamente dalla pandemia. Analizzando i dati tendenziali, però, emerge come l’andamento dei volumi di vendita continui a registrare segnali di rallentamento - commenta Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione - Sulla contrazione dei consumi pesa il clima d’incertezza delle famiglie, che per difendersi dall’aumento dei prezzi stanno modificando le proprie scelte d’acquisto».

Cresce la ricerca di prodotti con ottimo rapporto qualità-prezzo

«Registriamo infatti una contrazione delle vendite di prodotti di fascia premium, e una crescita delle fasce di primo prezzo, segno di un orientamento maggiore alla convenienza, con un trend che se fosse confermato nei prossimi mesi potrebbe mettere a rischio le filiere produttive italiane di eccellenza. In questo contesto, inoltre, cresce la ricerca di prodotti con un ottimo rapporto qualità-prezzo, come quelli a marca del distributore, che registrano una crescita di un punto percentuale della quota di mercato».

A rischio la tenuta economica del Paese

«Le aziende della distribuzione moderna – prosegue Buttarelli – hanno sacrificato in questi mesi parte dei propri margini per tutelare il potere di acquisto delle famiglie, rallentando la spinta inflazionistica dovuta all’aumento dei prezzi delle materie prime. Oggi, la pressione dei costi energetici, più che triplicati in poche settimane, mette a rischio la tenuta economica delle imprese che, senza interventi immediati da parte del Governo, potrebbero essere costrette a chiudere numerosi punti vendita. Un’incidenza così forte dei costi sui conti economici delle aziende rischia altresì di alimentare ulteriormente la spirale inflazionistica del Paese e appesantire il peso del carrello della spesa di altri 2 o 3 punti percentuali, rispetto al +9,7% già registrato ad agosto. Uno scenario drammatico per i consumi interni e per il livello di fiducia delle famiglie». 

 

 

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Alberto Lupini


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