Slittano le cartelle esattoriali Saranno spedite l'1 marzo
Il Consiglio dei Ministri ha rinviato di un mese l’invio di cartelle esattoriali e accertamenti. La spedizione di circa 34 milioni di plichi congelati da quasi un anno è stata fissata al 1° marzo . Una soluzione che non sarebbe piaciuta al Ministro Roberto Gualtieri il quale puntava ad una riforma più strutturale
29 gennaio 2021 | 15:17
Buone notizie per i contribuenti. Il Consiglio dei Ministri infatti, come ventilato nei giorni scorsi, ha rinviato di un mese l’invio di cartelle esattoriali e accertamenti. Il rinvio di circa 34 milioni di plichi congelati da quasi un anno è stato fissato al 1° marzo.
Dal 28 febbraio si slitta al 1° marzo
La nuova proroga dovrebbe permettere al Governo di collegare il nuovo termine del 28 febbraio alla nuova rottamazione appena annunciata o ad altre agevolazioni per il pagamento dei debiti, da inserire nel decreto Ristori 5. Ma beneficerebbe dello slittamento del termine anche l’Agenzia delle Entrate Riscossione: eviterebbe possibili interventi della Corte dei Conti per sospensione delle procedure di recupero di imposte e contributi non pagati.
Scettico il ministro all'Economia, Roberto Gualtieri nel corso del Cdm avrebbe detto detto: «La trovata sulle cartelle esattoriali non è la soluzione ottimale perché sarebbero servite misure più articolate».
Il provvedimento è legato al Ristori 5
Per il sito laleggepertutti.it, “quel che si vuole evitare - almeno nelle intenzioni, nella pratica si vedrà - è che chi ha un debito con il Fisco ed è stato penalizzato dall’emergenza Covid si ritrovi tra le mani una cartella da pagare prima di avere ricevuto gli indennizzi per il danno subìto. Il decreto Ristori deve ancora essere messo a punto, soprattutto nella parte che deve stabilire la percentuale di riferimento per riconoscere le perdite, se il 30% o il 33%. E poi - spiegano ancora gli esperti - bisogna vedere quanti soldi ci sono in cassa: ci sarà da finanziare, tra le altre cose, anche la nuova cassa integrazione di 26 settimane, nonostante il Governo (se fa in tempo) abbia intenzione di prolungare ancora per qualche settimana il blocco dei licenziamenti”.
Come funzionerà lo slittamento? I contribuenti che alla fine del 2019 sono decaduti da una delle tre rottamazioni delle cartelle e che hanno delle dilazioni pregresse scadute, possono chiedere una nuova rateizzazione senza essere obbligati a pagare prima le quote pregresse. Chi all’8 marzo, data in cui è entrato in vigore il decreto Cura Italia, era incappato in una rateizzazione scaduta può ottenere un’ulteriore dilazione del debito residuo senza dover pagare prima le rate scadute.
Lo stesso vale per i contribuenti decaduti dalle prime due rottamazioni degli affidamenti. Ecco perché l’agevolazione interessa tutti i debitori che alla fine del 2019 rimanevano fuori dalla sanatoria. Basterà presentare la richiesta entro la fine del 2021. Non tanto perché c’è un termine stabilito quanto per accedere all’allungamento a dieci rate non pagate della clausola di decadenza dal beneficio del termine. Va ricordato che le domande presentate da qui al 31 dicembre danno la possibilità di ottenere l’aumento da 60mila a 100mila euro del limite di debito oltre il quale comprovare lo stato di difficoltà. Significa, appunto, che in questo modo il contribuente può scegliere il numero delle rate mensili entro un massimo di 72.
Per la maxi-rateazione a 10 anni, bisogna presentare la documentazione relativa all’Isee per le persone fisiche o all’indice di liquidità per le imprese in contabilità ordinaria.
Rinvio delle cartelle esattoriali
Dal 28 febbraio si slitta al 1° marzo
La nuova proroga dovrebbe permettere al Governo di collegare il nuovo termine del 28 febbraio alla nuova rottamazione appena annunciata o ad altre agevolazioni per il pagamento dei debiti, da inserire nel decreto Ristori 5. Ma beneficerebbe dello slittamento del termine anche l’Agenzia delle Entrate Riscossione: eviterebbe possibili interventi della Corte dei Conti per sospensione delle procedure di recupero di imposte e contributi non pagati.
Scettico il ministro all'Economia, Roberto Gualtieri nel corso del Cdm avrebbe detto detto: «La trovata sulle cartelle esattoriali non è la soluzione ottimale perché sarebbero servite misure più articolate».
Il provvedimento è legato al Ristori 5
Per il sito laleggepertutti.it, “quel che si vuole evitare - almeno nelle intenzioni, nella pratica si vedrà - è che chi ha un debito con il Fisco ed è stato penalizzato dall’emergenza Covid si ritrovi tra le mani una cartella da pagare prima di avere ricevuto gli indennizzi per il danno subìto. Il decreto Ristori deve ancora essere messo a punto, soprattutto nella parte che deve stabilire la percentuale di riferimento per riconoscere le perdite, se il 30% o il 33%. E poi - spiegano ancora gli esperti - bisogna vedere quanti soldi ci sono in cassa: ci sarà da finanziare, tra le altre cose, anche la nuova cassa integrazione di 26 settimane, nonostante il Governo (se fa in tempo) abbia intenzione di prolungare ancora per qualche settimana il blocco dei licenziamenti”.
Come funzionerà lo slittamento? I contribuenti che alla fine del 2019 sono decaduti da una delle tre rottamazioni delle cartelle e che hanno delle dilazioni pregresse scadute, possono chiedere una nuova rateizzazione senza essere obbligati a pagare prima le quote pregresse. Chi all’8 marzo, data in cui è entrato in vigore il decreto Cura Italia, era incappato in una rateizzazione scaduta può ottenere un’ulteriore dilazione del debito residuo senza dover pagare prima le rate scadute.
Lo stesso vale per i contribuenti decaduti dalle prime due rottamazioni degli affidamenti. Ecco perché l’agevolazione interessa tutti i debitori che alla fine del 2019 rimanevano fuori dalla sanatoria. Basterà presentare la richiesta entro la fine del 2021. Non tanto perché c’è un termine stabilito quanto per accedere all’allungamento a dieci rate non pagate della clausola di decadenza dal beneficio del termine. Va ricordato che le domande presentate da qui al 31 dicembre danno la possibilità di ottenere l’aumento da 60mila a 100mila euro del limite di debito oltre il quale comprovare lo stato di difficoltà. Significa, appunto, che in questo modo il contribuente può scegliere il numero delle rate mensili entro un massimo di 72.
Per la maxi-rateazione a 10 anni, bisogna presentare la documentazione relativa all’Isee per le persone fisiche o all’indice di liquidità per le imprese in contabilità ordinaria.
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Alberto Lupini
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