Il 27 novembre è la data “x” per gli amanti dello sci: sarà in quel sabato che gli impianti sciistici torneranno a girare dopo 20 mesi di stop. Un periodo lunghissimo, infinito, costellato di beffe soprattutto un anno fa esatto, quando proprio in questi giorni l’Italia si preparava a chiudere e la neve, sulle montagne, iniziava a scendere copiosa. Poi, a ridosso dell’inverno vero, i tira e molla che si sono conclusi con la vittoria del Covid sullo sci. Tutti fermi, sci in cantina, bisogna aspettare il 2021/2022. E ora, eccoci qua, a guardare sci e scarponi con un po’ meno di nostalgia e un countdown serrato che penetra nelle ossa e arriva fino al cuore.
La montagna riparte dopo il rischio fallimento
Un’emozione condivisa con la necessità di tutto il comparto della montagna che ha rischiato di fallire in questi mesi proprio a causa delle chiusure e di misure di sostegno sempre troppo approssimative e insufficienti che arrivavano dal Governo. Un mondo, quello della montagna, che ha resistito con la tenacia che si richiede a chi vive a certe quote, con la scorza dura di chi aspetta con pazienza e testa bassa tempi migliori, con la parsimonia di chi sa che bisogna sempre mettere fieno in cascina per i tempi di magra.
Ma ora, si riparte, salvo scossoni dell’ultimo momento che potrebbero rovinare la festa. Cervinia ha aperto i suoi impianti a metà ottobre ed ha già incassato un grande successo. Gli altri partiranno tra il 27 novembre e il 4 dicembre, anche se il semaforo verde reale dovrebbe scattare - come da tradizione - l’8 dicembre che quest’anno cade di mercoledì e chissà che non possa essere il primo lungo ponte che lancerà la stagione invernale. Cortina, la Val Badia, la val Gardena, Ponte di Legno Tonale, Sestriere, l’Abetone, Plan de Corones, Pila, Livigno tutti i comprensori che rendono l’Italia una delle mete più appetibili per sciare sono pronti.
L'entusiasmo e la fiducia (con riserva) dell'Anef
A confermarlo è Valeria Ghezzi, presidente di Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari) che da Modena Skipass - il salone del Turismo e degli Sport Invernali che si è chiuso ieri - esprime grande entusiasmo e fiducia guardando alla stagione imminente.
Il mondo della montagna sta per riprendersi quello che gli è stato tolto l’anno scorso, quali sono le sensazioni nell’ambiente?
C’è grande aspettativa e grandissimo impegno da parte degli operatori, siamo tutti convinti che quest’anno riusciremo ad aprire e stiamo investendo tantissimo. Investimenti che non sono stati fatti tanto sulle strutture, quanto sulla comunicazione e sull’immagine che dopo quello che è successo sono elementi fondamentali. Qui a Modena l’entusiasmo si tocca con mano tra gli addetti ai lavori. Auguriamoci che non ci sia alcuna retromarcia…
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Il fatto che abbia messo questa postilla della “retromarcia” cosa significa? Bisogna preoccuparsi?
No, ma dato tutto quello che è successo l’anno scorso un po’ di cautela bisogna averla, è sempre meglio stare con i piedi per terra. Non dobbiamo dimenticare che in questo periodo l’anno scorso si chiudeva tutto.
Le linee guida per accedere agli impianti sono state tracciate (green pass obbligatorio, mascherina obbligatoria, seggiovie aperte al 100%, seggiovie chiuse o funivie all’80%), rappresentano degli ostacoli? Come si stanno organizzando i gestori degli impianti?
Non ci sono preoccupazioni perché tra utilizzo della mascherina, sanificazione, rispetto delle capienze siamo abbastanza rodati grazie all’esperienza dell’estate. Resta una grande incognita: come avverrà il controllo del green pass sugli sciatori? L’unica ipotesi che abbiamo fatto è quella di un controllo a campione perché controllare tutti gli sciatori ad ogni passaggio dai tornelli sarebbe impensabile. Non possiamo nemmeno controllare il green pass all’acquisto degli skipass perché se vendiamo uno stagionale o un settimanale, non possiamo sapere - per la privacy - quando scadrà quel green pass. Aspettiamo chiarimenti dal Governo.
La domanda però sorge spontanea: visto che lo sci si pratica all’aria aperta e che i contatti ravvicinati sono davvero limitati, oltretutto protetti dalla mascherina obbligatoria, è pensabile di chiedere al Governo di togliere l’obbligo?
In Francia non serve, in Svizzera nemmeno, ma siamo in un momento strano, in cui i contagi stanno leggermente risalendo per cui non ci pare il momento di avanzare questa richiesta.
Come si distribuiranno gli appassionati di sci? Lei pensa che, come sta accadendo in generale nel turismo, le piccole località possano lanciarsi con un maggior afflusso di turisti?
Dipende tutto dalla neve, se ce ne sarà tanta, lavoreranno bene tutti, del resto le piccole località sono delle palestre dove si impara a sciare e sono per questo importantissime. Può essere che per riscoperta o perché si pensa siano meno affollate registrino numeri più alti degli scorsi anni.
Tutto bello, tutto quasi pronto e tanta voglia di sciare, ma non vi preoccupa il fatto che le famiglie sono uscite più povere dal Covid e che possano rinunciare a qualche sciata, dato che lo sci è uno sport molto costoso?
Non credo rappresenti un ostacolo questa variabile, al momento ci preoccupa di più la crisi energetica, con i prezzi di gasolio ed elettricità alle stelle che rischiano di fare saltare i nostri di conti. Penso che, se ci saranno le condizioni, chi vorrà venire a sciare lo farà perché sciare è una passione e la voglia di tornare sulle piste supererà ogni difficoltà.
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Alberto Lupini
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