Se cresce l'Rt, restrizioni per tutti. Il Governo studia altre misure per le prossime settimane

Draghi non intende concedere deroghe alle disposizioni previste dal nuovo decreto, in vigore fino al 15 gennaio. L'obbligo vaccinale intanto resta sul tavolo, ma è una misura dagli effetti non imminenti

07 dicembre 2021 | 10:42

Un giorno per tirare le somme è un po’ poco, ma essendo il “primo” giorno qualche indicazione da conservare c’è. L’oggetto è l’introduzione del Super green pass che nella giornata di lunedì ha fatto il suo esordio e non ha generato grandi problemi, né nei pubblici esercizi (come raccontiamo in questo articolo) né altrove. Sotto la lente d’ingrandimento c’erano i controlli e, soprattutto, i controlli sui mezzi pubblici che, presi d’assalto dagli studenti, sono i più difficili da attenzionare. Oggi arriverà al Governo il bilancio vero e proprio, ma le sensazioni sono positive. Ciononostante, il Governo non è intenzionato a mollare la presa.

Cosa fare se l'Rt cresce?

All’orizzonte si palesa il solito, vessante balletto di misure in procinto di entrare in vigore a pochi giorni dall’ingresso del nuovo decreto. L’Rt è a 3,1 ed è cresciuto ancora dal 2,9 della valutazione precedente e c’è chi parla già di un Natale con maggiori restrizioni rispetto a quelle annunciate, anche più generali e non solo riservate ai non vaccinati. Ma che senso ha? Se lo chiede anche Mario Draghi, che intende - secondo indiscrezioni - proseguire con la linea stabilita dal decreto in vigore fino al 15 gennaio per capire come evolverà la situazione. Restano calde tante piste, tra cui quella dell’obbligo vaccinale che aleggia come un fantasma tra le aule di Palazzo Chigi.

Certamente, una misura drastica, ma che non avrebbe effetti immediati e che non consentirebbe di trascorrere le festività con una maggiore serenità. Nessun passo avanti, tantomeno nessun passo in dietro, nessuna deroga per evitare che la briglia di allenti e che i casi schizzino più in alto ancora.

Boom di terze dosi. Per i guariti, richiamo dopo 5 mesi

Intanto è corsa al vaccino, arma in cui il Governo spera per arginare la crescita della curva. La richiesta per le terze dosi, dopo il picco di 503mila somministrazioni venerdì, resta alta anche nel weekend: domenica 283.680. E le Regioni ricominciano a organizzare maratone vaccinali. Ora poi, come chiarisce la circolare emanata dal ministero della Salute, agli altri si aggiungono i 5 milioni di guariti dal Covid. Anche per loro, che si siano infettati prima o dopo il vaccino, è consigliata la terza dose, a partire da 5 mesi dopo la guarigione o la fine del primo ciclo di vaccinazione. Esortati a vaccinarsi entro un anno dalla negativizzazione anche quanti non l’avessero fatto per niente. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, assicura: «Non c’è rischio che le scorte si esauriscano».

 

Lombardia, a rischio zona gialla

Bar, ristoranti, alberghi, impianti sciistici restano col fiato a metà: si sta lavorando e bene, la neve arriva e la voglia degli italiani di stare in giro è tanta, ma ormai si è capito che quando certe voci iniziano a girare, poi qualcosa succede. Certo, la posta in palio è altissima: il Governo si gioca tutta la sua credibilità. Imporre restrizioni anche ai vaccinati, significherebbe smentirsi, sia da un punto di vista sanitario che politico.

 

Resta col fiato sospeso anche la Lombardia, intanto che tra sette giorni rischia di passare in zona gialla. Che, va detto, non comporterebbe grandi cambiamenti rispetto all’attuale zona bianca, ma sarebbe comunque un passo verso il peggioramento piuttosto che un consolidamento nella serenità. Ad oggi in Lombardia il tasso di occupazione dell’area medica è del 14,7% (la soglia per restare bianca è al 15) e dell’8,17% nelle terapie intensive (soglia al 10), insieme a un’incidenza ormai sopra il limite di 50 dal 10 novembre (oggi è di 167,3).

La crescita rispetto a una settimana fa, lunedì 29 novembre, è stata del 20,4% per i ricoveri, del 26,28% per gli ingressi in terapia intensiva e del 22,8% per l’incidenza. Se si replicasse la stessa progressione, arriveremmo tra una settimana a un tasso di occupazione del 17,7% in area medica, del 10,3% in terapia intensiva e a un’incidenza di 205,4. Uguale: zona gialla. Ecco però la speranza: la progressione che abbiamo visto negli ultimi sette giorni sulle terapie intensive è di gran lunga minore rispetto a quella della settimana precedente. Dal 22 al 29 novembre, infatti, l’incremento era stato del 52,2%, quasi 30 punti percentuali in più rispetto a quello degli ultimi sette giorni (anche l’incidenza cresce ad un ritmo minore). Significa che l’aumento c’è ancora, ma sta rallentando.

Anche il Veneto però è in bilico. Il governatore, Luca Zaia infatti ha ipotizzato il passaggio in zona gialla della regione per Natale: «Siamo preoccupati per questa inesorabile crescita dei parametri. Oggi - ha anticipato Zaia - abbiamo 2.960 nuovi contagiati, e una grande mole di asintomatici. Il vaccino sta facendo il suo lavoro, ora abbiamo un quarto dei ricoverati nelle precedenti ondate, ma dall'altro i parametri in parte sono da zona gialla», ha concluso.

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Alberto Lupini


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