Spiagge al sicuro fino al 2033. L'Italia conferma le concessioni con buona pace dell'Europa

All'interno del decreto di proroga dei termini di alcune scadenze (dallo smart working alla patente), non si fa cenno alla questione spiagge. Capacchione (Sib): «Ora bisogna applicare davvero l'estensione delle scadenze»

29 aprile 2021 | 18:08
di Nicola Grolla
Le spiagge non si toccano. Almeno fino al 2033. Questo emerge dalla bozza del decreto legge di proroga dei termini discusso nella mattinata del 29 aprile dal Governo. Il testo, che contiene l'allungamento di diverse scadenza compreso quelle sullo smart working per la pubblica amministrazione e il tempo a disposizione dell'esecutivo per esercitare il golden power (una sorta di scudo pensato dall’esecutivo per tutelare le attività di alcuni comparti definiti strategici); ma anche la nuova scadenza per conseguire la patente di guida (tanto per far capire l'eterogeneità del provvedimento) non tocca le concessioni balneari. Una conferma che fa tirare un sospirto di sollievo agli operatori che, altrimenti, sarebbero costretti a "sbaraccare" attività consolidate e che rappresentano il fiore all'occhielo di molte destinazioni marittime.


Antonio Capacchione (Sib): Altro che proroga, questa è una conferma

«Di per sé, l'aspettativa generata nel pubblico dalla denominazione del decreto è infondata», esordisce Antonio Capacchione, presidente di Sib - Sindacato italiano balneari, l'associazione che riunisce, in seno alla Fipe, i gestori di concessioni demaniali marittime. Quest'ultime, come ricorda Capacchione, «sono già state estese nel 2019 nella legge di bilancio. Semmai, ora si tratta di vedere applicata questa estensioni in tutti quei comuni in cui ancora non è stata recepita». Troppo rumore per nulla? Forse. Ma che ci sia bisogno di approfondire e chiarire la norma che regola la proroga delle concessioni è chiaro anche al Governo. «Prossimamente, dovrebbe arrivare quella che in gergo tecnico si chiama una norma interpretativa autentica così da non lasciare spazio a dubbi sul tema», rivela Capacchione. Detto diversamente, il prossimo intervento del Governo dovrebbe «chiarire la conformità della norma italiana al diritto europeononché la sua applicabilità in un contesto pandemico come quello attuale», sintetizza il presidente di Sib.

Ministero del Turismo pronto a emanare una norma interpretativa più chiara

E questo è un passaggio chiave dal momento che l’Italia è sotto procedura di infrazione per le proroghe senza gara, contrarie alla direttiva Bolkestein; mentre diversi Tar hanno bocciato l’articolo del decreto Rilancio che le ha rinnovate fino al 2033. Il rischio era quello di un grande caos a cui il Governo ha risposto confermando quanto già in essere. A sottolinearlo è stato anche il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia: «Non serve nessuna proroga perché una norma esiste già, anzi due: una per la proroga al 2033 e un'altra che congela le concessioni per il Covid». Insomma, quello delle concessioni non sarebbe altro che «un falso problema. Poi in Italia è tutto più complicato perché c'è chi interpreta le norme ma questa è un'altra questione. Ove fosse necessario, potrebbe essere utile fare una interpretazione autentica di norme già esistenti, ma l'unico messaggio che mi sento di mandare, l'unica cosa certa è che l'estate è tranquilla per tutti: gestori e utenti».

Tutta una questione di diritti

Certo è che una soluzione prima o dopo andrà trovata. Italia e Europa devono allinearsi per non trascinare una questione che, di questi tempi, non fa bene a nessuno. «L'Europa contesta l'automatico e generalizzato differimento della scadenza delle concessioni. Ma il Governo si è detto pronto a fornire tutte le delucidazioni del caso. Nessun rischio per la stagione. Riteniamo infatti che il diritto europeo tuteli prima di tutto i diritti e non solo la concorrenza. Mi riferisco al diritto al lavoro, al legittimo affidamento maturato dai balneari e quello alla proprietà aziendale», rimarca Capacchione.

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Alberto Lupini


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