«Stop alle etichette fuorvianti». La promessa di Patuanelli
Il neo-ministro alle Politiche agricole ribadisce la linea dura contro l'introduzione di eventuali nutriscore sugli alimenti italiani; a rischio l'export. «Una bevanda gassata non può essere più sana dell'olio d'oliva»
23 febbraio 2021 | 16:51
Nuovo ministro, stesse battaglie. Con il passaggio di Stefano Patuanelli dal dicastero dello Sviluppo economico a quello delle Politiche agricole non cambiano le priorità. A ribadirlo è stato lo stesso ministro intervenuto in streaming al Consiglio nazionale della Coldiretti dove ha ribadito l’impegno a difendere le eccellenze agroalimentari italiane dal nutriscore.
La battaglia delle etichette
Una battaglia che da anni vede l’Italia sulle barricate per difendere le proprie produzioni (e di conseguenza l’export) da sistemi di etichettatura che, nel rispondere a determinate linee guida salutari, rischiano di mettere fuori gioco i capisaldi della dieta mediterranea. Minaccia che si fa più pressante allorché si fanno sempre più concreti i passaggi della Farm to Fork Strategy, il piano ideato dalla Commissione Europea per accompagnare gli stati membri verso un sistema alimentare più sano e sostenibile. Transizione che passa attraverso l’adozione, entro la fine del 2022, di un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario.
La promessa del ministro
«Per me non è accettabile che nel nostro Paese si passi a un sistema di etichettatura dove una bevanda gasata e zuccherina, prodotta in un laboratorio, sia considerata più sana del nostro olio di oliva, del nostro parmigiano sull'etichetta», ha affermato Patuanelli. Lo stesso ministro ha poi ulteriormente rassicurato la platea: «Finché sarò ministro mi batterò con tutte le forze affinché il tema del nutriscore venga abbandonato perché è un danno enorme per il nostro settore».
Le preoccupazioni dei produttori
Alla base delle contestazioni, i criteri sottesi ai modelli di etichettatura finora testati in diversi Paesi europei. Dal sistema a semaforo in Gran Bretagna al sistema di giudizio adottato in Francia, Belgio e Germania che «indirizzano il consumatore, con un bel verde, a scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari. Un sistema fuorviante, discriminatorio e incompleto che finisce per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole», ha protestato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.
Insomma, olio extravergine di oliva, Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, ecc. rischierebbero un contraccolpo economico pesante se dovessero sottostare alla dannazione dell’etichetta che sembra mettere sotto accusa più le ricette che il risultato (anche se sono esclusi da questa etichettatura i prodotti Dop, Igp e Stg per non creare sovrapposizioni confuse rispetto al marchio di qualità). Peccato che «l’equilibrio nutrizionale vada ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto», ha concluso Prandini.
L'alternativa
Le proposte di etichettatura alternative non mancano. L’Italia, per esempio, ha avanzato il modello definito NutrInform Battery (realizzato con il contributo di diversi attori: nutrizionisti, Iss, ministeri, ecc) che non valuta i singoli cibi quanto, piuttosto, la loro incidenza all’interno della dieta. L’etichetta è pensata come una batteria e reca l’indicazione di tutti i valori relativi a una singola porzione consumata (zuccheri, grassi, sale, ecc). In pratica, sull’etichetta compare la percentuale di nutrienti contenuti nella singola porzione.
Il precedente
La polemica rinfocolata dalle parole del ministro Patuanelli echeggia il grido d'allarme lanciato qualche settimana fa dal mondo agroalimentare, produttori di vino in testa, rispetto alla proposta europea di etichettare come rischiosi alcuni alimenti all'interno di un programma di salute pubblica di stampo comunitario. Nell'inteno di migliorare la salute dei cittadini europei, il piano Europe's Beating Cancer Plan – let's strive for more si è rivelato un guanto di sfida per i prodotti del Belpaese che rischiavano di essere bollati come cancerogeni. Eventualità che ha costretto l'Ue ad alcune precisazioni e un sostanziale passo indietro di fronte alle proteste dei produttori.
Nutriscore o NutrInform Battery? La battaglia delle etichette
La battaglia delle etichette
Una battaglia che da anni vede l’Italia sulle barricate per difendere le proprie produzioni (e di conseguenza l’export) da sistemi di etichettatura che, nel rispondere a determinate linee guida salutari, rischiano di mettere fuori gioco i capisaldi della dieta mediterranea. Minaccia che si fa più pressante allorché si fanno sempre più concreti i passaggi della Farm to Fork Strategy, il piano ideato dalla Commissione Europea per accompagnare gli stati membri verso un sistema alimentare più sano e sostenibile. Transizione che passa attraverso l’adozione, entro la fine del 2022, di un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario.
La promessa del ministro
«Per me non è accettabile che nel nostro Paese si passi a un sistema di etichettatura dove una bevanda gasata e zuccherina, prodotta in un laboratorio, sia considerata più sana del nostro olio di oliva, del nostro parmigiano sull'etichetta», ha affermato Patuanelli. Lo stesso ministro ha poi ulteriormente rassicurato la platea: «Finché sarò ministro mi batterò con tutte le forze affinché il tema del nutriscore venga abbandonato perché è un danno enorme per il nostro settore».
Stefano Patuanelli in videocollegamento con il Consiglio nazionale Coldiretti
Le preoccupazioni dei produttori
Alla base delle contestazioni, i criteri sottesi ai modelli di etichettatura finora testati in diversi Paesi europei. Dal sistema a semaforo in Gran Bretagna al sistema di giudizio adottato in Francia, Belgio e Germania che «indirizzano il consumatore, con un bel verde, a scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari. Un sistema fuorviante, discriminatorio e incompleto che finisce per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole», ha protestato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.
Insomma, olio extravergine di oliva, Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, ecc. rischierebbero un contraccolpo economico pesante se dovessero sottostare alla dannazione dell’etichetta che sembra mettere sotto accusa più le ricette che il risultato (anche se sono esclusi da questa etichettatura i prodotti Dop, Igp e Stg per non creare sovrapposizioni confuse rispetto al marchio di qualità). Peccato che «l’equilibrio nutrizionale vada ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto», ha concluso Prandini.
L'alternativa
Le proposte di etichettatura alternative non mancano. L’Italia, per esempio, ha avanzato il modello definito NutrInform Battery (realizzato con il contributo di diversi attori: nutrizionisti, Iss, ministeri, ecc) che non valuta i singoli cibi quanto, piuttosto, la loro incidenza all’interno della dieta. L’etichetta è pensata come una batteria e reca l’indicazione di tutti i valori relativi a una singola porzione consumata (zuccheri, grassi, sale, ecc). In pratica, sull’etichetta compare la percentuale di nutrienti contenuti nella singola porzione.
Il precedente
La polemica rinfocolata dalle parole del ministro Patuanelli echeggia il grido d'allarme lanciato qualche settimana fa dal mondo agroalimentare, produttori di vino in testa, rispetto alla proposta europea di etichettare come rischiosi alcuni alimenti all'interno di un programma di salute pubblica di stampo comunitario. Nell'inteno di migliorare la salute dei cittadini europei, il piano Europe's Beating Cancer Plan – let's strive for more si è rivelato un guanto di sfida per i prodotti del Belpaese che rischiavano di essere bollati come cancerogeni. Eventualità che ha costretto l'Ue ad alcune precisazioni e un sostanziale passo indietro di fronte alle proteste dei produttori.
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Alberto Lupini
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