Non ci resta che il
delivery.
Puntare sulle consegne per risollevare gli affari, ultima carta in mano ai
ristoranti obbligati a non avere più
clienti dentro il locale
dopo le 18. Il
cibo a domicilio però è stato salvato dal
Dpcm, e potrà essere
distribuito a tutte le ore, salvo disposizioni regionali (
Vincenzo De Luca in Campania per esempio ha fissato un limite alle 23). E quindi potenziarlo equivale a dare un po’ di ossigeno alle casse. Almeno per quelli che lo possono sfruttare. Mentre chi rimane tagliato fuori dal
servizio resta discriminato due volte. E la forbice tra
grandi città e
piccoli comuni aumenta ancora una volta in tempi di
pandemia.
Con le nuove restrizioni il food delivery riacquisisce importanza
BOOM DI COLAZIONI A DOMICILIO: +70%, SOPRATTUTTO A MILANO
Non è un caso, per esempio, che la piattaforma
Deliveroo abbia fatto registrare un
+70% negli ultimi 12 mesi sulle
colazioni a domicilio. La domenica soprattutto. Non solo
pranzo e
cena, dunque. Durante il
lockdown primaverile in molti si sono fatti portare a casa anche il primo pasto della giornata.
Milano città capofila, manco a dirlo. E ora con una possibile
chiusura totale di nuovo alle porte - se ne parla proprio per il capoluogo lombardo e per
Napoli, mentre la
Francia e la
Germania si sono già portate avanti - il cambio di abitudini degli italiani dovuto all’
emergenza sanitaria potrebbe accentuarsi ancora di più. Sin da subito, visto che la sera, con tutti i locali chiusi, non c’è più motivo di uscire.
"CONCESSIONE" CHE NEI PICCOLI COMUNI NON SERVE A NULLA
Una soluzione smart per i grandi
centri urbani, e va bene. Ma in
provincia come si fa? L’
Italia è piena di
paesini dove non si può salvare in questo modo la
ristorazione. L’Associazione albergatori e ristoratori
Val Borbera e
Valle Spinti, in
Piemonte, è andata subito al punto: «
Nelle nostre seppur splendide valli e nei nostri meravigliosi paesi che incidenza può avere la consegna a domicilio data la densità di popolazione? Stesso concetto riguardo all’
asporto, anche se potrebbe avere un minimo di importanza nei fine settimana. Ma non crediamo siano queste "
concessioni" a fare la differenza», ha detto il presidente
Michele Negruzzo. Restano troppe le zone che non vengono “coperte” dalle principali
app di delivery.
ANCHE PER GLI STELLATI PUÒ ESSERE UNA SOLUZIONE COMPLICATA
Mentre per alcuni
ristoranti stellati o di
alta cucina il problema è diverso: quello di non poter garantire la stessa
qualità e l’
esperienza che si vivrebbe al locale. E quindi persino il
packaging acquista una particolare importanza, dato che in una semplice
vaschetta di alluminio il piatto che esce dalla cucina può arrivare ridotto male a casa.
La consegna del cibo a domicilio non è una soluzione adatta a tutti i locali
IL MECCANISMO È REMUNERATIVO? QUALCHE CASO VIRTUOSO C'È
Da non sottovalutare il discorso dei numeri: per rendere il meccanismo
remunerativo bisogna puntare a diverse decine, o meglio
centinaia di consegne, altrimenti lo sforzo non regge a livello di
sostenibilità economica. C’è poi di sicuro chi riesce a trasformare le restrizioni in opportunità, come ha raccontato all’
Huffington post lo chef e imprenditore
Gianni Catani, socio di maggioranza del ristorante
Dumpling bar di
Roma, che fa
cucina cinese e in particolare
ravioli: «Convertendo il mio ristorante in
delivery-friendly, con il lockdown ho incassato tra il 40 e il 50% in più». Ma un caso fortunato di adattamento non può trasformare il delivery nella panacea di tutti i mali.
I RIDER, TANTO PER CAMBIARE, RESTANO INVISIBILI
Infine, ma non certo ultimo per importanza, il tema dei
rider. I
fattorini che portano il cibo per conto delle app sono tornati di nuovo
indispensabili con il giro di vite delle 18. Peccato però che a livello di
diritti non siano stati fatti passi avanti, anzi: si è registrato persino un cambiamento peggiorativo delle
condizioni di lavoro. La rete nazionale
Rider per i diritti con
Cgil,
Cisl e
Uil ha fatto sapere infatti che dal
3 novembre scatterà un
nuovo contratto, frutto di un accordo tra
Assodelivery e il
sindacato di destra
Ugl, considerato “
truffa” perché un
algoritmo stabilirà il
tempo di consegna e il conseguente
pagamento, regalando alle
aziende tutto il tempo che passa tra una consegna e l’altra, come spiegato da
la Repubblica.
I rider tornano indispensabili, ma restano "invisibili"
SCIOPERO DELLA CATEGORIA VENERDÌ 30 OTTOBRE
Ecco perché in molti finiscono per
lavorare in nero. Una situazione che ha portato a proclamare lo
sciopero della categoria
venerdì 30 ottobre in tutta Italia, mentre proprio a inizio del mese era arrivata
la chiusura delle indagini su Uber Italy, dopo il
commissariamento e le accuse di
caporalato sui
rider, che secondo l’
inchiesta erano «pagati a cottimo 3 euro a consegna», oltre che «derubati» delle mance e «puniti». Se questi sono gli ingredienti del magico mondo che dovrebbe salvare i ristoranti, forse meglio rivolgersi altrove.