Il 29 settembre le Nazioni Unite hanno proclamato la 1ª Giornata mondiale per la Consapevolezza sullo spreco e le perdite alimentari, un appuntamento che si colloca proprio a tre giorni dall’entrata in vigore in Italia del Decreto Rifiuti che attua due delle quattro direttive europee contenute nel Pacchetto Economia Circolare.
È un’altra occasione per sensibilizzare i consumatori sulla problematica dello spreco alimentare che in Italia, secondo il rapporto Waste Watcher di Last minute market/Swg 2020, ammonta a circa 10 miliardi di euro.
Italiani meno spreconi
Si è registrato un
calo del 25% rispetto al 2019. Il risparmio registrato si attesta dunque su 1 miliardo e mezzo di euro, conquistato quasi completamente nelle case degli Italiani. Dall’indagine è emerso che il 66% degli intervistati ritiene ci sia una
connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo. Al momento dell’acquisto del cibo l’attenzione del suo impatto sulla salute è determinante per 1 persona su 3, circa il 36%.
La Waste Watcher stima uno spreco settimanale medio di € 4,9 per nucleo familiare che ci porta a un dato nazionale di circa 6,5 miliardi di euro considerando l’insieme delle famiglie italiane. Waste Watcher segnala anche che il 57% degli Italiani ha aumentato la propria consapevolezza grazie alla diffusione delle indagini sullo spreco.Roberto Cavallo della cooperativa Erica di Alba racconta che, da un sondaggio sui comportamenti alimentari durante la quarantena, è emerso un aumento di consumo di frutta e verdura che si riflette anche nella maggiore produzione del rifiuto organico, una riduzione del consumo di carne ed un aumento dell’acqua in bottiglia.
L’abitudine a fare la raccolta differenziata non ha invece subito grosse modifiche. La Cooperativa Erica, oltre ad organizzare il festival Circonomia, si propone anche di aiutare le amministrazioni comunali con progetti pratici per la riduzione degli sprechi alimentari, con raccolte differenziate monospecifiche come quella del pane per produrre birra.
A Torino la birra con il pane la fa Biova Project “Beer against waste”, recuperando il pane invenduto da supermercati, panetterie, catene di ristoranti o fast food. Questo processo trasforma 150 chili di pane in 2500 litri di birra artigianale permettendo di risparmiare sulle materie prime impiegate, in particolare sul malto d’orzo, col risultato che alla fine del processo produttivo si ottiene anche una diminuzione consistente di emissioni di Co2. Non solo in Piemonte, ma anche nel Mugello in collaborazione fra il Granaio dei Medici, il Consorzio di tutela pane del Mugello, Coldiretti e Unicoop Firenze; nel Lazio con Slow Food Italia, il birrificio Alta Quota di Cittareale (Rieti) ed Eataly con il progetto AncestrAle; in Puglia a Lecce con l’OriginAle.
Più formazione per una mentalità diversa
Anche il progetto del frigorifero solidale rientra nel capitolo consapevolezza. L’idea è nata nel 2015 in Spagna, nella piccola cittadina di Galdakao per mano dei volontari guidati da Alvaro Saiz, si è poi diffusa in Brasile, in India, in Argentina fino ad arrivare in Europa (Inghilterra, Germania, Olanda e Francia) e quindi in Italia, dove a Bari il progetto è stato avviato nel 2017 grazie al sostegno della Fondazione Con il Sud, attraverso un bando per promuovere azioni di cittadinanza attiva e volontariato al Sud. Aprire solo in caso di solidarietà è lo slogan stampato sui sette frigoriferi tra Bari e provincia, in quartieri con maggiore necessità. I frigoriferi sono collocati presso associazioni, parrocchie, spazi culturali e vengono monitorati da associazioni, volontari, cittadini che si occupano anche della loro pulizia, oltre che di controllare le tipologie, la qualità e lo stato di conservazione dei cibi donati.
Sulla lotta agli sprechi interviene anche l’intelligenza artificiale. Se ne occupa Hopenly, Pmi bolognese fondata da Barbara Vecchi nel 2014, che sfrutta la capacità dell’intelligenza artificiale per eliminare gli sprechi ed alleggerire il magazzino limitando i costi di produzione. Hopenly ha applicato questi modelli basati su algoritmi ad una storica azienda italiana del settore alimentare dimostrando una riduzione di prodotti freschi invenduti, pari al 2,6% del fatturato. Un progetto nato nel 2019 ed ancora in fase di sviluppo.
Per divulgare la consapevolezza che la plastica, con particolare riferimento al packaging, dopo il suo utilizzo non è più da considerarsi un rifiuto, bensì una risorsa da recuperare e da cui creare altro valore, è partita la sperimentazione del progetto “Ricircola”. Si tratta di un’iniziativa di economia circolare che punta a migliorare la gestione delle vaschette alimentari in plastica a fine-vita, tramite l’integrazione e la responsabilizzazione di tutti gli attori della filiera e soprattutto con il coinvolgimento diretto del consumatore. Da un’idea del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Fonti Rinnovabili Ambiente, Mare ed Energia (CIRI FRAME) dell’Alma Mater Studiorum.