Sui balneari il Governo rischia la crisi. Draghi chiederà la fiducia
Il premier ha perso la pazienza e obbliga i partiti a decidere: se non passa il decreto concorrenza saltano i 200 miliardi del Pnnr. Allarme rosso fra i politici, a partire da Salvini nel mirino di Draghi
Altro che armi all’Ucraina o prezzo del gas, è sui balneari, sul problema cioè delle concessioni, da tempo nel mirino dell’Europa, il Governo potrebbe andare in crisi. E con questo l’Italia potrebbe perdere i 200 miliardi del Pnnr. Ad avvisare i partiti di una maggioranza sempre più litigiosa è stato lo stesso presidente del consiglio, Mario Draghi, che inaspettatamente ha convocato un consiglio dei ministri, del tutto fuori programma, scatenando letteralmente il panico nella sua (litigiosa) maggioranza. E del resto la freddezza dell’ordine del giorno non poteva che fare scattare l’allarme rosso: «All’ordine del giorno comunicazioni del presidente». E alla fine il premier ha chiesto di porre la fiducia sul decreto concorrenza obbligando tutti a chiarire le proprie posizioni, a partire dal centro destra i cui ministri hanno peraltro votato con gli altri all'unanimità la decisione di porre la fiducia entro maggio.
Ma cosa può avere fatto precipitare la situazione? I partiti che bloccano l’esame del decreto concorrenza, mettendo così a rischio i fondi del Recovery a cui sta appeso il futuro del nostro Paese dopo la pandemia e la crisi innescata dal conflitto in Ucraina. «Così non si va avanti» ha chiarito Draghi, stufo delle ripicche e degli strattonamenti delle forze politiche proprio sulla questione dei balnerari.
E attenzione, nel mirino di Draghi non c’è Conte, che non perde occasioni per attaccarlo, ma Matteo Salvini. Lunedì uscendo da Palazzo Chigi dopo il faccia a faccia con il premier, Salvini aveva infatti detto «troveremo un accordo» sui balneari. Ma l’accordo, che doveva portare ad un voto già prima di Pasqua, è ancora bloccato nella commissione Industria del Senato dove proprio la Lega non intende trovare un compromesso.
Il problema è quello di regolamentare un comparto dove mancano regole certe e dove c'è chi ha fatto investimenti , documentabili, e chi li ha fatti in nero. E il punto è proprio qui perché se le concessioni, in base alle nuove norme sulla concorrenza, dovessero essere messe all'asta ci sarà chi avrà un rimborso degli investimenti fatti, perché documentati, e chi no, perché li ha fatti in nero. La Lega vorrebbe però compensi per tutti.
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A fare scattare questa dura reazione di Draghi che non vuole perdere la faccia in Europa e con gli italiani, è stato il comunicato congiunto con cui i capigruppo di Lega e Forza Italia, Massimiliano Romeo e Anna Maria Bernini, hanno chiesto «ulteriori approfondimenti sul tema delle concessioni balneari per arrivare a un testo condivisibile e quindi condiviso». Ma il tempo delle discussioni per Draghi è scaduto e se i partiti non ritrovano il senso di responsabilità, potrebbe davvero aprirsi una crisi di governo… E questo dopo che oggi in parlamento il premier, ricordando l’ìmpegno dell’Italia per la pace e gli aiuti all’Ucraina, era riuscito ancora una volta ad evitare lacerazioni assurde nella maggioranza.
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