La stagione dello sci si allontana Aperture previste a fine gennaio
La presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari, Valeria Ghezzi ha definito "un'utopia" la possibilità di aprire il 7 gennaio. Mancano i protocolli e i giorni passano
22 dicembre 2020 | 18:31
Gli appassionati di sci hanno affrontato la notizia di un Natale in bianco con i musi molto lunghi. Con l’avvicinarsi delle festività però era partito il countdown per le riaperture, inizialmente fissate per il 7 gennaio. Ma proprio sul più bello ecco la doccia gelata: «Aprire il 7 gennaio è un'utopia. Con una situazione sanitaria così compromessa non ha senso pensare di riaprire gli impianti. Se cala il contagio possiamo ipotizzare un'apertura tra il 20 e il 30 gennaio, non prima». Lo ha detto Valeria Ghezzi, presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari, in merito all'avvio della stagione sciistica.
Obiettivo protocollo, altrimenti non si parte
«Ora dobbiamo puntare ad avere un protocollo, che è fermo al Cts, poi penseremo ad individuare una data certa per la riapertura».
«Quello che serve finalmente è il protocollo che stiamo aspettando da mesi. Mancano 16 giorni al 7 gennaio e il lockdown dura da settimane. Noi speriamo ancora nel 7 gennaio anche perché non possiamo partire subito a mille ma serve in rodaggio», ha spiegato il vicepresidente di Anef Alto Adige, Elmar Pichler Rolle.
L'Alto Adige guida i lavori per la partenza
In giornata, il governatore altoatesino Arno Kompatscher si è a sua volta espresso sulla riapertura. «Stiamo lavorando per definire regole precise per regolamentare l'afflusso delle persone nelle baite e nei rifugi e quindi anche aprire gli impianti di sci in sicurezza», ha detto in una videoconferenza stampa a tema. La data di inizio stagione, anche a livello locale si era parlato del dopo Epifania - non compare comunque nella nuova ordinanza provinciale, che in Alto Adige sarà in vigore tra il 24 dicembre e il 6 gennaio. «Ai primi di gennaio non arriveranno grandi masse di turisti anche perchè ci saranno restrizioni di viaggio a livello sia nazionale che internazionale», ha aggiunto Kompatscher.
Lunga la diatriba sullo sci. L’Italia è stato la prima a dire un no secco ad una riapertura anche quando il Natale sarebbe dovuto essere più giallo che rosso. Conte aveva invitato tutta Europa ha unirsi per evitare squilibri di mercato ed esodo di sciatori incassando favori di Francia e Germania, non quelli dell’Austria che, tuttavia, ha dovuto ricredersi e chiudere tutto. Gestioni più politiche che pratiche e intanto la montagna (seppur imbiancata) resta sempre più… al verde.
Impianti sciistici chiusi
Obiettivo protocollo, altrimenti non si parte
«Ora dobbiamo puntare ad avere un protocollo, che è fermo al Cts, poi penseremo ad individuare una data certa per la riapertura».
«Quello che serve finalmente è il protocollo che stiamo aspettando da mesi. Mancano 16 giorni al 7 gennaio e il lockdown dura da settimane. Noi speriamo ancora nel 7 gennaio anche perché non possiamo partire subito a mille ma serve in rodaggio», ha spiegato il vicepresidente di Anef Alto Adige, Elmar Pichler Rolle.
L'Alto Adige guida i lavori per la partenza
In giornata, il governatore altoatesino Arno Kompatscher si è a sua volta espresso sulla riapertura. «Stiamo lavorando per definire regole precise per regolamentare l'afflusso delle persone nelle baite e nei rifugi e quindi anche aprire gli impianti di sci in sicurezza», ha detto in una videoconferenza stampa a tema. La data di inizio stagione, anche a livello locale si era parlato del dopo Epifania - non compare comunque nella nuova ordinanza provinciale, che in Alto Adige sarà in vigore tra il 24 dicembre e il 6 gennaio. «Ai primi di gennaio non arriveranno grandi masse di turisti anche perchè ci saranno restrizioni di viaggio a livello sia nazionale che internazionale», ha aggiunto Kompatscher.
Lunga la diatriba sullo sci. L’Italia è stato la prima a dire un no secco ad una riapertura anche quando il Natale sarebbe dovuto essere più giallo che rosso. Conte aveva invitato tutta Europa ha unirsi per evitare squilibri di mercato ed esodo di sciatori incassando favori di Francia e Germania, non quelli dell’Austria che, tuttavia, ha dovuto ricredersi e chiudere tutto. Gestioni più politiche che pratiche e intanto la montagna (seppur imbiancata) resta sempre più… al verde.
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Alberto Lupini
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