Balneari, confermati i dubbi di Mattarella sulla proroga

La Camera dei deputati ha dato l'ok al Milleproroghe, e con esso anche l’estensione di un anno delle concessioni balneari e il divieto ai Comuni di espletare i bandi per i prossimi cinque mesi. E Mattarella risponde

24 febbraio 2023 | 11:09

Confermate le perplessità del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla questione relativa ai balneari. Il capo di Stato, infatti, con una lettera consegnata ai vertici del Governo, ha espresso la propria posizione - dubbia - in merito al Milleproroghe. Il decreto - approvato il 23 febbraio e che prevede il rinvio di un anno, precisamente al 31 dicembre 2024 delle concessioni e il divieto ai Comuni di indire i bandi di gara per riassegnarle fino al 27 luglio 2023 (data limite affinché il governo completi la mappatura del demanio marittimo per appurare la quantità di spiagge libere e occupate) - è stato comunque promulgato dal Quirinale, ma con riserve.

Nella lettera, Mattarella, ha scritto: «Riscontro la presenza di norme che non recano proroghe di termini in senso stretto ma provvedono a introdurre o a modificare la disciplina sostanziale a regime in diverse materie, ovvero risultano funzionali a disporre un mero finanziamento ovvero un rifinanziamento di misure già scadute. Numerose risultano, in particolare, le norme prive di riferimenti di carattere temporale in materia di personale e di organizzazione della pubblica amministrazione, o, ancora, di carattere ordinamentale o anche con oneri per le finanze pubbliche». Nel caso specifico del Milleproroghe, come già annunciato, «sollevano specifiche e rilevanti perplessità, in particolare, le norme inserite, in sede di conversione parlamentare, in materia di proroghe delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive», con la palla che, dunque, ora torna nuovamente nei piedi di Palazzo Chigi.

Mattarella: «Sarà necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti»

«Sono consapevole della delicatezza, sotto il profilo costituzionale, del rinvio alle Camere esercitato nei confronti di una legge di conversione di un decreto-legge, a pochi giorni dalla sua scadenza: farebbe, inevitabilmente, venir meno, con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, tutte le numerose altre disposizioni che il decreto-legge contiene, determinando incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme. Ho inoltre considerato come l’iniziativa assunta dal Governo che ho prima ricordato sia rivolta a ricondurre la decretazione d’urgenza entro i limiti costituzionali e a favorire una valutazione più rigorosa degli emendamenti» sottolinea il capo dello Stato.

«Ho ritenuto, quindi, di promulgare la legge di conversione in questione. Quanto alle modifiche approvate in materia di concessioni demaniali, è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento - ha scritto Sergio Mattarella. Sarà infatti necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione, nonchè garantire la certezza del diritto e l’uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito».

Due le motivazioni della proroga

Come dicevamo le motivazioni sostanziali della proroga sono due, ricalcati dai colleghi di maggioranza di Fratelli d'Italia:

  • dare tempo per effettuare la mappatura del demanio marittimo al fine di verificare «la sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile»,
  • e istituire un tavolo tecnico tra i ministeri competenti e le associazioni di categoria per concordare i contenuti della riforma delle concessioni balneari, avviata dal governo Draghi con la legge sulla concorrenza che per la prima volta in Italia ha introdotto la riassegnazione dei titoli tramite gare pubbliche.

 

Il Governo Meloni deve trovare in fretta una soluzione

Al momento, però, non è ancora chiaro come il governo Meloni (sostenuto da una maggioranza da sempre contraria alle gare) rivedra o implementerà la riforma. Quello che invece è certo è che deve fare in fretta per evitare dunque i contenziosi amministrativi: la proroga di un anno nasce infatti sin da subito come una norma in contrasto con la sentenza del Consiglio di Stato che a novembre 2021 ha annullato la precedente estensione delle concessioni al 2033, imposto le riassegnazioni dei titoli tramite gare pubbliche e proibito qualsiasi ulteriore forma di rinnovo automatico successivo al 31 dicembre 2023.

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Alberto Lupini


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