Sisma, in 2 mesi aiuti da 3 italiani su 4 Dall’amatriciana alla caciotta solidale

24 ottobre 2016 | 10:37
Nei 2 mesi trascorsi quasi tre italiani su quattro (74%) hanno partecipato ad iniziative di solidarietà per il terremoto che ha colpito il centro Italia il 24 agosto. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè divulgata a 2 mesi dal drammatico sisma che testimonia la grande partecipazione degli italiani al dolore, ma anche l’impegno per la ricostruzione e la ripresa economica dei territori colpiti.


 
Ben il 42% degli italiani ha donato con sms o su conto corrente, il 19% tramite associazioni e ben il 13% mangiando l’amatriciana nei luoghi che hanno aderito all’iniziativa di sostegno che si è estesa anche all’estero come dimostra la maxi donazione effettuata dalla Saizeriya Co. Ltd., una catena giapponese di cucina italiana, in stile “Family-restaurant”, che dispone di circa 800 locali in tutto il mondo che ha consegnato ad Amatrice ben 900mila euro raccolti per la ricostruzione della cittadina.
 
Tra coloro che hanno donato il 76% ritiene che acquistare prodotti alimentari del territorio colpito dal sisma possa aiutare la ripresa. Lo dimostra la corsa all’acquisto nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica delle cosiddette caciotte solidali ottenute con il latte proveniente dalle stalle delle aree terremotate, da Amatrice a Norcia, che ha coinvolto quasi 15mila cittadini ed è stata effettuata con successo anche a New York nel farmer market tra 47th e 2nd avenue in Dag Hammarskjold Plaza frequentato da diplomatici di tutto il mondo.
 
«Oggi nelle aree terremotate nessuna goccia di latte viene più gettata grazie ad una mobilitazione straordinaria per garantire ogni giorno la mungitura e l’alimentazione delle mucche sopravvissute, raccogliere quotidianamente il latte su strade dissestate o chiuse, organizzare la trasformazione - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che - molto resta ancora da fare in un territorio con un’elevata densità di aziende agricole che sono oltre 7 ogni 100 abitanti, rispetto alla media nazionale di 2,7%».
 
«Sono infatti 3.300 i posti di lavoro a rischio nelle campagne terremotate con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che - ha continuato Moncalvo - occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento. È necessario che la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo».

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Alberto Lupini


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