Sindaci in campo contro la movida Restrizioni a Firenze, Torino incerta
Il sindaco fiorentino, Dario Nardella ha vietato la vendita e il consumo di alcolici in strada dalle 16 nei weekend. A Torino invece si discute sulla concessione gratuita dei dehors anche ad alimentari e abbigliamento
09 marzo 2021 | 16:30
La movida continua ad essere ritenuta la principale responsabile della terza ondata e così le principali attenzioni convergono verso quel punto. Il decreto Pasqua che aveva liberalizzato l’asporto oltre le 18 per tutti, tranne che per i bar, aveva sollevato non pochi scetticismi. Nell’analizzare la scelta ci eravamo chiesti in prima battuta se fosse una decisione ragionevole e poi - una volta ritenuto che qualche pecca in questa disposizione c’era - che cosa avrebbero potuto fare i sindaci sui propri territori per rendere un po’ più affinata la restrizione.
Sindaci in campo: gli esempi di Roma e Firenze
L’idea era che le ordinanze degli amministratori comunali avrebbero potuto vietare il consumo di alcol e cibo sul suolo pubblico a qualunque tipo di orario e il segnale sempre essere (in parte) arrivato anche se in ritardo visto che ormai si va verso una “girata” di vite nei weekend che non dovrebbe lasciare spazio ad alcun divertimento. In ogni caso, prima il sindaco Virginia Raggi a Roma con il divieto anche per i minimarket (nervo scoperto dell’ordinanza) di vendere alcolici dopo le 18; ora il sindaco di Firenze, Dario Nardella che ha proprio vietato la vendita e il consumo di alcolici in strada dalle 16 di venerdì, sabato e domenica. Dall’orario aperitivo a quello della merenda qualcosa si muove.
Nardella ha fatto di più: nelle zone rosse della movida fiorentina, sempre nel weekend ma dalle 18, divieto di stazionamento. Coinvolte, oltre all’area compresa tra piazza Ghiberti e via Pietrapiana, anche piazza Repubblica, via Pellicceria, Santo Spirito e Santissima Annunziata.
A Torino dibattito sui dehors
Ma gli equilibri sono molto instabili. Porre divieti è “semplice”, fare contenti tutti decisamente meno. C’è chi - in vista della bella stagione - spinge per ottenere dalle stesse amministrazioni comunali la concessione gratuita dei dehors. In molte città d’Italia la scorsa estate i sindaci avevano concesso a bar e ristoranti spazi pubblici gratuitamente. Torino ha replicato anche per il 2021, ma in ballo resta la delibera per un provvedimento simile che vada a beneficio anche di altre attività commerciali come abbigliamento e alimentari.
«La giunta aveva già preso la decisione che riteneva giusta, quella di rinnovare l’occupazione straordinaria del suolo pubblico soltanto alle attività di somministrazione - ha detto a La Stampa l’assessore al Commercio comunale, Alberto Sacco - per me il regolamento non è da cambiare, ma viste le richieste che arrivano dal territorio sarà il consiglio comunale a prendere una decisione».
La concessione per le attività in ballo è scaduta il 30 gennaio, mentre per i ristorante andrà avanti fino ad aprile con possibilità di proroga di altri 90 giorni. Date le chiusure che si prospettano ancora prolungate la speranza dei ristoratori è che si arrivi senza troppe discussioni a tutta estate.
Intanto in città il dibattito è aperto tra chi vuole dare ossigeno al commercio e chi invece ritiene che concedere spazi di potenziale assembramento sia troppo pericoloso. Torna calda a questo proposito la questione della somministrazione. Alessadro Mautino, presidente Epat la solleva spiegando che se si dovesse concedere agli alimentari il dehors si genererebbe una concorrenza sleale a loro favore e a discapito di bar e ristoranti (una vecchia questione che ciclicamente ritorno e scalda gli animi).
Firenze e Torino stringono sugli assembramenti
Sindaci in campo: gli esempi di Roma e Firenze
L’idea era che le ordinanze degli amministratori comunali avrebbero potuto vietare il consumo di alcol e cibo sul suolo pubblico a qualunque tipo di orario e il segnale sempre essere (in parte) arrivato anche se in ritardo visto che ormai si va verso una “girata” di vite nei weekend che non dovrebbe lasciare spazio ad alcun divertimento. In ogni caso, prima il sindaco Virginia Raggi a Roma con il divieto anche per i minimarket (nervo scoperto dell’ordinanza) di vendere alcolici dopo le 18; ora il sindaco di Firenze, Dario Nardella che ha proprio vietato la vendita e il consumo di alcolici in strada dalle 16 di venerdì, sabato e domenica. Dall’orario aperitivo a quello della merenda qualcosa si muove.
Nardella ha fatto di più: nelle zone rosse della movida fiorentina, sempre nel weekend ma dalle 18, divieto di stazionamento. Coinvolte, oltre all’area compresa tra piazza Ghiberti e via Pietrapiana, anche piazza Repubblica, via Pellicceria, Santo Spirito e Santissima Annunziata.
A Torino dibattito sui dehors
Ma gli equilibri sono molto instabili. Porre divieti è “semplice”, fare contenti tutti decisamente meno. C’è chi - in vista della bella stagione - spinge per ottenere dalle stesse amministrazioni comunali la concessione gratuita dei dehors. In molte città d’Italia la scorsa estate i sindaci avevano concesso a bar e ristoranti spazi pubblici gratuitamente. Torino ha replicato anche per il 2021, ma in ballo resta la delibera per un provvedimento simile che vada a beneficio anche di altre attività commerciali come abbigliamento e alimentari.
«La giunta aveva già preso la decisione che riteneva giusta, quella di rinnovare l’occupazione straordinaria del suolo pubblico soltanto alle attività di somministrazione - ha detto a La Stampa l’assessore al Commercio comunale, Alberto Sacco - per me il regolamento non è da cambiare, ma viste le richieste che arrivano dal territorio sarà il consiglio comunale a prendere una decisione».
La concessione per le attività in ballo è scaduta il 30 gennaio, mentre per i ristorante andrà avanti fino ad aprile con possibilità di proroga di altri 90 giorni. Date le chiusure che si prospettano ancora prolungate la speranza dei ristoratori è che si arrivi senza troppe discussioni a tutta estate.
Intanto in città il dibattito è aperto tra chi vuole dare ossigeno al commercio e chi invece ritiene che concedere spazi di potenziale assembramento sia troppo pericoloso. Torna calda a questo proposito la questione della somministrazione. Alessadro Mautino, presidente Epat la solleva spiegando che se si dovesse concedere agli alimentari il dehors si genererebbe una concorrenza sleale a loro favore e a discapito di bar e ristoranti (una vecchia questione che ciclicamente ritorno e scalda gli animi).
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